lunedì 14 marzo 2016

"così controlliamo in modo indipendente chi gestisce i servizi"

Coriano vende azioni di Start Romagna: 'così controlliamo in modo indipendente chi fornisce i servizi'

Coriano vende azioni di Start Romagna: 'così controlliamo in modo indipendente chi fornisce i servizi'AttualitàCoriano
14:37 - 09 Marzo 2016
Il Comune di Coriano ha ceduto il proprio pacchetto azionario (10113 azioni per un valore di 10.100 euro) detenuto in Start Romagna spa, uscendo quindi del tutto dalla compagine societaria.

La vendita è avvenuta a seguito di procedura ad evidenza pubblica, in attuazione del Piano di razionalizzazione delle società partecipate approvato ai sensi dell’art. 1, comma 611, della legge n. 190/2014, con il quale il Comune aveva deciso la dismissione sia delle azioni di Hera che di Start Romagna spa, ritenute non più coerenti con le finalità istituzionali dell’ente.

La decisione non è dettata dall’esigenza di fare cassa, viste le modiche cifre, ma si inserisce in una precisa scelta strategica dell’Ente in ordine alla governance dei servizi pubblici locali: laddove non sia possibile erogare i servizi direttamente o almeno mantenere i processi di progettazione, scelte queste prioritarie per la Giunta, occorrerà
esercitare un controllo indipendente sui fornitori di servizi.

Inoltre Start, come Hera, svolgono attualmente i servizi in prorogatio rispettivamente del Trasporto Pubblico Locale e del Servizio di Gestione dei Rifiuti: la decisione di non far parte della compagine societaria, e di toglierci una “giacchetta” da soci, per noi in conflitto con le altre di Clienti e Regolatori, ci consentirà di portare avanti in maniera più incisiva ed indipendente le decisioni future.

Dichiarazione del Sindaco Domenica Spinelli

“Con questo ulteriore atto continuiamo il lavoro alla realizzazione del programma di Progetto Comune. Non solo svincolata dai condizionamenti di qualsiasi partito, ma anche e soprattutto dai ruoli ambigui che certe situazioni rischiavano di imporci. Liberi di decidere in nome e nel bene dei cittadini che rappresentiamo.” 
ALTARIMINI.IT

Novafeltria per la gestione pubblica dell'acqua, c'è chi ha coraggio e chi no ....

Novafeltria per l’acqua pubblica: incontro partecipato, il Consiglio Comunale approfondirà l’argomento

Novafeltria per l’acqua pubblica: incontro partecipato, il Consiglio Comunale approfondirà l’argomentoAttualitàNovafeltria
12:16 - 12 Marzo 2016
Si è svolta venerdì 11 marzo la riunione pubblica promossa dal Consiglio Comunale di Novafeltria, al fine di dare seguito al referendum del 2011, in cui la maggioranza degli italiani si è espressa favorevolmente al riconoscimento dell'acqua come un bene della collettività  dalla cui gestione  eliminare il profitto.
L'Amministratore Delegato, Dott. Paolo Lanari, della società Irisacqua, totalmente pubblica, impegnata dal 2005 a gestire il sistema idrico integrato per la provincia di Gorizia, ha dimostrato che anche il “pubblico” è in grado di gestire l'acqua, con efficacia ed efficienza, reinvestendo gli utili sul territorio, anziché spartirli fra gli azionisti.
Sara Visintin del Comitato Acqua Bene Comune ha invece raccontato il percorso delConsiglio d'ambito locale provinciale che ha deciso di andare ad affidamento  del servizio con gara europea, forte della delibera favorevole di un solo Comune (Rimini) e rifiutandosi di promuovere studi comparativi da parte di terzi.
Nel corso del dibattito è emerso che l'analisi sulle forme di affidamento del servizio idrico integrato, promossa da Reggio Emilia, ha dimostrato invece con chiarezza la possibilità di gestire in house, con convenienza, il servizio e con un'esposizione economica sostenibile da parte dei Comuni.

Asssene il Sindaco di Misano Adriatico, coordinatore dell'ambito provinciale, al quale nella riunione i promotori avrebbero chiesto  chiarimenti in merito a costi, tempi e  modalità  della gara europea,  forse più costosa dello studio di approfondimento richiesto con insistenza da Riccione, Novafeltria, Sant'Agata Feltria, Bellaria, Coriano e naturalmente dal Comitato Acqua Bene Comune; ma anche alle tariffe del 2015 non ancora pubblicate sul sito Atersir  e sul riallineamento previsto per le tariffe della provincia di Rimini con quelle di Forlì' e Ravenna, sensibilmente più care.

Al termine della riunione è emersa con chiarezza la volontà del Consiglio comunale di approfondire l'argomento per valutare, almeno per il territorio dell'Alta Valmarecchia, la possibilità di un sub-ambito, come esiste già per i rifiuti, secondo un percorso all'insegna dei dati e della chiarezza, che non hanno contraddistinto l'iter amministrativo seguito dal Consiglio d'ambito provinciale. ALTARIMINI.IT

mercoledì 9 marzo 2016

Coriano esce da Start Romagna

Mentre in altri comuni si litiga sulla società di trasporti, Coriano esce da Start Romagna. Il Comune di Coriano ha ceduto il proprio pacchetto azionario (10.113 azioni per un valore di 10.100 euro) detenuto in Start Romagna spa, uscendo quindi del tutto dalla compagine societaria.  Una scelta – precisa l’Amministrazione – prevista dal Programma di Progetto Comune che prevedeva indipendenza dai fornitori dei servizi.
La vendita è avvenuta a seguito di procedura ad evidenza pubblica, in attuazione del Piano di razionalizzazione delle società partecipate approvato ai sensi dell’art. 1, comma 611, della legge n. 190/2014, con il quale il Comune aveva deciso la dismissione sia delle azioni di Hera che di Start Romagna spa, ritenute non più coerenti con le finalità istituzionali dell’ente.
La decisione – ribadisce una nota dell’Amministrazione Comunale – “non è dettata dall’esigenza di fare cassa, viste le modiche cifre, ma si inserisce in una precisa scelta strategica dell’Ente in ordine alla governance dei servizi pubblici locali: laddove non sia possibile erogare i servizi direttamente o almeno mantenere i processi di progettazione, scelte queste prioritarie per la Giunta, occorrerà esercitare un controllo indipendente sui fornitori di servizi. Inoltre Start, come Hera, svolgono attualmente i servizi in prorogatio rispettivamente del Trasporto Pubblico Locale e del Servizio di Gestione dei Rifiuti: la decisione di non far parte della compagine societaria, e di toglierci una “giacchetta” da soci, per noi in conflitto con le altre di Clienti e Regolatori, ci consentirà di portare avanti in maniera più incisiva ed indipendente le decisioni future”.
Per il Sindaco Domenica Spinelli è un atto che prosegue la realizzazione del programma di Progetto Comune. “Non solo svincolata dai condizionamenti di qualsiasi partito, ma anche e soprattutto dai ruoli ambigui che certe situazioni rischiavano di imporci. Liberi di decidere in nome e nel bene dei cittadini che rappresentiamo.”
Redazione Newsrimini

Debito Agenzia di Mobilità : la lite continua

Questa mattina, nella seduta della II Commissione consiliare dedicata al tema di Agenzia Mobilità, sono volati gli stracci. Ma protagonisti non sono stati tanto i consiglieri, più che altro stupiti dalla piega che ha preso la commissione, quanto la presidente della stessa Agenzia Mobilità, Monica Zanzani, e l’assessore alle partecipate del Comune di Rimini Gianluca Brasini. Al centro del contendere in particolare l’ammontare del debito di AM nei confronti di Start Romagna, per il quale si parla di 13 milioni secondo Start Romagna ma molto meno per AM, 8,6 milioni. AM nel suo bilancio le ha inserite come “fondo rischi” mentre Start Romagna ha messo la cifra a bilancio come un vero e proprio debito di AM nei suoi confronti. Due differenti visioni che al momento sono oggetto di un contenzioso di difficile soluzione. Anche perché i soci pubblici di entrambe sono sostanzialmente identici.
Pesanti sono state le parole della Zanzani che ha detto di essere oggetto di pressioni per pagare somme che non ritiene di dover pagare. “Non costringetemi con pressioni a pagare cose che non ritengo dovute”, ha detto sfidando i soci pubblici a sfiduciarla. “Parole gravissime”, ha detto l’assessore Brasini chiedendo rispetto per atti e istituzioni. Brasini ha inoltre rinfacciato alla Zanzani l’assenza in un caso, e la presenza per pochi minuti in un altro, ai due tavoli convocati in prefettura.
Resta aperta la questione di chi debba dirimere il contenzioso, che é tra l’altro anche una ragione di stallo per la fusione delle agenzie di trasporti romagnole: l’azienda ravennate infatti non vorrebbemuoversi prima della soluzione del contenzioso riminese.
La Zanzani ha proposto un arbitrato. Brasini ha risposto che 60mila euro per un arbitrato (che coinvolgerebbe appunto due società pubbliche simili) non possono essere spesi. Carla Franchini del 5 Stelle, presidente della commissione, chiede che invece sia la Regione ad esprimersi, visto che le agenzie ci sono grazie alla Legge Burlando che è stata la stessa Regione a recepire. E forse sarebbe il caso, sempre per la Franchini, di rimettere in discussione il concetto di agenzie se poi si creano situazioni come quella riminese.
In tutto questo, poi, continua a far discutere il costo a chilometro di 3,96 euro approvato nel contratto di servizio tra AM e Start Romagna, rispetto ai 3,6 proposti da Agenzia. Un costo troppo alto, contestano molti. Il bilancio di AM registra quest’anno un risparmio di un milione di euro, risponde Brasini.


La dichiarazione dell’assessore Brasini:
Ho ribadito ancora una volta quanto deciso pochi giorni fa in sede di approvazione del bilancio previsionale 2016 della stessa Agenzia. Innanzitutto quel bilancio è il risultato di un lavoro collettivo protrattosi per mesi, che ha visto coinvolti oltre ai Comuni, la Regione Emilia Romagna e della Prefettura di Rimini, del tutto coerente e rispettoso con le norme che disciplinano il trasporto pubblico locale.
Nella seduta odierna di commissione consiliare, ho ricordato come la novità principale del bilancio 2016 di AM sia sicuramente il risparmio rispetto al 2015 di oltre un milione di euro per tutti gli Enti soci (i 26 Comuni della provincia di Rimini) in relazione ai contributi consortili da questi versati a copertura del servizio pubblico. Rispetto ai 4.425.0000 euro del 2015, il risparmio per gli enti soci è di oltre 1 milione di euro considerando anche gli accantonamenti ed il contributo regionale confermato anche per il 2016. Emerge così un bilancio previsionale equilibrato e rispettoso delle norme che si traduce per tutti i Comuni della provincia di Rimini in un corposo risparmio (nell’ordine del 20%) rispetto all’anno precedente e anche agli anni passati, mantenendo inalterato quantità e qualità del servizio di trasporto pubblico locale. Con la ridefinizione dell’entità del contributo, avvenuta attraverso la procedura del tavolo di mediazione aperto presso la Prefettura e che ha sancito il giusto costo del servizio per chilometro abbassandolo sensibilmente rispetto agli importi precedenti, si salvaguardano anche i livelli occupazionali dell’azienda pubblica di trasporto.
Sottolineo cento volte con la matita rossa, il fatto che il bilancio sia coerente con le norme vigenti in materia di trasporto pubblico locale, essendo ogni altra proposta priva di qualsiasi fondamento legislativo, economico, di merito, iscrivendosi semmai nel campo di una unilaterale opinione priva di addentellati con la concretezza quotidiana di un servizio da gestire. Per questo giudico incomprensibile il comportamento, prima in sede di tavolo in Prefettura poi reiterato nella commissione odierna e con i sindacati, tenuto dalla presidente di Agenzia Mobilità, in assoluta solitudine e in aperta frizione con tutti i soggetti coinvolti, rispetto le risultanze che il tavolo della Prefettura, ha stabilito anche con la sottoscrizione dell’accordo da parte dello stesso delegato di AM. Un atteggiamento appunto incomprensibile, tanto più alla luce dell’importante risultato raggiunto sia in termini di valori economici per gli enti, sia per quanto riguarda il mantenimento del servizio e dei livelli occupazionali, anch’essi ‘valori’ importanti e non negoziabili”.


Il commento di Carla Franchini (Movimento 5 Stelle)
Due società – Agenzia  Mobilità e Start,  i cui soci pubblici sostanzialmente  coincidono –  non convergono sull’importo di un credito importante (che AM deve a START Romagna) e neppure sul quantum del costo a chilometro del servizio di trasporto pubblico.
Circa il credito sarebbero 13 milioni di euro per Start, ma secondo Agenzia Mobilità sarebbero solo 8 milioni  e 600.000 euro, che scenderebbero addirittura  4 milioni  e 200.000 euro escludendo i contratti collettivi, come pare aver affermato la Regione).Circa il costo a chilometro l’accordo è arrivato: per il 2016 il costo a chilometro sarà di Euro 3,96 a km (contro i 4,20 pagati fino a ieri), ma  l’ accordo sul credito che AM deve dare a Start ancora non c’è. E sembra anche lontano all’orizzonte. E per dirimere la controversia AM propone un arbitrato (costo 60.000 euro), ma  Brasini dice di no.Una veloce considerazione: se per dirimere una controversia  tra 2 soggetti PUBBLICI (AM e Start) i cui soci sono all’incirca  è necessario ricorrere ad un arbitrato significa che in questa partita la Regione ER gioca il ruolo di semplice  spettatore!  La Regione non può  stare a guardare mentre a Rimini è  a rischio il trasporto  pubblico.
La gara per l’affidamento del TPL è  al palo (da anni)  perché  si attende l’unificazione  delle agenzie  della mobilità, ma Ambra Spa (AM di Ravenna) non ha alcuna intenzione  di procedere al processo di fusione con AM Rimini fino a quando  quest’ultima non chiuderà  il pesante contenzioso  con Start.
E’ un gatto che si morde la coda!
E dunque considerato che il recepimento fatto dalla Regione ER della Legge Burlando (con la quale sono state costituite le agenzie della mobilità introducendo un soggetto in più, le Agenzie della Mobilità, nel rapporto tra chi paga il servizio (Regione e Comuni) e chi lo effettua (Gestore, per Rimini Start Romagna)  ha prodotto questi effetti disastrosi (di sicuro nel bacino di Rimini) forse è il caso che la Regione Emilia Romagna valuti la costituzione di un’unica Authority (o addirittura nessuna) per tutta la Regione, al pari di come si è fatto per ATERSIR (Authority per servizi idrici e rifiuti) che ha unificato  gli ex ATO locali. Di certo andrebbe incontro anche agli obiettivi di riduzione dei Decreti Madia oggi in corso di approvazione.
Inoltre invito il Presidente della Giunta Regionale a scendere dalle tribune e venire a Rimini a “sedare la rissa”  tra i due contendenti particolarmente rissosi , forse proprio in virtù della stretta parentela, perché saremmo un po’ stanchini di avere le tariffe più care con gli autobus peggiori. 
Va tirata al più presto una riga e avviata una nuova gara per avere nell’ interesse dei cittadini migliori servizi, migliori tariffe e migliori mezzi.
Maurizio Ceccarini newsrimini.it

domenica 6 marzo 2016

Il prof.Balzani sulla questione Hera e servizi pubblici locali, come superare un monopolio e ridare potere ai Comuni

La stagione delle multiutility comincia con il superamento delle antiche municipalizzate, negli anni Novanta. Le aziende speciali, sorte con la provvida legge Giolitti 103/1903, avevano compiuto un ciclo importante (pensiamo agli acquedotti, a inizio Novecento, e alla metanizzazione del territorio, negli anni Sessanta) ed erano in condizioni assai diverse le une dalle altre: talune efficienti, altre invece infiltrate dalla politica e divenute parcheggio di ceto parassitario. Con le ovvie, immaginabili ricadute sul piano dell’efficienza gestionale e della cultura d’impresa.

La scelta di accorpare realtà territoriali di dimensioni limitate all’interno di strutture più vaste, dotate di grandi possibilità di investimento sui servizi a rete e di un management di qualità, andava nella direzione di assicurare ai Comuni (che restavano i titolari del controllo della Spa) uno strumento potente, duttile, efficiente, sottraendolo al “mercato politico”e alle sue degenerazioni.

La fase costitutiva delle multiutility è stata quindi segnata dal drenaggio di risorse umane di qualità dalla periferia amministrativa all’impresa e, contestualmente, dalla concentrazione degli impianti. Presentata in questo modo, l’operazione non presentava controindicazioni particolari, e infatti è stata la chiave di volta del successo delle nuove strutture emiliano-romagnole.

Il problema è sorto nel momento in cui Hera in primo luogo (2003), poi Enìa (nata nel 2005 dall’associazione delle municipalizzate emiliane), fondendosi con Iride e dando vita a Iren (2010), sono state quotate in Borsa. Lì c’è stata una mutazione prevedibile, ma radicale. Il management ha acquisito un ovvio predominio, dovendo rispondere al capitale degli investitori privati (nel caso di Hera, anche le Fondazioni bancarie); nello stesso tempo, i soci pubblici hanno faticato a generare politiche proprie, anche in virtù di una specializzazione della comunicazione e dei processi decisionali, preferendo rivestire il ruolo di azionisti percettori di dividendi.

Questa scelta è stata determinata da più fattori: debolezza della classe amministrativa, mutevole e spesso non all’altezza culturalmente di un dibattito tecnico; sistematica asimmetria informativa fra aziende e Comuni, resa più dolorosa e irrecuperabile dal drenaggio dei tecnici pubblici migliori nelle multiutility; tendenza a sottovalutare l’impatto delle tariffe sul consenso, in virtù di una imposizione locale “irresponsabile”
(cioè gestita dal centro del sistema) fino alla crisi del 2008. Infine, ma non meno importante, va segnalato il passaggio di personale politico nei quadri di rappresentanza delle muliutility, attraverso una forma di reclutamento indiretta che ha fatto parlare Marco Damilano di passaggio dal modello berlusconiano del partito-azienda a quello emiliano dell’azienda-partito.

Il tentativo RER di creare un contraltare di pari entità (lo scioglimento degli Ato provinciali e la costituzione di Atersir), anziché riequilibrare sul versante politico i rapporti di forza, accentuando il côté della programmazione, delle gare e dei controlli, ha reso ancora più debole la parte pubblica, fra l’altro ulteriormente impoverita di tecnici a causa di una clausola di salvaguardia che ha permesso al personale comandato negli Ato di tornare agli enti locali di provenienza. Non è chiaro se questo esito sia stato programmato o se sia semplicemente il frutto di miopia politica. Sta di fatto che la stagione inauguratasi nel 2012 è stata segnata dall’ulteriore difficoltà, da parte del pubblico, di intervenire sugli indirizzi di politiche fondamentali per la vita collettiva.



Il ritiro delle delega all’Assessora Freda (2013) e la ricentralizzazione delle stesse sulla figura del Presidente - proprio in coincidenza con la fase calda della discussione del piano regionale di gestione rifiuti - è, anche dal punto di vista simbolico, la testimonianza di un ruolo di mediazione istituzionale assunto da Vasco Errani, più che di costruttore di policies attraverso l’apparato funzionariale e dirigenziale dell’Assessorato.

Ma veniamo ora ad esaminare brevemente la diversità d’impostazione delle politiche emerse in questi anni nei territori della RER. Perché questa è la
novità: rispetto alla acquiescenza e la consueta “riservatezza” con cui la politica (di governo) ha affrontato il tema delle multiutility fino al 2009, ora – sulla scorta di una nuova sensibilità dell’opinione pubblica – assistiamo ad una secolarizzazione del dibattito e ad una maggiore trasparenza dei punti di vista.

La reazione ostile del Sindaco di Imola all’annuncio del Comune di Forlì di votare contro il nuovo allargamento di Hera (alle imprese friulane e
giuliane) e, in seconda battuta, di non sottoscrivere il patto di sindacato fra i soci pubblici di Hera alla sua naturale scadenza (31 dicembre 2014.
Come Ferrara, d’altronde), rivela un elemento finalmente politico della vicenda regionale. Il Sindaco di Imola incarna un’idea perfettamente logica e razionale: la sua città, tramite una holding ben gestita, detiene attualmente il 7,4% delle azioni Hera (una quota seconda solo a Bologna e a Modena), che produce il più alto dividendo pro capite (Imola è una piccola città), se spalmato sui cittadini residenti del Comune (il rapporto rispetto Forlì, tanto per fare un esempio, è di 4:1). La strategia è
chiara: Imola ha deciso, anche in virtù di una dotazione iniziale assai significativa d’impianti, d’investire sulla multiutility, cui ha conferito poi anche le reti, in modo da beneficiare degli utili. Fra il profilo dell’utente/controllore e quello dell’azionista, ha scelto il secondo. E’
poi chiaro che un simile peso in termini di azioni fa sì che Imola sia un socio autorevole e ascoltato, rispetto ad altri – Forlì, Ferrara, Rimini – il cui apporto al capitale sociale viaggia fra l’1,6 e l’1,7%. Per i bilanci di queste città, il dividendo Hera è assai più contenuto e meno strategico.

Il punto di vista alternativo, rappresentato da Forlì in questo caso, è quello di tenere le reti in mano pubblica (non senza un riscontro positivo sui bilanci: vedansi i risultati di Unica Reti) e di occuparsi di gare, tariffe, servizi e controlli: cosa assai difficile e complicata, perché Hera ha drenato dalle ex municipalizzate personale di prim’ordine (come si diceva poco sopra). Forlì, che rappresenta una quota relativamente modesta del capitale Hera (1,6%), ma che può vantare, d’altronde, un portafoglio di utenti/clienti (oltre il 9%) pari a 4 volte la percentuale, ha un interesse opposto a quello di Imola: essa vede la multiutility come erogatrice di buoni servizi possibilmente a basso costo ed è indotta a entrare nel merito della composizione delle tariffe, per evitare che profitti eccessivi vadano a beneficio degli azionisti maggiori (fra cui anche il Comune di Imola).
Detto in altri termini, non tutti i soci pubblici sono uguali: le strategie delle città hanno creato due modelli di riferimento: i fautori della “logica azionista” e quelli della “logica utente”. Che sono alla fine inconciliabili. Per questo, dovendo scegliere, Forlì preferirebbe una società francamente animata da un indirizzo privatistico, dove la foglia di fico del controllo pubblico cede il passo alla realtà così com’è: Hera è un grande colosso capitalistico e finanziario ormai internazionalizzato, privato e insieme pubblico, guidato da un management di indubbie qualità, nel quale le politiche dei Comuni, salvo rari casi, hanno un peso molto modesto. I servizi che Hera potrà erogare saranno sempre più legati ad un ovvio parametro di profitto atteso, con l’inevitabile conseguenza che interi pezzi di sistema locale rischiano di essere progressivamente abbandonati. E’ già successo in altri settori.

Il pubblico dovrebbe invece restare titolare delle reti e dovrebbe gestire – possibilmente in house – quei servizi pubblici per i quali la scala territoriale risulti conveniente e la copertura dei costi attraverso tariffa sia assicurata: per tutti gli altri, sarà il mercato – ed Hera, così come Iren, è di certo un soggetto altamente attrezzato in questo senso – a definire successi e insuccessi delle imprese. Ciò implica, quindi, la riappropriazione di un potere d’indirizzo comunale sulle politiche – pensiamo all’acqua o alla raccolta dei rifiuti, giusto per fare un esempio
-: e tanto più oggi, quando i cittadini vedono che sono i Comuni a determinare la tassazione su questi servizi e pretenderebbero correttamente perciò, con il voto, di orientarne le scelte. Ciò implica, inoltre, una netta separazione fra le funzioni: proprietà delle reti, gare e controllo, da un lato (oltre alla gestione diretta dei servizi esercitabili in regime di monopolio su una scala territoriale circoscritta); competizione fra imprese, multiutility o meno, per i servizi a mercato o ad alta intensità di capitale (e perciò fuori dalla sfera comunale o inter-comunale).

Siamo di fronte a due modelli assai diversi: nell’un caso le politiche passano attraverso la multiutility a partecipazione pubblica, che le interpreta e le declina; nell’altro, la multiutility è un mero strumento, e le politiche restano, in parte almeno, più prossime all’ente in capo al quale è la rappresentanza civica e collettiva diretta.

Direi che si tratta di un tema complesso, ma di grande interesse. Anche perché ci sono altri attori in gioco: la Regione, che ha concentrato su di sé talune funzioni essenziali, lo Stato con le sue “liberalizzazioni”, vere o presunte, l’Europa con i suoi indirizzi. Ecco, credo che questa sia politica in senso puro: diritti, beni

comuni, servizi, tariffe, imprese, rappresentanza, controllo, tutti fusi insieme. E poiché è politica allo stato puro, ritengo che anche su questo terreno debba essere giocata la gara per la Regione prossima ventura, nel 2015.

mercoledì 2 marzo 2016

Gambini vince le primarie a Cattolica

Qual è il significato politico di questa candidatura? Intanto impariamo a conoscere quanto va dicendo da un po' di tempo a questa parte...




Il ritorno di Gambini: l’anti-Gnassi prende forma a Cattolica


“Adesso è arrivato il momento di cambiare pagina”. Il commento di Sergio Gambini dopo il risultato, per nulla scontato, delle primarie del Pd, riguarda Cattolica, ovviamente. E’ lì che l’ex parlamentare si è messo in gioco con coraggio (chi glielo ha fatto fare?) ed è lì che si giocherà la poltrona di sindaco.
Ma non si può non vedere che la corsa di Sergio Gambini, per i temi che ha lanciato nel dibattito per prepararsi la strada e, tanto più, per la sua azione amministrativa se dovesse risultare eletto, avranno un impatto che andrà ben oltre i confini di Cattolica.
Gambini rappresenta in ambito Pd una sensibilità politica riformista lontana anni luce dallo stile e dai contenuti fatti propri dal sindaco di Rimini. Dialogo con la città e innovazione della pubblica amministrazione sono i segnali forti di cui si è già fatto interprete e che, sicuramente più dell’endorsement arrivato dai pezzi da 90 del Pd, gli hanno fatto guadagnare la vittoria su Corrado Piva.
“Sburocratizzare, semplificare, rendere il Comune sempre più agile, trasparente e raggiungibile”, sono state le sue parole d’ordine, che pure a Rimini rappresentano un miraggio. Ripensare il Comune, “oggi considerato spesso un luogo ostile”, interloquire coi cittadini e con le rappresentanze socio-economiche, uscire dal degrado, recuperare la delusione. Sono i campi di lavoro aperti da Gambini nel corso della campagna elettorale per le primarie che, fatte le debite proporzioni, rappresentano altrettanti vulnus non solo del Comune di Cattolica ma anche di quello di Rimini.
D’altra parte è sufficiente rileggersi gli interventi che Gambini ha scritto per Rimini 2.0.
La disaffezione degli elettori del Pd in ambito provinciale e regionale, conseguenza plastica della insoddisfazione nei confronti degli amministratori locali, è un refrain spesso rilanciato da Gambini negli ultimi anni. E l’obiettivo di rimettere in discussione il Pd per ritrovare la sua base, come ha detto senza mezzi termini il candidato Gambini per spiegare la sua corsa a Cattolica, è una sfida che si riverserà anche sull’operato del sindaco di Rimini.
Se Gambini diventerà sindaco, il Comune capoluogo avrà in qualche caso un nuovo avversario, anche su questioni importantissime come la metropolitana di costa e in altri casi dovrà fare i conti con un pungolo notevole che costringerà a misurarsi con un nuovo e autorevole punto di vista in materia in investimenti infrastrutturali (aeroporto), monopolio di Herapolitiche turistiche, rapporto col capoluogo regionalesistema fieristico-congressuale, assistenzialismo, welfare, sussidiarietà e altro.
Ecco perché, mentre Gnassi dorme al momento fra due guanciali in attesa del voto della prossima primavera, per nulla intimorito dal fuoco nemico del centrodestra, deve guardarsi con molta attenzione dall’anti-Gnassi del Pd che dalla Regina è pronto a dare battaglia per accreditare un renzismo che potrebbe indirettamente rottamare anche Andrea Sigismondo Malafesta. (c.m.) RIMINI 2.0