venerdì 30 dicembre 2011

Libertà e giustizia sociale - Sandro Pertini




Il tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, del mio Presidente.
Nelle sue parole l'augurio che voglio rivolgere a voi tutti per questo 2012.
Monica

giovedì 29 dicembre 2011

Parlando di mobilità sostenibile

A partire dal prossimo anno scolastico il Comune di Santarcangelo rivedrà l’attuale organizzazione del trasporto scolastico. L'obiettivo è favorire una mobilità sostenibile per raggiungere le scuola: dall’attivazione di un servizio di pedibus ai percorsi pedonali protetti, dal car-sharing fino alla possibilità di rimodulare gli orari scuola-lavoro.

Abbiamo valutato la possibilità di rivedere l’attuale organizzazione del trasporto scolastico per diversi motivi.
  1.  Intanto per affrontare la questione relativa ai costi: attualmente il servizio di trasporto scolastico pubblico costa all’Amministrazione comunale 270.000 euro a fronte di una popolazione scolastica di circa 3.000 studenti (e solo 250 utenti!!!).
  2.  In secondo luogo, ma non per importanza, ripensare alla mobilità significa mettere in gioco gli stili di vita nell’ottica di favorire il ricorso all’uso della bicicletta, dei percorsi organizzati a piedi, quando le distanze lo consentono, e del car-pooling.
L’obiettivo è quello di porre maggiore attenzione all’ambiente, attraverso una riduzione dell’inquinamento e di favorire una mobilità che contribuisca a combattere la sedentarietà e tutte le patologie conseguenti, presenti anche in tenera età, consentendo contemporaneamente una diversa organizzazione dei tempi di vita ed una nuova socializzazione.
In particolare, l’attenzione verso la mobilità sostenibile, così come indicato nel programma di mandato, dovrà tradursi entro il prossimo mese di marzo in un progetto che in via sperimentale vedrà l’attivazione del servizio pedibus con alcune scuole del territorio comunale a partire dal nuovo anno scolastico.

Lo studio/analisi dovrà fondamentalmente individuare una riorganizzazione del sistema della mobilità verso e dalle scuole anche attraverso il coinvolgimento di diversi soggetti sociali a partire di chi opera nel mondo del volontariato come ad esempio gli anziani, al fine di costruire una rete di azioni e di servizi sussidiari al servizio della mobilità ciclo-pedonale soprattutto dei bambini e degli adolescenti.
Lo studio verrà svolto anche attraverso interviste mirate per comprendere l'organizzazione e le esigenze delle diverse famiglie e confrontando altre esperienze nazionali ed europee adattabili al contesto santarcangiolese per consentire l'attivazione di eventuali soluzioni fin dall'inizio del prossimo anno scolastico.

Insomma una mobilità lenta, alternativa e sostenibile con un occhio all'ambiente, alla salute e alle famiglie.


 
Monica Ricci

Assessore alla Pubblica Istruzione

giovedì 22 dicembre 2011

MANOVRA. NENCINI: SI’ DEL PSI, MA MONTI INTERVENGA SU WELFARE E LAVORO

Il Senato ha approvato senza modifiche il testo già licenziato dalla Camera che è stato convertito in legge. Il Psi ha votato sì alla fiducia posta dal governo sul decreto legge sulla manovra economica (6 Dic 2011, n° 201 recante disposizioni urgenti per la crescita, l’equità, il consolidamento dei conti pubblici) e ha dato fiducia al Governo Monti “per senso di responsabilità nei confronti del Paese e per far uscire l’Italia dal disastro economico in cui si trova” avverte Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi, ma per il leader socialista “sono necessarie ancora delle riforme per ridare equità al Paese. Daremo una valutazione complessiva dell’azione di governo, infatti, soltanto quando l’esecutivo di Monti presenterà delle misure efficaci sul welfare e sul lavoro”. “Ciò che è stato fatto –continua Nencini –comincia a dare qualche segnale di equità, ma non è sufficiente, il lavoro da fare è ancora tanto”.
Il Psi, ha presentato ieri alle commissioni Affari e Bilancio del Senato tre emendamenti, il cui contenuto resterà oggetto delle iniziative politiche dei socialisti. Gli emendamenti, presentati dal Sen. Carlo Vizzini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato,  riguardano alcuni temi discussi nel corso dell’ultima riunione della segreteria nazionale del Psi:
Il primo escludeva dal ripristino dell’ICI sulla prima casa le abitazioni principali che costituiscano l’unica e sola proprietà immobiliare perché questa “rappresenta il solo salvadanaio sicuro per molti italiani”- commenta il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini. A questo si aggiunge la contestuale abrogazione dell’esenzione dell’imposta a favore degli edifici di proprietà di enti religiosi adibiti anche ad attività commerciale (quindi “non esclusivamente” commerciali) , “perché – aggiunge il Segretario - in un momento simile tutti sono chiamati a fare dei sacrifici”.  ‘L’esercizio a qualsiasi titolo di un’attività commerciale – si legge nell’emendamento-  anche nel caso in cui abbia carattere accessorio rispetto alle formalità istituzionali dei soggetti e non sia rivolta a fini di lucro, comporta la decadenza immediata dal beneficio delle esenzioni dell’imposta’.
Il secondo emendamento introduceva nell’ordinamento il cosiddetto “prestito forzoso”a carico dei detentori dei grandi patrimoni: ‘in considerazione della eccezionalità della situazione economica e tenuto conto della esigenza di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea, ai soggetti che detengono attività finanziarie di importo superiore a 1milione di euro, è fatto obbligo di sottoscrivere, nella misura dello 0,5% del patrimonio, titoli del debito pubblico poliennali. Sui titoli è corrisposto un tasso di interesse corrispondente all’indice dei prezzi al consumo applicabile su base annua- si legge nell’emendamento’.
Il terzo emendamento intervieniva sui cosiddetti “costi della politica” eliminando la disposizione che consente ai privati, che contribuiscono a favore dei partiti per importi fino a 50.000 euro, di rimanere occulti. Inoltre, nel medesimo emendamento, si prevede per i contributi ai partiti politici la medesima detraibilità spettante alle Onlus.

lunedì 19 dicembre 2011

Mozione sull'acqua pubblica

Presenteremo al prossimo Consiglio Comunale (21/12/2011 ore 20.15) una mozione che vuole mettere in discussione le modalità di gestione di HERA per quanto riguarda il servizio idrico e le fognature.
Questo colosso/poltronificio ha infatti ormai un potere tale da "imporre" le tariffe agli utenti giustificandole con un aumento di servizi e di interventi sulle reti pubbliche.
Attenzione: questo corrisponde solo in parte alla realtà.
ATO (organismo di verifica, programmazione e controllo) nel suo rapporto evidenzia infatti come siano stati realizzati solo in parte (quasi minima) gli interventi previsti mentre ne siano stati inseriti arbitrariamenti altri e di importo inferiore a quello stabilito dal piano.
Da sempre diciamo con forza di volerci vedere chiaro.
Lo facciamo anche col documento che verrà presentato in Consiglio.

Qui di seguito il testo integrale della mozione e dei 2 documenti di ATO

mozione: https://docs.google.com/document/d/1MWDnwCC0C0Vw6cop8lkt_U9LS1DVMQflSRMnYQdF8t8/edit

ATO1: https://docs.google.com/open?id=0B6TT-O2hDuqSMjhiNGE3ZTAtZWViYS00NDY0LThlZmQtODg2YzI4ZmM0MTAz

ATO2: https://docs.google.com/open?id=0B6TT-O2hDuqSM2YwMTc5NmEtN2FjYi00NjdlLTlmYmUtNTQ2NTVkNjlkZjdi

domenica 18 dicembre 2011

IL PSE CRITICA LA DECISIONE DEL GOVERNO ISRAELIANO DI LIMITARE IL LAVORO DELLE ONG


  • Bimba palestinese

    La recente legislazione proposta dalla maggioranza di destra alla Knesset israeliana permette la classificazione delle ONG in due categorie, così da limitare il lavoro alle ONG che si occupano dei diritti umani in Israele. La legislazione dividerà le ONG in due tipi: quelle considerate "amiche" di Israele e quelle che sono considerate "politiche" o "nemiche".
    Se una ONG è classificata come "politica" le sarà vietato ricevere fondi da governi stranieri e donazioni da privati, e saranno tassate al 45%. Queste regole non saranno applicate alle ONG che non hanno una posizione critica verso il governo israeliano e le sue politiche. Il PSE condivide le preoccupazioni sollevate da diverse ONG pro-pace in Israele, che hanno etichettato come “discriminatoria” questa legislazione e che mostra chiaramente come il governo israeliano stia applicando due pesi e due misure.
    Questa legge è l'ultima di una lista di modifiche legislative che ha portato in Israele gravi restrizioni alle organizzazioni per i diritti umani e alle ONG. Inoltre questa normativa e le parti precedenti sono state scritte in modo da permettere una ampia applicazione del termine “anti-israeliano”. Il PSE è convinto che questa è una grave restrizione alla libertà di espressione delle ONG in Israele, e che il governo dovrebbe abbandonare tale linea d'azione. Il PSE si unisce all’Alto Rappresentante Catherine Ashton e al Segretario di Stato Hillary Clinton nell’esprimere preoccupazione per quella che è stata descritta come una serie di norme anti-democratiche.
    Il Segretario Generale del PSE, Philip Cordery ha affermato che "Nel corso di un anno di spettacolare movimento verso la democrazia, il governo israeliano sta andando nella direzione opposta. Questo è inaccettabile. Il PSE implora il governo israeliano a revocare queste norme e quelle precedenti in quanto minano alla vita democratica del Paese".

Come battere la crisi, le ricette di Paul Krugman | Uci - Unione Coltivatori Italiani

Come battere la crisi, le ricette di Paul Krugman Uci - Unione Coltivatori Italiani Come dice il Nobel per l’economia Paul Krugman, quando, ormai circa tre anni fa, la grande crisi economica si annunciò nell’ambito del circuito bancario-finanziario (era lì l’infezione, e da lì dunque tutto è cominciato), i governi si preoccuparono di tenere le banche in piedi, facendo molti favori alla casta dei banchieri, ebbene questo dà moralmente fastidio, ma non è di per sé economicamente deprorevole, nel senso che si può capire che si sia voluto tenere in piedi le banche, per far circolare il denaro e insomma tenere a galla tutta la baracca. Quello che non si capisce, aggiunge però Krugman, e anzi è davvero pernicioso, è perché quando la crisi si è estesa agli altri, ai lavoratori, ai piccoli imprenditori, ai pensionati, non si è avuto lo stesso senso di responsabilità e solidarietà che è stato manifestato per i “poveri” banchieri. Si è fatto, quindi, come se il salvataggio delle banche fosse un problema politico, mentre la disoccupazione un problema dei disoccupati. E questo, secondo l’economista americano, non può funzionare e non funziona. Krugman è considerato un Nobel “controverso”, perché non rispetta la presunta oggettività delle scienze economiche: ma è proprio questa pretesa di oggettività che Krugman contesta senza affatto nascondersi. La ricetta per cui la crisi si affronta tagliando le pensioni (magari avendo risparmi crescenti tra dieci anni o più), i salari e l’intervento pubblico è appunto una ricetta, ma molto probabilmente non è la sola e non è quella oggettiva. Gli esempi dal mondo dell’agricoltura possono confermare che la crisi diventerà sempre più dura senza investimenti pubblici, in primo luogo nel sostegno alla produzione. Non c’è poi produzione senza consumo: la disoccupazione di massa è un problema per tutti, non solo per chi la vive, anche perché la stretta dei consumi si ripercuote su tutta l’economia “reale”, quella dell’agricoltura e dell’industria. Invece, il dibattito americano sta mettendo in luce che banche e istituzioni finanziarie sono effettivamente fuori dall’occhio del ciclone, ma tengono i loro soldi strettamente sotto chiave, invece di investirli nell’economia produttiva: un quarto del Prodotto interno lordo americano è detenuto dalla finanza (cfr. http://www.blitzquotidiano.it/economia/usa-crisi-banche-corporazioni-ridurre-disoccupazione-1045901/). La situazione in Europa è parzialmente diversa, perché la mancanza di una vera politica unica a livello europeo, come è stata fatta dagli americani, ha messo a rischio l’euro, moneta fragile perché non sostenuta da un tesoro europeo e da un fisco europeo. Quindi l’Europa è più fragile anche finanziariamente. Comunque, la disoccupazione sta crescendo con una velocità allarmante. Il rischio è quello di una crescita stagnante o addirittura negativa e una disoccupazione sempre in aumento. La priorità deve essere allora, simile a quella indicata da Krugman per l’America: creare nuovi posti di lavoro, prevenire la disoccupazione di massa promuovendo uno sviluppo sostenibile. Manca chi conduce l’azione: se le nostre economie sono, ora più che mai, interdipendentii, un’azione nazionale non è sufficiente, ma un’azione europea non è adeguata, nè si può credere che il duo solista Merkel-Sarkozy possa sostituirisi al “concerto” europeo. Certo ci vuole un piano di sviluppo che abbia benefici per tutti. Quindi più investimenti per l’efficienza energetica, l’isolamento degli immobili privati e degli edifici pubblici, reti energetiche e a banda larga, l’aumento dei servizi pubblici (come il rinnovamento delle scuole e la costruzione di centri per l’infanzia o per gli anziani) e maggiori opportunità educative e di formazione; maggiori facilitazioni creditizie per gli investimenti privati (per far sì che le banche non tengano tutto sotto il mattone), e, dopo tanto parlare del patto europeo di stabilità monetaria, anche un patto per l’impiego che impegni anche i governi e far vedere che dai sacrifici esce pure qualcosa di utile. La dicharazione (tutta da confermare) del governo Monti che si tasseranno finalmente le transazioni finanziarie potrebbe essere un segnale che si comincia a fare qualcosa per spostare la ricchezza dal salvadanaio della finanza alle fabbriche e ai campi, per la ripresa.
Autore : Luca Cefisi

giovedì 15 dicembre 2011

mondosocialista.it: Luca Cefisi - Un welfare di cittadinanza

mondosocialista.it: Luca Cefisi - Un welfare di cittadinanza:

La ministra Fornero rompe un tabù a destra e a sinistra
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La ministra del Welfare Elsa Fornero ha dichiarato che occorre in Italia un reddito minimo garantito. A noi, per ragioni che è facile intuire, non piace quel “minimo”, preferiamo “universale” o “di base”, ma di fronte alla rottura di un tabù, i problemi terminologici sono quisquilie.
Perchè la ministra ha rotto un tabù: dopo che, a destra, il ministro Brunetta passava il tempo a rivendicare la spesa per la cassa integrazione; ma anche a sinistra, all’idea del reddito minimo, ci si straccia le vesti: ma come! e la dignità del lavoro! e la piena occupazione!


Ora, per carità, la piena occupazione è un obiettivo importante, ma se non si raggiunge nell’arco di vita di una generazione o massimo due, diventa una promessa senza presente; quanto alla dignità del lavoro, essa c’è quando il lavoro è dignitoso, ma se è precario e sottopagato, la dignità è nel poterlo rifiutare. Quanto a Brunetta, che è fermo agli anni 60, qualcuno dovrà pure informarlo che la cassa integrazione non copra i ‘Cocopro’, i consulenti a partita Iva, i laureati senza prima occupazione, i genitori single con figli a carico, eccetera, eccetera, insomma la società del ventunesimo secolo.
In Europa, quasi dappertutto ci sono sistemi di garanzia del reddito: con l’eccezione di Italia, Grecia e poco altro. I motivi sono antichi: il familismo, cioè l’idea che l’interlocutore unico fosse il padre di famiglia maschio, mentre il resto dei familiari erano solo a carico; il corporativismo, quindi la gestione distinta e separata di benefici e posti di lavoro per bancari e operai, tranvieri e postali, avvocati e giornalisti, medici e netturbini; il clientelismo, che da questo inevitabilmente deriva: gestire lo scambio politico tra corporazioni e categorie per organizzare il consenso.


Nel 1947, il socialista democratico Ludovico D’Aragona presiedette la Commissione per la riforma della previdenza sociale, che produsse una relazione che proponeva il modello inglese di welfare, rivolto ai cittadini, senza badare a gruppo, categoria, corporazione: “Differenze di trattamento, ormai inconcepibili, permangono ancora per operai e impiegati e fra dipendenti pubblici e dipendenti privati. I lavoratori autonomi, dal più umile artigiano, al più rinomato professionista, sono totalmente al di fuori della sfera di azione della previdenza sociale”. 


Figuratevi i democristiani… cestinarono tutto. Ma nell’Italia democristiana, in maniera clientelare e parcellizzata, ognuno faceva parte di un gruppo che alla fine votava e riceveva qualcosa in cambio. Quell’Italia non c’è più, ma un welfare di cittadinanza ancora non arriva.

MANOVRA. NENCINI: NEL 1992 RINUNCIAI AL DOPPIO STIPENDIO. SI ABOLISCA L’ART 23

"Nel 1992, alla Camera, fui il primo parlamentare italiano a rinunciare al doppio stipendio.
Pochi mesi dopo, il Governo varò la norma che vietava il cumulo tra stipendi pubblici.
Con un colpo di mano il governo torna al 1991 e azzera una norma virtuosa introdotta dalla politica.”
A dirlo è Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi. “Consiglio che si cancelli di corsa l’art. 23 ter della manovra”-aggiunge. “Uno scandalo  in ore così delicate in cui i tagli imperano sovrani. Meno che per i tecnici al governo”- conclude Nencini

giovedì 8 dicembre 2011

Grazie per avere condiviso un pezzo della nostra storia

Il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, ha avuto un cordiale colloquio telefonico con il regista e premio Oscar Roberto Benigni, all’indomani dell’ultima puntata de “Il più grande spettacolo dopo il week end” in onda su Rai1 e condotto da Fiorello. Il segretario del Psi ha ringraziato Roberto Benigni per aver elogiato il presidente Sandro Pertini, ricordando la fede socialista di suo padre e per aver condiviso “un pezzo di storia della nostra Italia”. Nencini ha inviato anche una lettera a Roberto Benigni dove cita un pezzo della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Di seguito il contenuto della lettera:
Caro Roberto,
l’emozionante ricordo della tua famiglia e del presidente Pertini ha emozionato tutti gli italiani. Chi ti scrive si è anche commosso.
La storia d’Italia è disseminata di sconosciuti “Pertini”. Come tuo padre, come mia nonna, come quanti si alzano alle sei del mattino per conquistare un pezzo di gloria quotidiana. Un esame ben fatto, un lavoro ben eseguito, una buona azione.
Il socialismo non è stato solo utopia. E’ stato riforme ed azioni che hanno reso più libera e più civile la comunità nella quale viviamo. Il socialismo nasce da un’idea perfetta di libertà. La libertà che tu hai narrato cantando il Paradiso di Dante: “Lo maggior don che Dio per sua larghezza fesse creando fu de la volontà la libertade”.
La possibilità che deve avere ciascuno di noi di scegliere la sua strada.
Questo patrimonio ideale non appartiene ad un solo partito. Ma è figlio soprattutto di questo partito.Ti sono grato per aver ricordato una magnifica eresia.
Da toscano a toscano.
Con un forte abbraccio.
Riccardo Nencini

mercoledì 7 dicembre 2011

Bettino Craxi, l’euro e la svendita dell’Italia

Quando il leader socialista prevedeva, per l’Italia, una moneta nazionale che potesse imporsi sui mercati mondiali


di: Romano Guatta Caldini

Era il 1997, da due anni Bettino Craxi era considerato, per lo stato italiano, un latitante. Da Hammamet, Ghino di Tacco – pseudonimo con il quale Craxi firmava i suoi articoli su l’Avanti – lanciava le sue invettive contro la politica italiana e inviava le sue analisi relative alla situazione internazionale.
Oltre alla fitta attività giornalistica, Craxi, dal suo esilio tunisino, rilasciò anche diverse interviste; vogliamo segnalarne una in particolare. Come dicevamo era il 1997 e di lì a cinque anni sarebbe entrato in vigore l’euro, un’operazione i cui “vantaggi”, oggi, sono sotto gli occhi di tutti. Le previsioni di Bettino Craxi, proprio in merito all’euro e alle conseguenze devastanti che avrebbe portato, si sono dimostrate di una veridicità straordinaria.
“Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre - dichiara Craxi - ma per noi l’Europa nella migliore delle ipotesi sarà un limbo e nella peggiore ipotesi sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte è quella di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande paese, la rinegoziazione dei parametri di Maastricht. Perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia, non dimentichiamolo”.
Attenzione, Bettino Craxi non fu mai un oppositore dell’idea di un’Europa unita; in merito alla politica europea, egli prevedeva una grande Europa, dall’ampio respiro mediterraneo e, proprio per questo, con un occhio attento ai paesi arabi. Un mercato comune era il fine ultimo, ma un mercato creato ad hoc, un’economia che corrispondesse alle reali forze degli stati membri. Ciò che l’ex premier socialista contestava era la totale assenza di previsioni, di analisi, su ciò che sarebbe accaduto quando l’euro, quello che oggi si presenta come un cancro per le economie degli stati membri dell’unione, avrebbe cominciato ad imporre la sua natura usuraia, in assenza di una reale regolamentazione. Le analisi di Ghino di Tacco, circa i processi socio-economici che avrebbero sconvolto il vecchio continente, si fanno più specifiche in un articolo del marzo ‘97 dal titolo “Europa, Europa”.
Scrive Craxi: “Ciò che si profila è ormai un’Europa in preda alla disoccupazione e alla conflittualità sociale, mentre le riserve, le preoccupazioni, le prese d’atto realistiche si stanno levando in diversi paesi che si apprestano a prendere le distanze da un progetto congeniato in modo non più corrispondente alla concreta realtà delle economie e agli squilibri sociali che non possono essere facilmente calpestati. Il governo italiano, visto l’andazzo delle cose, avrebbe dovuto (…) porre con forza nel concerto europeo il problema della rinegoziazione di un trattato che nei suoi termini è divenuto obsoleto e finanche pericoloso (…). Non lo ha fatto il governo italiano. Lo faranno altri e lo determineranno soprattutto gli scontri sociali che si annunciano e che saranno duri come le pietre”.
Del resto, nel 1985, fu proprio Bettino Craxi a presiedere il Consiglio europeo da cui, due anni più tardi, nascerà l’Atto unico attraverso il quale si deliberava la caduta delle barriere doganali al fine di creare un autentico mercato europeo: da Comunità – superata l’opposizione di Margaret Thatcher – l’Europa diventava Unione. Ma un uomo forte che dettava legge in Europa, evidentemente, dava fastidio a molti, soprattutto a Londra.
Non era comunque la prima volta che Craxi faceva tremare le banche londinesi e non, basti ricordare l’idea dell’introduzione della “lira forte”. Memore di quanto fatto in Francia da De Gaulle nel ‘59, anche Craxi prevedeva, per l’Italia, una moneta nazionale che potesse imporsi sui mercati mondiali. Un progetto, questo, che guarda caso fu osteggiato da tanti, compreso l’attuale presidente Mario Monti che dalle pagine del Corriere ammoniva duramente l’operazione craxiana. Ma più di tutti, a sabotare la nuova emissione monetaria fu Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia che, nonostante l’insistenza e il tono imperativo con il quale Craxi chiedeva venissero eseguite le sue direttive, fece di tutto per far naufragare il progetto.
La crisi di Sigonella, la solidarietà al popolo palestinese, un cambiamento dell’assetto geopolitico mediterraneo, una lira forte, la volontà d’imporre regole chiare nella gestione della Comunità europea; tutto questo era troppo per le lobbies internazionali: Craxi doveva essere fatto fuori. Così come sempre è avvenuto in Italia, dal Risorgimento a oggi, da Londra si decise che l’Italia doveva essere messa in grado di non nuocere. Il 17 febbraio del 1992 inizia l’operazione “mani pulite”, con l’arresto di colui che Craxi definì un “mariuolo” in seno al partito. Quello che segue è storia nota, almeno per chi non ha paraocchi politici ed ideologi. In quel 1992 la classe dirigente italiana venne sconvolta dalle inchieste della magistratura, mentre la popolazione - in un clima di terrore psicologico - venne catapultata nell’incubo delle stragi di mafia, la prima, quella di maggio che uccise Falcone a Capaci. L’opinione pubblica era disorientata quando non addirittura plagiata. In questo stato di cose, nel giugno del ‘92, riscontrata la totale assenza dello stato, i potentati inglesi e statunitensi, sul panfilo Britannia, coadiuvati dai “camerieri” italiani, pianificarono il secondo colpo all’Italia, quello micidiale: la privatizzazione delle aziende strategiche di stato. Intanto Soros & C. organizzarono l’attacco alla lira, provocando il famoso prelievo forzoso, del 6 per mille, dai conti correnti degli italiani. E’ questo il corso che ha portato l’Italia all’interno del circuito euro.
Oggi non c’è più la mafia a terrorizzare il paese, la violenza psicologica procede con lo spettro della disoccupazione. A distrarre gli italiani dalle operazioni di speculazione finanziaria, protrattasi dall’entrata in vigore dell’euro a oggi, non c’è più tangentopoli, ma inchieste giudiziarie sul malcostume dei politicanti italioti. L’operazione “britannia due” è già iniziata e all’orizzonte si vedono solo nuvole cupe, intrise di conflitti sociali e miseria. L’unica nota positiva, nell’atmosfera da apocalisse che regna sull’Europa, è rappresentata dal fatto che le parole profetiche di Bettino Craxi non sono più semplici denunce di un isolato esule politico, ma sono il grido di rabbia di tutti quegli uomini liberi che non hanno intenzione di stare in silenzio, mentre la patria viene fagocitata dall’usura internazionale.


http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=11922

lunedì 5 dicembre 2011

LA SINISTRA E L'EUROPA di Felice Besostri

La sinistra in Europa e in particolare la sua parte maggioritaria, malgrado le recenti sconfitte, costituita dai partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti del PSE è di fronte ad un bivio. La scelta della direzione da intraprendere è necessaria a causa della crisi della Zona Euro e della ormai evidente incapacità delle istituzioni europee di affrontarla e risolverla: le loro ricette di austerità e di taglio indiscriminato della spesa sociale e di investimenti pubblici sono anzi destinate ad aggravarla, come il caso greco eloquentemente dimostra.

La mancanza di una strategia di cooperazione europea è l’handicap da superare, se l’Europa, in questa crisi finanziaria di grande ampiezza, vuole riaffermare il suo ruolo centrale di strumento di regolazione e protezione. I due consoli, Merkel e Sarkozy, si sono auto attribuiti un ruolo di comando, senza una legittimazione istituzionale, ma soprattutto con una povertà di visione europea dei problemi e perciò condizionati dagli umori dell’opinione pubblica e da una perdita di consenso nei loro paesi. La Merkel ha perso tutte le elezioni nei Länder, tranne una, dalle federali del 2009 e Sarkozy è dato battuto dallo sfidante socialista Hollande e addirittura minacciato dalla Le Pen per il secondo posto e il successivo ballottaggio.

La realtà della UE è ancora marcata dal pensiero unico liberista sostenuto da una maggioranza di governi conservatori, malgrado che la crisi economico-finanziaria del 2008 avrebbe dovuto consigliare di non rivolgersi per curarla a chi l’aveva provocata. I deficit pubblici di molti Stati hanno diverse componenti, anche strutturali e di antica data, ma si sono aggravati a causa del salvataggio delle entità bancarie e finanziarie, che non sono state riformate, così come i mercati finanziari sono tuttora largamente sregolati.

Il bivio che si presenta alla sinistra è di scegliere se per vincere la crisi, mantenere la coesione politica e sociale, salvaguardando il modello europeo, occorra più Europa o meno Europa con un ritorno a sovranità nazionali piene. Nell’anti europeismo i partiti di sinistra rischiano di essere surclassati dai movimenti populisti di destra, xenofobi e nazionalisti, ripeterebbero l’errore, su altro versante, di quando si è inseguito la destra sul terreno della sicurezza. Allora erano le componenti moderate della sinistra a compiere l’errore, mentre sul terreno antieuropeista sono le formazioni di sinistra antagonista a battere la grancassa.

La sinistra riconquisterà consensi se saprà indicare come uscire dalla crisi e non semplicemente denunciando le malefatte del capitalismo. Non deve ripetere l’errore della crisi del 1929, in cui sia i socialdemocratici che i comunisti videro semplicemente la conferma delle loro critiche al capitalismo. Dalla crisi si uscì grazie alle ricette di Keynes, un liberale, ma soprattutto con la Seconda Guerra Mondiale.

Se l’Euro salta, va in pezzi anche l’Europa, un’istituzione con gravi difetti e deficit democratici e troppo condizionata dai centri di potere del complesso industrial-finanziario-miiltare, che si estende ai due lati dell’Atlantico. L’Europa va riformata, ma non destrutturata, con un ritorno ad una sovranità nazionale ancora più fragile nel mondo globalizzato e con l’emergenza di grandi economie anche in altri continenti. Se il passo per una Federazione europea di 27 Stati appare un ‘utopia, lo è molto meno una cooperazione rafforzata, consentita dal Trattato di Lisbona, tra i paesi della Zona Euro e che può essere approfondita, anche a livello politico, tra i sei Paesi fondatori più La Spagna, come propone il gruppo francese di riflessione “Inventer à gauche”.. L’asse del integrazione europea e di un coordinamento dei bilanci, come proporrà la Merkel al prossimo vertice europeo del 9 dicembre è inaccettabile senza una monetizzazione del debito da parte della BCE, un allungamento al 2016 del termine per il pareggio di bilancio e un piano di rilancio della crescita della crescita finanziato con eurobond emessi sul mercato con l’aiuto della BEI e destinati a progetti di investimento nei settori prioritari della ricerca e dell’insegnamento superiore, delle infrastrutture di trasporto e telecomunicazioni intereuropee, delle energie rinnovabili e nel risparmio energetico e della protezione ambientale. Un tale progetto non può che essere compito di forze di sinistra e progressiste con matrice socialista.

La sinistra italiana allo stato è la più arretrata, esclusa come è dal parlamento nazionale e da quello europeo, e per una struttura politica lontana da quella prevalente in Europa, ma tra i suoi meriti storici vi è il Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli e nel campo socialista il pensiero europeista di Eugenio Colorni e Ignazio Silone e una sensibilità internazionalista pacifista e solidaria largamente diffusa in tutte le sue componenti.

Questi elementi dovrebbero però fondersi in un progetto politico unitario, largo e plurale e con respiro europeo da sviluppare prima della prossima scadenza elettorale, da celebrare con un’altra legge, e prendendo occasione dal 120° anniversario della fondazione a Genova nel 1892 del Partito dei Lavoratori italiani: ricominciamo da capo e riproviamoci ancora potrebbero essere le parole d’ordine.



Felice Besostri

(Portavoce Gruppo di Volpedo, Network per il Socialismo Europeo)

domenica 4 dicembre 2011

Gli attivisti al centro della Democrazia

Bruxelles 26/11/2011





L'ultima plenaria dal Partito Socialista Europeo a Bruxelles è stata dedicata a quel che Carlos Pardes (Real Democracy Now, movimento indignati) ha descritto come il “centro della democrazia”: gli attivisti.

La discussione si è focalizzata sul deficit di democrazia della crisi finanziaria ed il bisogno di fare della democrazia attiva la priorità dell'agenda Europea.

Job Cohen (leader del PvdA olandese) ha sottolineato che “il partito socialista ha iniziato come un movimento. Ora, dobbiamo ritornare a questo movimento e scendere per le strade, ascoltare le persone e condividere i loro ideali”.

André Flahaut (PS Belgio) ha indicato “dobbiamo tenere insieme tutti i partiti progressisti ed i movimenti. Se noi promuoviamo un senso comune di interessi, se noi siamo sufficientemente coraggiosi da individuare cosa non sta funzionando, saremo in grado di trasformare la nostra società basandoci sulla solidarietà”.

António José Seguro (Leader del PS Portogallo) ha convenuto sulla necessità di “agire globalmente in Europa per promuovere il cambiamento” ed ha aggiunto “questa è la ragione per cui il PES propone di individuare un candidato eletto democraticamente come Presidente della Commissione Europea. Ora è il momento in cui noi, insieme, dobbiamo iniziare a disegnare una comune agenda politica per il 2014”. Il riferimento è alla risoluzione adottata durante il Consiglio del PES il 24 novembre scorso.

Come scritto nella risoluzione “è nostra responsabilità rendere la scelta più trasparente e le differenze maggiormente visibili, ed offrire ai cittadini il potere di scegliere chi presiederà la Commissione Europea ed (…) individuare la maniera per procedere sulla strada della democratizzazione della politica Europea”.

 

UN ENORME GRAZIE A TUTTI I 2000 PARTECIPANTI ALLA CONVENTION - ORA COSTRUIAMO! di Philip Cordery, Segretario Generale PSE

Successo per i numeri, successo per l’atmosfera e successo per i contenuti - questa è stata l'opinione unanime degli oltre 2000 partecipanti alla Convention del PSE della scorsa settima. La Convention è stata coronata dai travolgenti discorsi del Presidente ad interim del PSE, Sergei Stanishev (http://www.youtube.com/watch?v=XylPz0J7UtU), e del Presidente del Gruppo socialista al Parlamento Europe, Martin Schulz (http://www.youtube.com/watch?v=AZKJ9QRKSzw&feature=youtu.be), che hanno reso omaggio all’energia dimostrata dai partecipanti alla Convention. Tutti gli interventi hanno sottolineato che la Convention ha segnato l'inizio di un processo di costruzione di una Social Democrazia Europea.



La due giorni della Convention è stata costruita sulle basi del Consiglio PSE del 24 Novembre e nell’identificazione nei settori strategici del nostro programma fondamentale. Sia che si tratti di una economia equa (Fair Economy), società eguale (Equal Societies), un mondo giusto (Just World), o su democrazia attiva (Active democracy), la Convention ha indicato al movimento progressista una direzione chiara.



Ma la cosa più importante, la Convention è stato un fantastico forum aperto ai progressisti dei nostri partiti membri, sindacati, ONG, per gli autori progressisti, accademici e artisti, per i nostri attivisti, per discutere, scambiare, aprire la strada verso nuove idee e una credibile e giusta alternativa. La sfida è quella di costruire su questo spirito.



La sfida è di costruire su questo eccellente slancio. Il secondo giorno, la Convention ha ricevuto la giusta spinta, allorquando i negoziatori belgi hanno annunciato un accordo innovativo. Ora, come ha detto il nuovo Presidente ad interim Sergei Stanishev, dobbiamo riprenderci la Francia, poi l’Italia, poi la Germania, e poi nel 2014, l’ Europa.



Il PSE ha ormai solide basi su cui costruire la Social Democrazia Europea. In primo luogo, la dichiarazione dei principi (http://www.pes.org/sites/www.pes.org/files/adopted_pes_declaration_principles_en.pdf), la "carta d'identità" della nostra famiglia politica; in secondo luogo, la storica decisione di avviare un percorso per un candidato "guida" per le elezioni Europee del 2014 ed infine, le numerose ispirazioni pervenute dai vari laboratori e attività organizzate alla Convention, che aprono la strada verso il programma fondamentale del PSE.

sabato 3 dicembre 2011

25 Novembre, sia emancipazione per le donne

Il problema della violenza contro le donne , è stato negli ultimi anni oggetto di numerose iniziative, dibattiti e tentativi di accrescere la sensibilizzazione attorno a questo fenomeno, purtroppo dalle cronache quotidiane in aumento. Il 25 novembre è la giornata simbolo in ricordo dell’assassinio delle sorelle Mirabal, contro la violenza sulle donne e in moltissime parti del Paese si terranno convegni di approfondimento dei dati sulla violenza di genere nelle relazioni affettive personali e sulla percezione di sicurezza e insicurezza delle donne. Questa data, oltre a ricordare l’evento particolarmente efferato, deve rappresentare la volontà di proseguire con azioni più incisive il contrasto verso i contesti in cui le violenze fisiche, psicologiche, morali ed economiche colpiscono, quotidianamente, l’universo femminile. I dati ed anche le cronache quotidiane fanno emergere un quadro nazionale sconfortante, ancora largamente sommerso, perché oltre a denunciare raramente, le donne sovente si vergognano a parlare della violenza subita anche con persone amiche. I numeri evidenziano chiaramente come la prima causa di morte e di invalidità per le donne fra i 16 e 44 anni sia la violenza subita dentro e fuori le mura domestiche. Naturalmente le indagini confermano elementi già noti sul tema e più volte documentati: gli autori delle violenze sono spesso persone conosciute o familiari, raramente sconosciuti. Spesso la violenza fisica e psicologica è esercitata da partner o ex, la violenza sessuale invece spesso da conoscenti o amici. Viene calpestata la dignità più intima e talvolta l’asssenza di leggi adeguate e la paura sono complici di tali violazioni. Le vittime sono donne di tutti gli strati sociali e non solo donne svantaggiate economicamente o culturalmente come si potrebbe pensare, anzi i dati Istat mostrano che le vittime in molti casi appartengono a fasce sociali benestanti. Certamente insieme a queste esistono ancora tante giovani donne straniere sfruttate e picchiate che ogni giorno si prostituiscono perché minacciate e perchè non sanno dove poter andare. Nel nostro Paese, circa una donna su tre ha subito una violenza fisica, sessuale o entrambe, la maggior parte di queste violenze sono velate dal silenzio delle vittime perché spesso gli autori sono familiari e quando ci sono dei figli si preferisce il silenzio. Certamente la rete dei servizi e i centri antiviolenza nati in numerose città hanno dato buoni risultati, ma oggi il pericolo è che per mancanza di fondi vengano chiusi o ridimensionati. Diventa perciò indispensabile che il tema venga affrontato per la gravità che riveste secondo obiettivi e facendo ricorso a una molteplicità di strumenti: programmi di educazione dei sentimenti e formazione sui diritti e doveri di maschi e femmine, azioni positive per l’uguaglianza di genere, l’introduzione di modelli positivi fin dalla scuola materna. Il proseguimento e il potenziamento delle buone pratiche realizzate in molte realtà che dovrebbero essere portate a sistema nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale per alleviare e prevenire comportamenti violenti. Il mantenimento di risorse per i Centri antiviolenza e i programmi di tutela e reinserimento nella società e nel mondo del lavoro delle donne maltrattate, sostegno agli Enti locali e alle numerose associazioni di volontariato che intervengono quotidianamente. La violenza non può essere vista come una sorta di destino a cui rassegnarsi, lavoriamo insieme perché il 25 novembre non sia solo una giornata di denuncia ma di proposte, un percorso di civiltà che consideri l’emancipazione femminile un bene collettivo che tutti siamo chiamati a difendere.
Rita Cinti Luciani
responsabile nazionale pari opportunità PSI
Donne Partito Socialista PSI:

Libertà

Questa la foto inviata al concorso "click4progress" indetto dal PES. Rappresenta la possibilità di essere diversi-
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martedì 29 novembre 2011

Re:new – Domare il mercato

Re:new – Domare il mercato

Tassa sulle transazioni finanziarie e riforma delle agenzie di rating: due dei temi che hanno caratterizzato la prima mattinata di discussione alla Convention del PSE, dedicata alla ricerca di un nuovo e più giusto modello economico.

È l’assenza di regole per i mercati che ci ha portato alla crisi, per questo dobbiamo avere l’obiettivo di domare la finanza e riportarla al servizio dell’economia reale. È questo, in sintesi ciò che emerge dal workshop “Tassare le transazioni finanziarie e domare le agenzie di rating: una campagna per la riforma della finanza”. Si è ricordata, inoltre, la rapidità e l’importanza della campagna per l’introduzione della FTT (di cui EuProgress ha fatto attivamente parte), che ha contribuito, la primavera scorsa, a portare finalmente il tema nell’agenda europea. Al centro della discussione sulla FTT al momento c’è una questione che riguarda il rapporto tra l’Unione Europea e il mondo globalizzato. Chi si oppone alla FTT, come i conservatori di David Cameron, sostiene che non è possibile tassare le tassazioni finanziarie solo a livello comunitario, senza prima introdurre una tassazione a livello globale. Tutti i partecipanti al dibattito hanno sottolineato, invece, che è l’Unione Europea che deve agire per prima e trascinare gli altri Paesi in una tassazione globale, che rimane comunque l’obiettivo finale dei progressisti europei. Ma prima tocca all’Europa, perché, se abbiamo la volontà di approvare una FTT, abbiamo le istituzioni sovranazionali adatte per renderla efficiente e convincente. E per fare la differenza nel regolamentare i mercati finanziari.

“L’obiettivo del mercato dovrebbe essere quello di distribuire e diminuire i rischi, e di raccogliere capitali da investire nel lungo periodo – ha ricordato Stephany Griffith-Jones, Columbia University – e invece sta creando rischi e non ha ridistribuito capitali.” Il mercato finanziario non può essere separato dall’economia reale; se rinuncia a sostenere la crescita reale, è destinato a creare crisi. “Dal 2008 ad oggi, dopo la crisi, la speculazione non si è fermata – ha detto Ahmed Laaouej, del Partito Socialista belga vallone – ma anzi ha continuato a distruggere il mercato e l’economia reale. Le destre europee – continua Laaouej – continuano a ripetere la favola del mercato che è capace di autoregolarsi. Ma è proprio questo mito che è alla base della crisi economica”. Andreas Botsch ha riportato la posizione della Federazione Europea dei Sindacati, che chiede che il mercato finanziario sia rallentato, rimpicciolito e democratizzato. E ha chiesto: “quanto possiamo considerare sicuro un fondo pensione che viene investito e reinvestito più volte a settimana?”. E la colpa non è certo delle persone che contribuiscono a un fondo pensione, “ma del modo in cui il sistema finanziario è modellato, che permette la speculazione”, come ha ricordato Griffith-Jones.

Altro tema caldo, quello delle agenzie di rating. Tutti i partecipanti al dibattito hanno ricordato l’idea di creare una agenzia pubblica europea di rating, per combattere il monopolio delle agenzie di rating. Ed ancora, possiamo accettare che agenzie (private) di rating valutino i debiti sovrani, determinando significativi cambiamenti politici nei governi degli Stati europei? Un tema ripreso anche da Poul Nyrup Rasmussen, presidente uscente del PSE, che nella plenaria di apertura ha detto: “Dobbiamo contrapporre alla tripla A delle agenzie di rating, la nostra tripla T del governo europeo: Together, Together, Together (insieme, insieme, insieme).”

Dalla Convention del PSE Re:new a Bruxelles

domenica 27 novembre 2011

L'Europa e le contraddizioni del PD

Uno spunto di riflessione emerso per l'Italia durante il Congresso del PES. Il PD non ha potuto votare l'ordine del giorno proposto perché è chiamato dall'Europa a decidere, in Europa, da che parte sta. Questo "appello" potrebbe avere delle conseguenze interne?
Nel documento approvato si parla fortemente di laicità dello Stato.. E su questo punto non credo che tutto il PD sia d'accordo.
Il PD è pronto ad accettare ed a far suo questo richiamo? (su questo punto segnalo l'articolo de "Il Riformista"http://roserosse.wordpress.com/2011/11/26/svolta-pse-in-europa-e-il-pd-di-emanuele-macaluso/)

giovedì 24 novembre 2011

Congresso PSE - Dichiarazione di principi

Bruxelles

Il PSE ha appena approvato la propria dichiarazione di principi. Tra i punti salienti: necessità di regole certe e trasparenti per la finanza, laicità dello stato (separazione della religione dalla politica nella formulazione proposta ed approvata dal Consiglio), educazione, rispetto dei diritti umani.

Si tratta di un documento innovativo che esprime i valori del socialismo europeo e che permette di focalizzare ed individuare una possibile traccia di lavoro anche per i socialisti italiani.

La crisi è un elemento internazionalmente innegabile. La ricetta per uscirne è individuare regole ben precise per la finanza mettendo al centro le necessità colletive in modo che l'economia diventi solidale.
Nelle parole del ormai ex presidente Rasmussen la sintesi per non lasciare la partita nelle mani del duo "Merkoszy": applicare nel lavoro la regola delle tre T (together, together, together). L'Europa deve cioè superare i particolarismi per poter andare avanti.

(nota personale: il PSE ha accolto la delegazione italiana "finalmente con un nuovo governo". Finalmente davvero)

martedì 22 novembre 2011

Risposta al Consigliere Vicario

"Mi compiaccio dell'interesse del Consigliere Vicario per il mondo della scuola.


Per quanto riguarda nello specifico il plesso di Canonica forse il consigliere sarà sorpreso nel verificare come il giardino della scuola in questione (che può contare su due sezioni regolamentari da 28 bambini) sia dotato degli stessi giochi di un'altra scuola (Biancaneve di Sant'Ermete che ha invece 3 sezioni di 28 bambini) e che entrambe, così come le altre scuole del territorio, siano oggetto di un attento monitoraggio fatto dal competente ufficio del settore Lavori Pubblici. Questo per evitare figli e figliastri. L'ufficio in questione infatti raccoglie le richieste e le evade in ordine di priorità (sostituzione dei giochi rotti e manutenzione prima dei nuovi acquisti) ed equità. Proprio perché non esistono linee "preferenziali" tali richieste non vengono sottoposte agli Assessori ma rientrano nell'ordinaria amministrazione degli uffici.

Per quanto riguarda la manutenzione del giardino, le segnalazioni sono state inviate al Comune di Poggio Berni proprietario dell'immobile (e del terreno) della scuola intercomunale.

Mi farebbe altrettanto piacere se l'interesse del Consigliere Vicario fosse così "alto" anche nel momento in cui si parla di tagli alle scuole nelle loro attività ordinarie e di un necessario impegno politico per sostenere la qualità delle nostre scuole: dal tempo pieno al sostegno all'handicap (cose su cui si è espresso sempre in direzione contraria). Sinceramente mi pare un po' riduttivo fermarsi ai giochi. . E' come tener stretta la sedia mentre ti stanno portando via la casa. E' badare all'apparenza piuttosto che alla sostanza".
 
Monica Ricci

PES Convention Promo Film

Le PSE se prépare au plus grand rassemblement de progressistes de tous les temps | EurActiv

Le PSE se prépare au plus grand rassemblement de progressistes de tous les temps | EurActiv

martedì 15 novembre 2011

QUALE FUTURO PER L’AREA DELL’EX CEMENTIFICIO BUZZI UNICEM? Iniziano i Forum

Forum di discussione aperto alla cittadinanza


Novembre-Dicembre 2011



L’ultima grande fabbrica di Santarcangelo ha chiuso i battenti qualche anno fa. L’ex cementificio di San Michele porta con sé una storia lunga oltre 100 anni: oggi quell’area va ripensata nell’ambito delle previsioni contenute negli strumenti urbanistici recentemente approvati, attraverso scelte condivise con la proprietà e con modalità che prevedano il diretto coinvolgimento della cittadinanza.



Il metodo della partecipazione, infatti, non è nuovo nell’esperienza amministrativa di Santarcangelo. Già in occasione del percorso per la redazione del Piano Strutturale Comunale (PSC), una serie di Forum partecipativi avevano accompagnato l’adozione di questo importante strumento di pianificazione del territorio.



Tra le passate e le recenti iniziative partecipative c’è quindi una convergenza di metodo che si intende mantenere e valorizzare compiendo, se possibile, un ulteriore passo avanti, nella direzione di allargare e approfondire i temi riguardanti la trasformazione e la risistemazione dell’area.



Il Forum di discussione promosso dal Comune di Santarcangelo è aperto alla cittadinanza, alle associazioni interessate e alle forze politiche e prevede la presenza degli amministratori comunali oltre all’intervento di esperti in materia di economia e sviluppo locale, turismo, nuove imprese e servizi innovativi, ambiente e riconversione di aree produttive.



Il Forum sull’ex cementificio si inserisce nell’ambito di un confronto già avviato e costituisce un ulteriore momento di partecipazione che non si esaurirà con questi primi quattro incontri. Le proposte che scaturiranno dal Forum avranno valore di indicazione per l’amministrazione comunale e contribuiranno a definire le linee guida per la riqualificazione dell’area.





Coordina Primo Silvestri (Europa Inform, Rimini)



Giovedì 17 novembre – Sala del Consiglio comunale

Lorenzo Ciapetti, direttore di Antares, centro di ricerche sullo sviluppo locale

Lo sviluppo locale e la realizzazione di un Centro per nuove e vecchie produzioni artigianali



Giovedì 24 novembre – Sala Il Lavatoio

Giancarlo Dall’Ara, docente di marketing turistico all’Università di Perugia

Le potenzialità turistiche della Valmarecchia e le azioni da intraprendere



Giovedì 1 dicembre – Sala Il Lavatoio

Dario Monti, responsabile nuove imprese di Centuria, Agenzia per l’Innovazione della Romagna

Nuove imprese, incubatori, start-up e servizi innovativi per le aziende del territorio



Venerdì 16 dicembre – Sala Il Lavatoio

Giorgio Conti, già Docente di Pianificazione dell’Ambiente, del Territorio e del Paesaggio all’Università Ca’ Foscari di Venezia

Una ri-progettazione multifunzionale, frattale e sostenibile. Scenari per lo sviluppo locale tratti da casi di studio nazionali e internazionali





Inizio incontri ore 21



Per informazioni e iscrizioni: tel. 0541/356.356 - mail: urp@comune.santarcangelo.rn.it

PES President congratulates new Greek PM Papademos, but expresses concern on the inclusion of the far-right LAOS party

PES President congratulates new Greek PM Papademos, but expresses concern on the inclusion of the far-right LAOS party

lunedì 14 novembre 2011

I "Maestri del pensiero democratico" censurano il riformismo socialista



L’iniziativadella Rcs di diffondere attraverso il “Corriere della Sera” quindici testi“classici” della cultura politica di laici e cattolici come “I maestri delpensiero democratico” nella storia d’Italia presenta aspetti positivi enegativi.
Quellipositivi sono largamente prevalenti. Si tratta infatti di un’opera non solomeritevole, ma anche editorialmente coraggiosa in quanto rivolgendosi a unvasto pubblico”popolare” propone testi “impopolari” cercando di far conoscere autori che sono statispesso negletti, sottovalutati se non cancellati.
E’una concreta e meritevole reazione da un lato al qualunquismo dell’antipoliticache vede nei protagonisti della lotta politica italiana solo opportunisti einconcludenti e dall’altro al prevalere nella accademia della storiacontemporanea dell’attenzione dedicata alla storia del comunismo edell’estremismo italiano di sinistra.
E’quindi nel quadro del riconoscimento del valore e dell’augurio del successodell’iniziativa che si lamenta una omissione e cioè l’esclusione da talepanorama storico della cultura politica laica del socialismo autonomista,riformista e liberalsocialista.
Trai “padri” del pensiero e dell’azione di democrazia laica sono infatti propostidalla Rcs Benedetto Croce e Luigi Einaudi, Giovanni Amendola e Piero Gobettiseguiti da Gaetano Salvemini, Guido Calogero e Norberto Bobbio. I leaderspolitici rappresentativi del pensiero e della azione laica della Italiarepubblicana sono: il leader repubblicano Ugo La Malfa e – unico dirigentesocialista - il leader del sindacalismo estremista  (alla sinistra del Pci) Vittorio Foa. Per la parte cattolicaabbiamo Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Giuseppe Dossetti e AugustoDel Noce. E cioè: Foa unico leader socialista come “maestro del pensiero democratico”rappresenta una forzatura ed una discriminazione abbastanza indifendibile.
Gliinterrogativi che sorgono in sostanza sono due. Il primo riguardal’estromissione di figure come Filippo Turati e Carlo Rosselli. Il secondoriguarda il fatto che lo sviluppo del pensiero e soprattutto dell’azione digoverno di parte cattolica sembra a questo punto un monologo. Da un lato emergequindi una sottovalutazione del ruolo del riformismo socialista e dall’altra larappresentazione di una storia d’Italia con scarso dialogo tra laici ecattolici nella costruzione della democrazia repubblicana.
Certamenteva riconosciuto il valore della riproposta dei testi di Calogero e Salveminiche sono stati protagonisti della cultura laico-socialista e ad essi si deve infattiuna forte impronta autonomista e coerentemente di denuncia e di elaborazionealternativa nei confronti del comunismo sovietico e italiano. Ma l’escluso FilippoTurati non solo fu con Sturzo e Amendola il terzo “padre fondatore” dell’unitàantifascista (mentre dall’ottobre del ’24 al novembre del ’26 i comunisti diGramsci e Togliatti sedevano diligentemente in Parlamento ascoltando Mussolinisenza aprir bocca persino il 3 gennaio 1925). Soprattutto Turati è stato  il principale animatore della “questionesociale” nello stato unitario secondo una dimensione europea dando vita aquello che è, insieme all’associazionismo sindacale e cooperativo, uno deiprincipali e più attuali lasciti del socialismo riformista e cioè lo sviluppodel giuslavorismo. Tutto il giuslavorismo laico ha le sue basi in Turati.
Nonc’è stato solo Ugo La Malfa ad essere “uomo di governo” nell’Italia laica erepubblicana. Se De Gasperi e poi Moro hanno potuto esercitare un ruolo di protagonistiessi lo svolsero non in modo integralistico (come invece si caratterizzarono nellacultura politica cattolica sia - sulla sinistra - Dossetti sia - sulla destra -Del Noce). I due capi di governo democristiani ebbero come alleati edinterlocutori principali Giuseppe Saragat e Pietro Nenni. L’apporto teorico diSaragat sin dagli anni trenta fu rilevante e autorevole anche in campo europeoed entrambi i leader del socialismo autonomista e di governo non furono figuredi secondo piano  nel panorama laicosul piano storico, culturale e politico.
Sidirebbe in conclusione che nel panorama laico – stando a questo pianodell’opera “laici e cattolici” - il socialismo non abbia avuto alcuna dignitàculturale né rilevanza politica.
Certamente,comunque, queste osservazioni critiche non perdono di vista il valore complessivodell’iniziativa e dell’importanza di far maggiormente conoscere i testi sceltia un grande pubblico in modo particolare nell’attuale momento di crisi cheattraversa il Paese. Per il resto, come è noto, chi paga l’orchestra, decide la musica.
Ugo Finetti

giovedì 3 novembre 2011

Viale della memoria

                  

Come ampiamente annunciato dagli organi di informazione è stato inaugurato con una cerimonia ufficiale e alla presenza delle autorità civili e delle associazioni cittadine il viale della memoria presso il nostro cimitero monumentale.
La riqualificazione di questo luogo , altamente simbolico della nostra identità collettiva, era assolutamente doveroso per questa amministrazione che del recupero e valorizzazione dei luoghi della memoria ha fatto una  priorità.
Il viale giaceva da tempo in uno stato di progressivo degrado a  cui andava assolutamente posto fine , rappresentando ciò una dolorosa ferita alla sensibilità della nostra comunità.
Noi  Socialisti ci siamo adoperati in ogni modo  per giungere a questa positiva conclusione  sia attraverso  i canali istituzionali che nei rapporti con il mondo  delle associazioni.
Va anche detto che senza l’opera incessante,  durata anni dell’Associazione Combattenti e Reduci attraverso il suo presidente Walter Paesini e della Società Operaia di Mutuo Soccorso , attraverso il suo Presidente nonché autore del progetto arch. Massimo Bottini non saremmo giunti a questa inaugurazione.
Noi socialisti abbiamo preteso che questo intervento venisse inserito nel programma di mandato di questa amministrazione , trovando nel sindaco Morri fin da subito grande disponibilità.
Successivamente abbiamo seguito e caldeggiato le varie tappe della sua realizzazione a partire dalla ricerca dei finanziamenti anche attraverso  interventi in consiglio comunale prima dell’allora nostro consigliere Eros Tonini e da ultima con l’interrogazione del nostro attuale consigliere  Avv. Angelo Trezza, trovando sempre nella consigliera comunale M. Rosa Antolini prezioso appoggio e collaborazione.
L’intervento di riqualificazione  dovrà a nostro parre prevedere anche la revisione della viabilità lungo il viale istituendo o la pedonalizzazione o un senso unico di marcia.
Ai cittadini santarcangiolesi e alle forze politiche tutte di governo e di opposizione diciamo che la positiva conclusione di questa lunga vicenda dimostra che quando si mettono da parte le polemiche strumentali e ci si adopera per il bene della città i risultati si vedono e si toccano con mano.

Fiorenzo Faini
Seg. Com. PSI

martedì 1 novembre 2011

Unesco riconosce la Palestina

L'Italia si astiene, gli Usa si incazzano, ma il vento sta cambiando. Israele non può pensare di continuare a decidere per tutti


http://www.youtube.com/watch?v=E1j7tzxgbiA&feature=share

domenica 30 ottobre 2011

Risposta alla Lista Civica


I santarcangiolesi non si faranno certamente dire  dalla  lista civica come si comporteranno nella  prossima tornata elettorale, ma quello che più sorprende nelle  recenti  dichiarazioni  di questa è la non conoscenza della “filosofia” della legge regionale urbanistica che unita all’ormai nota arroganza intellettuale da primi della classe,  forma una ricetta altamente indigesta per chiunque, compresi noi Socialisti.                                                                                                                                                                Ma veniamo alla prima inesattezza :  quando si afferma in maniera perentoria che i 152 alloggi tagliati nelle note aree a rischio ambientale saranno sicuramente recuperati in altre parti attraverso varianti o aumento degli indici, perché il dimensionamento complessivo del PSC è rimasto invariato, si afferma il falso, anche se l’avessero detto l’ex assessore Fiore o l’attuale assessore competente.
Primo perché le varianti e l’aumento degli indici essendo scelte politiche dovranno avere l’avvallo della giunta prima e del consiglio comunale poi.
Secondo , perché si continua  a fare finta di non sapere che il PSC è un’altra cosa rispetto al vecchio PRG, e se non si fa chiarezza una volta per tutte in maniera onesta  su questo,  tutta la sostanza delle cose viene travisata.
Il Psc non è prescrittivo, non assegna diritti edificatori e ha durata illimitata,  se per ipotesi non partisse il POC  ( Piano del Sindaco, questo si prescrittivo, che assegna i diritti edificatori e della durata limitata a 5 anni ) solo con il PSC non si fa niente. Per non parlare della variabile del mercato immobiliare che condiziona il tutto.
A fronte di queste molte incertezze, vi è un  dato certo, ed è che nelle note aree a rischio ambientale si faranno, se e quando partisse l’edificazione , 152 alloggi in meno di quanti erano previsti prima della variante, perché cosi sta scritto nelle schede specifiche del PSC , e non rispettare ciò ricadrebbe sotto  diretta la responsabilità della giunta e del consiglio comunale.
Seconda inesattezza :  dire che il taglio dei 152 alloggi non è merito dei Socialisti in quanto è stata la Provincia a pretenderlo anche questo è falso. Innanzitutto si è trattato di un accordo raggiunto con il PD e spiace che questo partito  voglia quasi farlo passare sotto silenzio, poi perché se i rappresentanti della civica fossero ben informati saprebbero che la Provincia nelle note riserve non chiese alcuna riduzione del numero degli alloggi, ma che una volta chiarito l’equivoco sulla reale estensione della superficie edificabile rispetto all’intera superficie territoriale delle aree interessate e sistemata la relativa cartografia,  la Provincia era a posto.
Terza e ultima questione, volete darci una risposta convincente sulle ragioni del vostro voto di astensione sulla variante al PSC?  Perchè quella che ci avete dato è francamente risibile. Dire che l’astensione è motivata dall’attesa di vedere le osservazioni della Provincia non ha senso, viste le vostre posizioni attuali unitamente al fatto che la Provincia non stravolgerà di certo la Variante.
Se c’è dietro questo voto un qualche segnale politico, ditelo chiaro ai santarcangiolesi siamo sicuri che saranno molto interessati.

Fiorenzo Faini  seg PSI
Santarcangelo di R.

lunedì 17 ottobre 2011

Noi e loro




I rappresentanti di “ Una Mano “ e “ Officina” per farsi belli agli occhi dei Santarcangiolesi continuano a travisare la realtà dei fatti.
Ci riferiamo al taglio del 20% della Superficie Utile in alcuni ambiti compresi nelle aree di ricarica delle falde del Marecchia.
Questi continuano ad insistere che non ci sarà alcuna riduzione in quanto il dimensionamento complessivo del PSC è rimasto invariato.
Siamo costretti, nostro malgrado, a ritornare sull’argomento.
Premesso che stiamo parlando di una grandezza teorica, in quanto il PSC, come ben sappiamo non assegna diritti edificatori che vengono attribuiti successivamente con il POC;
che oltre il 70% del dimensionamento del PSC non è altro che la conferma del vecchio PRG nel quale noi Socialisti non abbiamo avuto voce in capitolo;
che la riduzione del dimensionamento, pur se condivisibile, non rientrava tra le riserve della Provincia;
che intraprendere questa strada significava andare ad una revisione dell’Accordo di Programma con la Provincia ( L.R. 20.2000), percorso lungo e dall’esito incerto;
in seguito a questi presupposti e tramite un accordo politico PD – PSI in linea con le richieste delle Provincia, è stato tagliato il 20% della Superficie Utile pari a 150 alloggi rispetto alle previsioni del PSC approvato nel luglio 2010, negli ambiti sotto indicati.
Di questi, 4 sono compresi nelle aree ARD ( ricarica diretta della falda ) 1 ( via Scalone ) nelle aree ARA ( connesse all’alveo) cosi ripartiti:
-          Contea        Superficie Utile tagliata  2810 mq.  =  35  alloggi
-          Corderie     Superficie Utile tagliata  2871 mq.  =  36  alloggi
-          S. Martino   Superficie Utile tagliata 2480 mq.  =  31  alloggi
-          Via Scalone  Superficie Utile tagliata 4000 mq. =  50  alloggi
                                                                       ---------------------------------
                                                                         12161 mq = 152 alloggi
Nelle aree su indicate, che tutti conosciamo come particolarmante critiche per il carico urbanistico programmato inizialmente , con la Variante approvata il numero di alloggi massimo previsto sarà ridotto delle quantità indicate, rispetto alle previsioni del PSC approvato a luglio 2010.
Resta fuori, nonostante la nostra posizione fortemente critica, l’ambito di Casale di San Vito, che non essendo oggetto delle riserve della Provincia, non siamo riusciti ad includere nell’intervento.
Questi sono i fatti, il resto è propaganda delle opposizioni, solo per prendere qualche voto in più.
A proposito, amici della civica, se questa Variante fa talmente schifo, perché alla fine il voto di astensione?

Fiorenzo Faini  seg. Psi Santarcangelo