sabato 30 maggio 2015

Domani si vota in 7 regioni e in oltre 700 comuni

Tanti auguri ai candidati socialisti nelle liste PSI o in altre liste alle elezioni regionali e comunali di domani, augurandoci che siano in tanti ad essere eletti
















L'ultimo discorso di Matteotti

Giacomo Matteotti interviene alla Camera il 30 maggio 1924

Roma, Camera dei deputati, 30 maggio 1924. E' l'ultimo intervento che Giacomo Matteotti farà alla Camera; sarà ucciso da sicari fascisti il 10 giugno di quello stesso anno.

Presidente. Ha chiesto di parlare l’onorevole Matteotti. Ne ha facoltà.Giacomo Matteotti. Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delle elezioni la proposta di convalida di numerosi colleghi. Nessuno certamente, degli appartenenti a questa Assemblea, all’infuori credo dei componenti la Giunta delle elezioni, saprebbe ridire l’elenco dei nomi letti per la convalida, nessuno, né della Camera né delle tribune della stampa. (Vive interruzioni alla destra e al centro)
Dario Lupi. È passato il tempo in cui si parlava per le tribune!
Giacomo Matteotti. Certo la pubblicità è per voi un’istituzione dello stupidissimo secolo XIX. (Vivi rumori. Interruzioni alla destra e al centro) Comunque, dicevo, in questo momento non esiste da parte dell’Assemblea una conoscenza esatta dell’oggetto sul quale si delibera. Soltanto per quei pochissimi nomi che abbiamo potuto afferrare alla lettura, possiamo immaginare che essi rappresentino una parte della maggioranza. Ora, contro la loro convalida noi presentiamo questa pura e semplice eccezione: cioè, che la lista di maggioranza governativa, la quale nominalmente ha ottenuto una votazione di quattro milioni e tanti voti...(Interruzioni).
Voci al centro: "Ed anche più!"
Giacomo Matteotti. ... cotesta lista non li ha ottenuti, di fatto e liberamente, ed è dubitabile quindi se essa abbia ottenuto quel tanto di percentuale che è necessario (Interruzioni. Proteste) per conquistare, anche secondo la vostra legge, i due terzi dei posti che le sono stati attribuiti! Potrebbe darsi che i nomi letti dal Presidente: siano di quei capilista che resterebbero eletti anche se, invece del premio di maggioranza, si applicasse la proporzionale pura in ogni circoscrizione. Ma poiché nessuno ha udito i nomi, e non è stata premessa nessuna affermazione generica di tale specie, probabilmente tali tutti non sono, e quindi contestiamo in questo luogo e in tronco la validità della elezione della maggioranza (Rumori vivissimi). Vorrei pregare almeno i colleghi, sulla elezione dei quali oggi si giudica, di astenersi per lo meno dai rumori, se non dal voto. (Vivi commenti - Proteste - Interruzioni alla destra e al centro)
Maurizio Maraviglia. In contestazione non c’è nessuno, diversamente si asterrebbe!
Giacomo Matteotti. Noi contestiamo....
Maurizio Maraviglia. Allora contestate voi!
Giacomo Matteotti. Certo sarebbe Maraviglia se contestasse lei! L’elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. In primo luogo abbiamo la dichiarazione fatta esplicitamente dal governo, ripetuta da tutti gli organi della stampa ufficiale, ripetuta dagli oratori fascisti in tutti i comizi, che le elezioni non avevano che un valore assai relativo, in quanto che il Governo non si sentiva soggetto al responso elettorale, ma che in ogni caso - come ha dichiarato replicatamente - avrebbe mantenuto il potere con la forza, anche se... (Vivaci interruzioni a destra e al centro. Movimenti dell’onorevole Presidente del Consiglio)
Voci a destra: "Sì, sì! Noi abbiamo fatto la guerra!" (Applausi alla destra e al centro).
Giacomo Matteotti. Codesti vostri applausi sono la conferma precisa della fondatezza dei mio ragionamento. Per vostra stessa conferma dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà... (Rumori, proteste e interruzioni a destra) Nessun elettore si è trovato libero di fronte a questo quesito...
Maurizio Maraviglia. Hanno votato otto milioni di italiani!
Giacomo Matteotti. ... se cioè egli approvava o non approvava la politica o, per meglio dire, il regime del Governo fascista. Nessuno si è trovato libero, perché ciascun cittadino sapeva a priori che, se anche avesse osato affermare a maggioranza il contrario, c’era una forza a disposizione del Governo che avrebbe annullato il suo voto e il suo responso. (Rumori e interruzioni a destra)
Una voce a destra: "E i due milioni di voti che hanno preso le minoranze?"
Roberto Farinacci. Potevate fare la rivoluzione!
Maurizio Maraviglia. Sarebbero stati due milioni di eroi!
Giacomo Matteotti. A rinforzare tale proposito del Governo, esiste una milizia armata... (Applausi vivissimi e prolungati a destra e grida di "Viva la milizia")
Voci a destra: "Vi scotta la milizia!"
Giacomo Matteotti. ... esiste una milizia armata... (Interruzioni a destra, rumori prolungati)
Voci: "Basta! Basta!"
Presidente. Onorevole Matteotti, si attenga all’argomento.
Giacomo Matteotti. Onorevole Presidente, forse ella non m’intende; ma io parlo di elezioni. Esiste una milizia armata... (Interruzioni a destra) la quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: di sostenere un determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel Capo del fascismo e non, a differenza dell’Esercito, il Capo dello Stato. (Interruzioni e rumori a destra)
Voci: a destra: "E le guardie rosse?"
Giacomo Matteotti. Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse. (Commenti) In aggiunta e in particolare... (Interruzioni) mentre per la legge elettorale la milizia avrebbe dovuto astenersi, essendo in funzione o quando era in funzione, e mentre di fatto in tutta l’Italia specialmente rurale abbiamo constatato in quei giorni la presenza di militi nazionali in gran numero... (Interruzioni, rumori)
Roberto Farinacci. Erano i balilla!
Giacomo Matteotti. È vero, on. Farinacci, in molti luoghi hanno votato anche i balilla! (Approvazioni all’estrema sinistra, rumori a destra e al centro)
Voce al centro: "Hanno votato i disertori per voi!"
Enrico Gonzales. Spirito denaturato e rettificato!
Giacomo Matteotti. Dicevo dunque che, mentre abbiamo visto numerosi di questi militi in ogni città e più ancora nelle campagne (Interruzioni), gli elenchi degli obbligati alla astensione, depositati presso i Comuni, erano ridicolmente ridotti a tre o quattro persone per ogni città, per dare l’illusione dell’osservanza di una legge apertamente violata, conforme lo stesso pensiero espresso dal Presidente del Consiglio che affidava ai militi fascisti la custodia delle cabine.(Rumori) A parte questo argomento del proposito del Governo di reggersi anche con la forza contro il consenso e del fatto di una milizia a disposizione di un partito che impedisce all’inizio e fondamentalmente la libera espressione della sovranità popolare ed elettorale e che invalida in blocco l’ultima elezione in Italia, c’è poi una serie di fatti che successivamente ha viziate e annullate tutte le singole manifestazioni elettorali. (Interruzioni, commenti)
Voci: a destra: "Perché avete paura! Perché scappate!"
Giacomo Matteotti. Forse al Messico si usano fare le elezioni non con le schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle. (Vivi rumori. Interruzioni, approvazioni all’estrema sinistra) E chiedo scusa al Messico, se non è vero! (Rumori prolungati)I fatti cui accenno si possono riassumere secondo i diversi momenti delle elezioni. La legge elettorale chiede... (Interruzioni, rumori)
Paolo Greco. È ora di finirla! Voi svalorizzate il Parlamento!
Giacomo Matteotti. E allora sciogliete il Parlamento.
Paolo Greco. Voi non rispettate la maggioranza e non avete diritto di essere rispettati.
Giacomo Matteotti. Ciascun partito doveva, secondo la legge elettorale, presentare la propria lista di candidati... (Vivi rumori)
Maurizio Maraviglia. Ma parli sulla proposta dell’onorevole Presutti.
Giacomo Matteotti. Richiami dunque lei all’ordine il Presidente! La presentazione delle liste - dicevo - deve avvenire in ogni circoscrizione mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei circoscrizioni su quindici le operazioni notarili che si compiono privatamente nello studio di un notaio, fuori della vista pubblica e di quelle che voi chiamate "provocazioni", sono state impedite con violenza. (Rumori vivissimi)
Giuseppe Bastianini. Questo lo dice lei!
Voci dalla destra: "Non è vero, non è vero."
Giacomo Matteotti. Volete i singoli fatti? Eccoli: ad Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata... (Rumori)
Maurizio Maraviglia. Non è vero. Lo inventa lei in questo momento.
Roberto Farinacci. Va a finire che faremo sul serio quello che non abbiamo fatto!
Giacomo Matteotti. Fareste il vostro mestiere!
Emilio Lussu. È la verità, è la verità!...
Giacomo Matteotti. A Melfi... (Rumori vivissimi - Interruzioni) a Melfi è stata impedita la raccolta delle firme con la violenza (Rumori). In Puglia fu bastonato perfino un notaio (Rumori vivissimi)
Gino Aldi-Mai. Ma questo nei ricorsi non c’è! In nessuno dei ricorsi! Ho visto gli atti delle Puglie e in nessun ricorso è accennato il fatto di cui parla l’on. Matteotti.
Roberto Farinacci. Vi faremo cambiare sistema! E dire che sono quelli che vogliono la normalizzazione!
Giacomo Matteotti. A Genova (Rumori vivissimi) i fogli con le firme già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati
Voci: "Perché erano falsi."
Giacomo Matteotti. Se erano falsi, dovevate denunciarli ai magistrati!
Roberto Farinacci. Perché non ha fatto i reclami alla Giunta delle elezioni?
Giacomo Matteotti. Ci sono.
Una voce dal banco delle commissioni: "No, non ci sono, li inventa lei."
Presidente. La Giunta delle elezioni dovrebbe dare esempio di compostezza! I componenti della Giunta delle elezioni parleranno dopo. Onorevole Matteotti, continui.
Giacomo Matteotti. Io espongo fatti che non dovrebbero provocare rumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c’è offesa, non c’è ingiuria per nessuno in ciò che dico: c’è una descrizione di fatti.
Attilio Teruzzi. Che non esistono!
Giacomo Matteotti. Da parte degli onorevoli componenti della Giunta delle elezioni si protesta che alcuni di questi fatti non sono dedotti o documentati presso la Giunta delle elezioni. Ma voi sapete benissimo come una situazione e un regime di violenza non solo determinino i fatti stessi, ma impediscano spesse volte la denuncia e il reclamo formale. Voi sapete che persone, le quali hanno dato il loro nome per attestare sopra un giornale o in un documento che un fatto era avvenuto, sono state immediatamente percosse e messe quindi nella impossibilità di confermare il fatto stesso. Già nelle elezioni del 1921, quando ottenni da questa Camera l’annullamento per violenze di una prima elezione fascista, molti di coloro che attestarono i fatti davanti alla Giunta delle elezioni, furono chiamati alla sede fascista, furono loro mostrate le copie degli atti esistenti presso la Giunta delle elezioni illecitamente comunicate, facendo ad essi un vero e proprio processo privato perché avevano attestato il vero o firmato i documenti! In seguito al processo fascista essi furono boicottati dal lavoro o percossi. (Rumori, interruzioni)
Voci: a destra: "Lo provi."
Giacomo Matteotti. La stessa Giunta delle elezioni ricevette allora le prove del fatto. Ed è per questo, onorevoli colleghi, che noi spesso siamo costretti a portare in questa Camera l’eco di quelle proteste che altrimenti nel Paese non possono avere alcun’altra voce ed espressione. (Applausi all’estrema sinistra) In sei circoscrizioni, abbiamo detto, le formalità notarili furono impedite colla violenza, e per arrivare in tempo si dovette supplire malamente e come si poté con nuove firme in altre provincie. A Reggio Calabria, per esempio, abbiamo dovuto provvedere con nuove firme per supplire quelle che in Basilicata erano state impedite.
Una voce al banco della giunta: "Dove furono impedite?"
Giacomo Matteotti. A Melfi, a Iglesias, in Puglia... devo ripetere? (Interruzioni, rumori) Presupposto essenziale di ogni elezione è che i candidati, cioè coloro che domandano al suffragio elettorale il voto, possano esporre, in contraddittorio con il programma del Governo, in pubblici comizi o anche in privati locali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei luoghi, anzi quasi da per tutto, questo non fu possibile.
Una voce:"Non è vero! Parli l’onorevole Mazzoni!" (Rumori)
Giacomo Matteotti. Su ottomila comuni italiani, e su mille candidati delle minoranze, la possibilità è stata ridotta a un piccolissimo numero di casi, soltanto là dove il partito dominante ha consentito per alcune ragioni particolari o di luogo o di persona. (Interruzioni, rumori) Volete i fatti? La Camera ricorderà l’incidente occorso al collega Gonzales.
Attilio Teruzzi. Noi ci ricordiamo del 1919, quando buttavate gli ufficiali nel Naviglio. lo, per un anno, sono andato a casa con la pena di morte sulla testa!
Giacomo Matteotti. Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel 1919.
Voci: "Non è vero! non è vero!"
Aldo Finzi. Michele Bianchi! Proprio lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi!
Giacomo Matteotti. Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto è semplicemente questo, che l’onorevole Michele Bianchi con altri teneva un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio. Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori, interruzioni)
Aldo Finzi. Non è così!
Giacomo Matteotti. Porterò i giornali vostri che lo attestano.
Aldo Finzi. Lo domandi all’onorevole Merlin che è più vicino a lei! L’onorevole Merlin cristianamente deporrà.
Giacomo Matteotti. L’on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il passato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non dovevate voi essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle elezioni? (Rumori) E, signori che mi interrompete, anche qui nell’assemblea? (Rumori a destra)
Attilio Teruzzi. È ora di finirla con queste falsità.
Giacomo Matteotti. L’inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte dell’onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all’oratore di aprire nemmeno la bocca.(Rumori, interruzioni, apostrofi)
Una voce:" Non è vero, non fu impedito niente." (Rumori)
Giacomo Matteotti. Allora rettifico! Se l’onorevole Gonzales dovette passare 8 giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato. (Rumori, interruzioni) L’onorevole Gonzales, che è uno studioso di San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli doveva parlare... (Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni deputati che siedono all’estrema sinistra)
Presidente. Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendano posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia breve, e concluda.
Giacomo Matteotti. L’Assemblea deve tenere conto che io debbo parlare per improvvisazione, e che mi limito...
Voci: "Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti!"
Enrico Gonzales. I fatti non sono improvvisati! (Rumori)
Giacomo Matteotti. Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento dell’Assemblea...(Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo al fatto dell’onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell’onorevole Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo dell’opposizione costituzionale, l’onorevole Amendola, e che fu impedita... (Oh, oh! - Rumori)
Voci: a destra: "Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d’accordo tutti!"
Giacomo Matteotti. Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" ha molta elasticità!
Paolo Greco. Chiedo di parlare sulle affermazioni dell’onorevole Matteotti.
Giacomo Matteotti. L’onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di corpi armati, i quali intervennero in città...
Enrico Presutti. Dica bande armate, non corpi armati!
Giacomo Matteotti. Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!
Voci: a destra: "Per paura! Per paura!" (Rumori - Commenti)
Roberto Farinacci. Vi abbiamo invitati telegraficamente!
Giacomo Matteotti. Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche dell’avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate! (Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero presenti, e nessuno dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è vostro costume dire che "qualcuno di noi ha provocato" e come "in seguito a provocazioni" i fascisti "dovettero" legittimamente ritorcere l’offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)
Voci: a destra: "L’avete studiato bene!"
Orazio Pedrazzi. Come siete pratici di queste cose, voi!
Presidente. Onorevole Pedrazzi!
Giacomo Matteotti. Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità di circolare nelle loro circoscrizioni!
Voci: a destra: "Avevano paura!"
Filippo Turati. Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c’erano i briganti, avevano paura. (Vivi rumori a destra, approvazioni a sinistra)
Una voce: "Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato rispettato"
Filippo Turati. Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi a sinistra, rumori a destra)
Presidente. Concluda, onorevole Matteotti.. Non provochi incidenti!
Giacomo Matteotti. Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo! (Approvazioni a sinistra - Rumori prolungati)
Presidente. Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l’onorevole Rossi...
Giacomo Matteotti. Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)
Antonio Casertano. Chiedo di parlare.
Presidente. Ha facoltà di parlare l’onorevole Presidente della Giunta delle elezioni. C’è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta.
Giacomo Matteotti. Onorevole Presidente!...
Presidente. Onorevole Matteotti, se ella vuole parlare, ha facoltà di continuare, ma prudentemente.
Giacomo Matteotti. Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente!
Presidente. Parli, parli.
Giacomo Matteotti. I candidati non avevano libera circolazione... (Rumori. Interruzioni)
Presidente. Facciano silenzio! Lascino parlare!
Giacomo Matteotti. Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l’indomani o dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all’estero. (Commenti)
Una voce: "Erano disoccupati!"
Giacomo Matteotti. No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li boicottate.
Voci a destra: "E quando li boicottate voi?"
Roberto Farinacci. Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco!
Giacomo Matteotti. Uno dei candidati, l’onorevole Piccinini, al quale mando a nome del mio gruppo un saluto... (Rumori)
Voci: "E Berta? Berta!"
Giacomo Matteotti. ... conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegna del proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe stato per essere il destino suo all’indomani.(Rumori) Ma i candidati - voi avete ragione di urlarmi, onorevoli colleghi - i candidati devono sopportare la sorte della battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che oggi imperversa. Lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte le elezioni. (Approvazioni all’estrema sinistra) Un’altra delle garanzie più importanti per lo svolgimento di una libera elezione era quella della presenza e del controllo dei rappresentanti di ciascuna lista, in ciascun seggio. Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi - anche in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal Governo e dal partito dominante - risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partito dominante. Quindi l’unica garanzia possibile, l’ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della presenza del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare. Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della lista di minoranza non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche rara provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque avesse osato controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun rappresentante di lista. Veniva così a mancare l’unico controllo, l’unica garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono svolte nelle dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamo riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città e in qualche provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certa libertà. Ma questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo - e l’onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere - fu data ad uno scopo evidente: dimostrare, nei centri più controllati dall’opinione pubblica e in quei luoghi nei quali una più densa popolazione avrebbe reagito alla violenza con una evidente astensione controllabile da parte di tutti, che una certa libertà c’è stata. Ma, strana coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo dimostrativo quella libertà, le minoranze raccolsero una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza - con questa conseguenza però, che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni, si ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto specialmente nel Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altri luoghi, dove le elezioni diedero risultati soddisfacenti in confronto alla lista fascista. Si ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali, bastonature alle persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni... (Vivissimi rumori al centro e a destra)
Una voce, a destra: "Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti!"
Giacomo Matteotti. Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbe essere lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo, danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che ha residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata protesta e il soccorso economico. In che modo si votava? La votazione avvenne in tre maniere: l’Italia è una, ma ha ancora diversi costumi. Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono citate all’ordine del giorno dal Presidente del Consiglio per l’atto di fedeltà che diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano stati prima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la "regola del tre". Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni), variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto. In moltissime provincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di Rovigo, questo metodo risultò eccellente.
Aldo Finzi. Evidentemente lei non c’era! Questo metodo non fu usato!
Giacomo Matteotti. Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua negazione, ella venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato.
Aldo Finzi. Lo provi.
Giacomo Matteotti. In queste regioni tutti gli elettori...
Francesco Ciarlantini. Lei ha un trattato, perché non lo pubblica?
Giacomo Matteotti. Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a destra); perché, come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate o diffidate di pubblicare le nostre cose.(Rumori)
Voci: "No! No!"
Giacomo Matteotti. Nella massima parte dei casi però non vi fu bisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini sapevano inutile ogni resistenza e dovevano subire la legge del più forte, la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia, la terna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacato fascista o dal fascio. (Vivi rumori interruzioni)
Giacono Suardo. L’onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insulta il popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall’Aula. (Rumori - Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini, sfido l’onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia dignità di soldato, abbandono quest’Aula.(Applausi, commenti)
Attilio Teruzzi. L’onorevole Suardo è medaglia d’oro! Si vergogni, on. Matteotti.(Rumori all’estrema sinistra)
Presidente. Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda!
Giacomo Matteotti. Io posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà era stato usato in qualche piccola circoscrizione anche nell’Italia prefascista, ma che dall’Italia fascista ha avuto l’onore di essere esteso a larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per la quale, essendosi determinata una larga astensione degli elettori che non si ritenevano liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati a gruppi di individui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare con diverso nome, fino al punto che certuni votarono dieci o venti volte e che giovani di venti anni si presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto, riuscirono ad impedirlo.
Edoardo Torre. Basta, la finisca! (Rumori, commenti) Che cosa stiamo a fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori - Alcuni deputati scendono nell’emiciclo) Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il Parlamento! (Commenti - Rumori)
Voci: "Vada in Russia!"
Presidente. Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda!
Giacomo Matteotti. Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati, o addirittura letti al contrario. Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasi esclusivamente coloro che non potevano essere sospettati di essere socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali, non essendo credute socialiste, si sono sottratte al controllo e hanno esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione della nuova Italia contro l’oppressione del nuovo regime, noi mandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi all’estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della Camera) Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno... (Rumori) per queste ragioni noi domandiamo l’annullamento in blocco della elezione di maggioranza.
Voci a destra: "Accettiamo" (Vivi applausi a destra e al centro)
Giacomo Matteotti. [...] Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo.(Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni. (Applausi all’estrema sinistra - Vivi rumori)

mercoledì 27 maggio 2015

100 anni fa la Grande Guerra : per non dimenticare.....il pensiero di Filippo Turati

IL SOCIALISMO PATRIOTTICO DI FILIPPO TURATI



Il discorso di Filippo Turati del 20 maggio 1915 alla Camera dei Deputati confermava il no del gruppo socialista ai pieni poteri e alla guerra, ma conteneva anche tutti gli elementi per valutare il senso politico che assume in Turati il rifiuto socialista della guerra.
C'è soprattutto il tono riformista del neutralismo turatiano, che solo superficialmente coincide con la formula "né aderire alla guerra né sabotarla" che era stata decisa dalla maggioranza massimalista del PSI. Turati denuncia anche la pressione sul Parlamento organizzata con manifestazioni a favore dell'intervento in guerra (manifestazioni appoggiate dal Governo), e protesta contro la mortificazione e l'umiliazione subite dall'istituto parlamentare. Altro momento di chiara intonazione riformista è quello che riassume le ragioni del neutralismo, "sul terreno dell'immediato contingente", per un Paese così debole economicamente come era l'Italia. Un terzo punto merita attenzione, ed è quello che distingue il neutralismo turatiano da ogni altro neutralismo, che fosse esterno al partito socialista (il neutralismo dei liberali giolittiani e dei cattolici), o interno al partito socialista. Il neutralismo socialista era sospettabile di antipatriottismo, nonostante il "non sabotare"; al di là del pacifismo tradizionale dei socialisti c'era una curvatura ideologica, di classe, che mirava a contrapporsi frontalmente allo Stato liberale, a tutti gli altri partiti, alla classe borghese intesa come un blocco.
Il neutralismo di Turati era invece fatto nello stesso tempo di principi, di argomentazioni sulle ragioni contrarie all'intervento in guerra, e di preoccupazioni legate alla necessità di non rompere del tutto i rapporti tra le masse operaie e lo Stato liberale, e di allontanare dall'immagine del socialismo i sospetti di antipatriottismo e di disfattismo.
La divergenza tra il neutralismo patriottico di Turati e il neutralismo ideologico della maggioranza massimalista del PSI doveva ulteriormente ampliarsi negli anni successivi. Un articolo pubblicato nel novembre 1917 (dopo Caporetto), e gli interventi alla Camera dei deputati del 23 febbraio 1918 (battaglia del Grappa) e del 12 giugno 1918 (battaglia del Piave) indicano i momenti più significativi del socialismo patriottico di Turati.
Nell'articolo pubblicato su Critica Sociale del 1-15 novembre 1917, dal titolo "Proletariato e resistenza" e firmato insieme da Turati e da Claudio Treves, il socialismo riformista dava tutta la misura del suo patriottismo. All'indomani della catastrofe di Caporetto i due principali esponenti della corrente riformista scrivevano: "Quando la patria è oppressa, quando il fiotto invasore minaccia di chiudersi su di essa, le stesse ire contro gli uomini e gli eventi che la ridussero a tale sembrano passare in seconda linea, per lasciare campeggiare nell'anima soltanto l'atroce dolore per il danno e il lutto, e la ferma volontà di combattere e di resistere fino all'estremo".
Lo scandalo e la condanna che questo articolo suscitò nella direzione massimalista del PSI, che non era più convinta del valore democratico della istituzione parlamentare, e si dichiarava avversaria irriducibile di ogni idea di solidarietà nazionale anche in quel momento così tragico e disperato, non intimidirono Turati, che ribadì i suoi concetti e continuò a farli valere in polemica contro l'infatuazione ormai dilagante nel PSI per la rivoluzione d'Ottobre, per Lenin e per i Soviet. I discorsi di Turati in occasione delle battaglie del Grappa e del Piave chiarirono che il distacco tra riformismo e massimalismo era ormai netto e incolmabile, e che si trattava di un dissidio irriducibile. La Direzione del PSI espresse l'opinione che i discorsi di Turati alla Camera erano "in aperto e stridente contrasto con le direttive del PSI". Anche il congresso socialista di Roma (settembre 1918) votò una censura esplicita contro il neutralismo patriottico di Turati, di Treves e di Prampolini.
Nel discorso del febbraio 1918, replicando a Orlando che aveva detto "Grappa è la nostra patria", Turati ricordò tra gli applausi che questo era vero "per tutti noi, per tutta l'Assemblea" e che "le ore difficili le attraversiamo anche noi, le ore dell'angoscia le viviamo anche noi". Il dissenso dei socialisti era un "dissenso di metodo" e stava nel fatto che "noi non crediamo che la guerra possa condurre a quei fini che voi credete". E ribadì che "Grappa è la nostra patria, ma la patria si serve da ciascuno secondo i propri ideali e la propria coscienza".
E nel giugno 1918, nel momento della battaglia del Piave, Turati dichiarava che non avrebbe votato la fiducia al governo, ma esprimeva la solidarietà anche dei socialisti "con l'esercito che in questo momento combatte per la difesa del Paese". "Noi ci sentiamo tutti rappresentanti della nazione in armi", e i socialisti si sentono "anche più di altri", i rappresentanti di "questo popolo che oggi soffre, combatte e muore". Per Turati quella non era "l'ora delle discussioni teoriche, delle recriminazioni e delle polemiche", perché "non è l'ora delle parole, mentre lassù si combatte, si resiste, si muore, per così vasto e profondo arco di confine italiano, e le nostre anime sono tutte egualmente protese nella angoscia, nella speranza, nello scongiuro, nell'augurio". Era il momento in cui "quando parlano i fatti, quando il sangue cola a fiotti dalle vene aperte di una nazione, di una stirpe, quando tutte le responsabilità più formidabili si addensano su uomini, su partiti, su classi, su istituzioni, bisognava capire che "grondante di sangue e di lacrime, onusta di fato, si affaccia e passa la Storia". 
La discussione sulla fiducia al governo era l'ultimo atto della sessione parlamentare. Turati ricordava che la Camera dei Deputati, "di cui tutti sappiamo le umane deficienze" è "la sola espressione legittima, la più vera, la più sincera, la sola espressione possibile oggi del Paese e del popolo". E ammoniva il Governo: "non perda mai, ma invochi, ma pretenda, il contatto con la Camera, che è la sua legittimità, la sua forza, la sua ragione".
Con il voto "noi diciamo arrivederci, arrivederci presto, arrivederci tutti quanti - ai colleghi e al Governo. E il saluto questa volta non è vacuo cerimoniale di galateo. E' anche - dei socialisti italiani - l'arrivederci augurale all'Italia". E il resoconto della discussione della Camera dei Deputati ricorda che "i deputati sorgono in piedi e prorompono in vivissimi unanimi applausi che si rinnovano a più riprese, moltissimi colleghi si recano a congratularsi con l'oratore, e alcuni di essi, tra questi anche il ministro Bissolati, lo abbracciano".
Un atteggiamento che Turati confermò anche negli anni successivi. Nel discorso parlamentare del 10 novembre 1922, in cui dichiarava la sua opposizione al governo Mussolini, Turati disse: "No. La Nazione e la Patria non sono monopolio né vostro né di alcun partito. Sono l'aria che respiriamo, sono gli affetti, i ricordi, le speranze di quanti nacquero e vivono su questo suolo. Pretendere di farne monopolio di un partito, questo, sì, è creare l'antipatriottismo".


martedì 26 maggio 2015

Sulla riforma della scuola

SCUOLA: UNA RIFORMA DA RIFORMARE.
E' SBAGLIATO APPLICARE DETRAZIONI AGLI ALUNNI DI PARITARIE E PRIVATE


La riforma della scuola è tra i punti nodali del confronto politico e sociale in corso nel Paese. In effetti l'istruzione è fondamentale sia per il futuro di una nazione, sia per identificare al presente le giuste modalità con cui educare le nuove generazioni. La soluzione del problema, però, può diventare involutiva se a seconda degli orientamenti del Governo pro tempore si desidera imporre uno specifico ordine al sistema educativo, con il rischio peraltro (ed è quello che avviene) di mantenere perennemente in tensione gli insegnanti, gli studenti, le famiglie. E' vero, scontiamo diversi errori del passato. Stiamo però attenti a non aggiungerne altri, tramite una logica che mira a dare una costruzione ideologica funzionale all'attuale configurazione del partito di maggioranza, sacrificando l'opportunità di dare soluzioni eque, complessive e durevoli.
Nella riforma della scuola targata Renzi, non tutte le proposte sono da considerare pregiudizialmente negative, ma non è questa una consolazione. L'istruzione è troppo importante per accontentarci della somma algebrica delle novità positive e delle condizioni che invece accentuano malamente o mantengono quanto dovrebbe essere modificato.
Vi sono poi alcuni comparti ignorati, valorizzati invece in molti altri Paesi dell'UE. Ad esempio l'EDA (educazione degli adulti), che assume oggi una vasta evidenza in relazione alla crescente speranza di vita e alla maggiore richiesta culturale della popolazione. E' strano che la politica nostrana si ricordi dell'Europa quando fa comodo e altrettanto quando fa comodo se ne dimentichi!
La riforma sostenuta da questo Governo alimenta preoccupazioni e perplessità. Basti pensare al larghissimo potere che si vuole assegnare al Preside, figura importante, da rispettare, ma il cui ruolo va supportato in modo concreto e adeguato da un contesto di certezza partecipativa per evitare il rischio di incorrere in derive autoritarie o in decisioni discriminanti. Non si può pretendere (oppure lo si dovrebbe?) dai “giovani” politici di oggi di ricordare il passato. Tuttavia appare sconcertante confrontare le posizioni odierne di quella sinistra che negli anni '70 si prodigò affinché venissero approvati i “Decreti Delegati” sulla scuola, i quali avevano come aspetti qualificanti la maggiore democrazia e la fattiva partecipazione alla gestione della scuola. Il D.P.R. 416/74 parla chiaramente fin dall'art. 1: vengono costituiti gli organi collegiali "al fine di realizzare la partecipazione nella gestione della scuola dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica". Questo assioma è tutto il contrario dell'eventualità di ritrovarci con “un uomo solo al comando” di un istituto scolastico.
Tralasciando altri punti pur significativamente controversi contenuti nella riforma voluta dal Governo Renzi, il nostro pensiero deve soffermarsi con apprensione sulla scuola pubblica. Nessuno mette in discussione l'esistenza della scuola privata, purtuttavia non si può deflettere dalla difesa chiara e netta dell'educazione pubblica, il cui primato sociale va ribadito e va valorizzato con tutte le risorse economiche disponibili e necessarie. Sottrarre risorse alla scuola pubblica per altre finalità, vuol dire fare qualcosa in meno per risolverne i problemi, cominciando dall'urgente risanamento degli edifici scolastici.
Visto i tempi che corrono, si deve mantenere ben vigile l'attenzione. La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non si presta a distinzioni di genere, a divisioni confessionali, a discriminazioni palesi o nascoste basate sul ceto sociale. Non a caso la scuola è l’espressione di uno tra i più alti dettati della  Costituzione repubblicana.
A difesa della corretta interpretazione costituzionale, qualcosa si muove. E’ stato accolto come raccomandazione l’ordine del giorno (prima firmataria l'On.le Pia Locatelli) nel quale si chiede che le detrazioni fino a 400 euro delle spese sostenute per la frequenza scolastica, previste dal disegno di legge “Buona scuola” per gli studenti delle scuole paritarie e private, vengano erogate solo a favore delle famiglie il cui reddito per nucleo familiare non superi i 60.000 euro annui.
Le detrazioni per gli alunni delle scuole paritarie – ha detto Pia Locatelli – oltre a contrastare, a nostro parere, con quanto previsto dalla Costituzione, rappresentano una inopinata destinazione di risorse pubbliche a favore di enti e istituti privati, mentre le scuole statali versano in condizioni di estrema precarietà per la mancanza di fondi e di investimenti, sia sul fronte delle strutture sia su quello del personale. Detto questo, la destinazione di risorse del contribuente verso la scuola privata non solo non risulta utile al miglioramento dell'offerta formativa, tanto meno serve ad ampliare per i giovani le possibilità di accesso”.

Franco FRANCHI

23 maggio 2015

domenica 24 maggio 2015

24.05.1915 - 24.05.2015

Nel centenario della grande guerra 4 ritornelli che le truppe italiane cantavano transitando per Santarcangelo.
.......SI MANGIA POCO E SI DORME PER TERRA.....NO NO LA GUERRA NON LA VOGLIAMO PIU' !!.....
.......IL 24 MAGGIO LA GUERRA E' DICHIARATA ...E LA CITTA' DI RIMINI E' STATA BOMBARDATA !!.....
......IL GENERAL CADORNA HA SCRITTO ALLA REGINA......SE VUOL VEDER TRIESTE LA GUARDI IN CARTOLINA !!......
......IL GENERAL CADORNA E' DIVENTATO MATTO......CHIAMARE IL '98 CHE PISCIA ANCOR NEL LETTO !!........

venerdì 22 maggio 2015

L'interrogazione dei deputati Socialisti contro la discarica

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08918
presentato da
PASTORELLI Oreste
testo di
Giovedì 23 aprile 2015, seduta n. 414
  PASTORELLI, DI LELLO e LOCATELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che: 
il 24 marzo 2015 la cittadinanza di San Leo, comune situato nella Val Marecchia in provincia di Rimini, è venuta a conoscenza dagli uffici provinciali di Rimini che la ditta di escavazioni CABE srl di Santarcangelo sta predisponendo la realizzazione di un impianto di discarica di rifiuti speciali;
 
per la precisione, il 24 ottobre 2014, la ditta sopra citata ha presentato un «Progetto di impianto di trattamento e recupero di rifiuti inerti e di una discarica di rifiuti speciali non pericolosi in Loc. Pian della Selva»;
 
il progetto prevede: un impianto di trattamento e recupero di rifiuti inerti, della potenzialità di circa 120.000 tonnellate/anno; una discarica di rifiuti inerti, della potenzialità di 1.212.000 tonnellate; una discarica per rifiuti speciali non pericolosi, della potenzialità di 3.352.500 tonnellate, con un raggio di raccolta fino a 150 chilometri di distanza cioè sino ad arrivare alle province di Bologna, Ravenna, Arezzo e Ancona;
 
la notizia ha suscitato grande sconcerto e una generale mobilitazione tra i cittadini che si sono subito attivati contro la realizzazione di questo progetto che avrebbe grosse ripercussioni sia dal punto di vista ambientale che per quanto riguarda la sicurezza in un territorio dove frane e smottamenti sono all'ordine del giorno;
 
a tal proposito, si rileva che l'impianto di discarica dovrebbe sorgere in una località dove in passato esisteva una cava mineraria alla cui cessazione, si è provveduto, al completo ripristino, bonifica e rinverdimento e, dato il terreno prevalentemente collinare, alla sistemazione di una frana in corso perché il sito è vincolato dal piano della regione per dissesto idrogeologico;
 
inoltre, la zona circostante il sito di cui sopra è stata pesantemente interessata nei mesi scorsi da frane e smottamenti che hanno determinato la chiusura temporanea di diverse strade. Infatti, sono ben 32 i dissesti idrogeologici censiti ed attivatisi nei mesi di febbraio e marzo 2015, in tutto l'entroterra comunale, di conseguenza la realizzazione di un impianto di discarica, con un considerevole aumento dei mezzi pesanti presenti sulle strade del territorio comunale e con la movimentazione terra, necessaria alla logistica dell'impianto, peggiorerebbe una situazione già fortemente compromessa –:
 
di quali informazioni il Ministro interrogato sia in possesso con riferimento al rischio idrogeologico che interessa la zona del comune di San Leo e quali iniziative, per le parti di competenza, abbia intenzione di assumere affinché si adottino tutti gli strumenti utili per mettere in sicurezza un territorio sottoposto a continue frane e smottamenti alla luce anche della previsione della realizzazione del citato progetto di trattamento e recupero di rifiuti nell'area. (4-08918)


Nasce a Bologna l’Associazione Culturale “IL SOCIALISTA”



Sabato 23 maggio a Bologna con un dibattito introdotto da Roberto Biscardini Consigliere Comunale di Milano e Presidente dell’Associazione il Socialista di Milano prende corpo una nuova realtà dell’associazionismo socialista. 

Tema dell’incontro “IL SOCIALISMO DEL FUTURO, PER I DIRITTI”. In un momento di grave crisi della sinistra italiana, apparentemente negata dalla strabordanza politica di un Presidente del Consiglio che si dichiara di sinistra senza fare politiche ad essa coerenti, aumenta nel Paese l’esigenza di un dibattito politico che riscopra le ragioni e le necessità del socialismo democratico. 
Una necessità determinata ancora di più dalla crisi economica, dalle difficoltà occupazionali e sociali e dall’indebolimento degli istituti di democrazia. Una crisi dello Stato che dopo venti anni di seconda repubbliche rischia di finire sotto le macerie dell’antipolitica a livello nazionale ma soprattutto a livello locale con un disprezzo ormai evidente anche verso i partiti della sinistra verso gli enti locali e gli istituti democratici eletti dai cittadini.
Per i diritti, per difendere quelli vecchi e per affrontare i mai risolti diritti nuovi.

giovedì 21 maggio 2015

Le associazioni ambientaliste contro la discarica di San Leo

Le Associazioni Ambientaliste della Provincia di Rimini rendono nota, con il presente comunicato, la propria radicale opposizione al " Progetto di un impianto di trattamento e recupero di rifiuti inerti e di una discarica di rifiuti inerti e di rifiuti speciali non pericolosi in località "Pian della Selva"- comune di San Leo (RN)", Società CABE S.R.L.
A tale scopo, per contrastare il progetto di discarica, sono state depositate nei giorni scorsi presso i competenti Uffici della Provincia di Rimini specifiche "Osservazioni" alla VIA (Valutazione Impatto Ambientale), riguardanti i seguenti punti:
1) Profilo idrogeomorfologico. La cartografia già esistente ed in particolare quella più aggiornata, prodotta nel quadro di un recentissimo studio condotto dal Geologo Prof. Renzo Valloni dell'Università di Parma, mostrano come, sotto il profilo idrogeomorfologico, la natura del suolo sia caratterizzata da estesa porosità, con acque in facile "entrata" ed "uscita", e da fenomeni di intensa fratturazione delle rocce costituenti il versante Pian della Selva. Ne derivano abbondanti circolazioni di acque sotterranee, numerosi affioramenti, diffusi movimenti franosi ed una sostanziale instabilità del suolo, con conseguente esposizione al rischio di percolato di inquinanti sul torrente Mazzocco, affluente del Marecchia. Tuttto ciò rende il sito assolutamente non idoneo ad ospitare una discarica e pericoloso per i rischi di inquinamento delle falde idriche.
2) Il paesaggio risulterebbe fortemente deturpato dall'intrusione di un'estesa area industriale, attrezzata con voluminosi macchinari, in un panorama di verde collinare facente parte di un territorio (la Valmarecchia ) la cui vocazione storica, culturale, ambientale e paesaggistica ha da tempo fatto proprio un modello di sviluppo sostenibile, incompatibile con scelte di questo tipo.
Infine, su questo spicchio di terra che lentamente va rimarginando la ferita arrecatagli dalla cava di estrazione mineraria, si affacciano quelli che ormai tutti conosciamo come i "Balconi di Piero della Francesca". La percezione del paesaggio risulterebbe sfigurata dalla realizzazione di una discarica.
3) Il movimento di mezzi pesanti, in entrata ed in uscita, valutabile in circa 25/26.000 viaggi all'anno, avrebbe conseguenze asai gravi sul traffico di Valle, in particolare sulla SP 22 (Leontina), ma anche sulla SP 258 (Marecchiese) e sulla SP14 (Santarcangiolese ) , già ora ai limiti della sostenibilità. Ne risulterebbe penalizzato tutto il settore che gravita attorno al turismo, attirato da un paesaggio e da un ambiente puliti, di assoluta bellezza, custodi della biodiversità, e da emergenze architettonico-paesaggistiche uniche, per valenza artistica, storica e culturale. Ma a ciò si aggiungerebbe l'incidenza negativa sulla qualità dell'aria, e quindi sulla salute, dovuta alle emissioni dei gas di scarico dei mezzi in movimento, per non parlare del pesante disturbo recato ala vita quotidiana dei residenti nei centri situati lungo l' attuale viabilità, da Pietracuta al mare.
4) Impatto su flora e fauna. Le stesse previsioni contenute nel progetto della CABE riconoscono che sarebbe pesantissimo. Non solo a causa della rimozione di tutta la vegetazione esistente per consentire la istallazione dei nuovi impianti, ma soprattuttto per la forzata migrazione, quando non distruzione di gran parte della fauna, dovuta all'impatto diretto e letale con i mezzi in movimento, anche fuori dal perimetro della discarica, oltre che all'impatto con le stesse strutture in esercizio. Particolarmente a rischio si verrebbero a trovare i corridoi ecologici che conducono la fauna dalle aree boscate al sottostante torrente Mazzocco. Come se non bastasse, nella V.I.A. si dichiara espressamente di non aver effettuato e prodotto alcuna azione di monitoraggio sulle specie che insistono o transitano sull'areale, in quanto ritenuta "troppo onerosa".
Al contrario, le Associazioni hanno documentato la presenza di esemplari protetti dalla vigente legislazione europea, fra cui rapaci ed anfibi, alcuni dei quali a rischio di estinzione.
5) Mancanza di conformità in materia di legislazione urbanistica e territoriale.
In particolare, il D.Lgsl n. 36/2003 all'Art. 1. stabilisce quali debbano esere i criteri per la corretta gestione dei rifiuti, al fine di tutelare il pubblico interesse ed assicurare un'elevata protezione dell'ambiente:
"I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti a)senza determinare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, nonche' per la fauna e la flora;b) senza causare inconvenienti da rumori o odori;c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente".
Inoltre, all'Art. 197, Allegato 1, Criteri costruttivi e gestionali degli impianti di discarica, si stabilisce che: "Le discariche non devono essere normalmente localizzate: in aree dove i processi geologici superficiali quali l'erosione accelerata, le frane, l'instabilita' dei pendii, le migrazioni degli alvei fluviali potrebbero compromettere l'integrita' della discarica". Criteri, questi, ai quali si ispirano sia il PTCP, sia il PTPR, sia il recentissimo PRGR, e tuttavia ignorati dal progetto CABE.
Per le Associazioni scriventi:
Marco Gennari, Anpana Rimini , tel.335.8033129
Il presente documento reca la firma delle sottoindicate associazioni:
A.M.B. Gruppo Valle del Savio Delegazione di Rimini “A. Battarra”
ANPANA Rimini
Associazione Vegetariana Italiana, delegazione E-R e RSM
Basta Merda in Mare
Cagnona.it Bellaria
D20 Verucchio
dnA difesa natura animali ambiente Rimini
"E l' uomo incontrò il cane" K. Lorenz
Guardia Costiera Ausiliaria “Rimini Rescue”
Insieme per la Valmarecchia
La Ginestra
L’Umana Dimora Rimini
Legambiente Bellaria
Legambiente Novafeltria
Legambiente Santarcangelo
Liberi Tartufai onlus
Maricla
MarèciaMia
MenteLocale
Pedalando e Camminando
Rifiuti Zero
Rilego e Rileggo
Sportello Amico
WWF Rimini

venerdì 15 maggio 2015

Edilizia Pubblica, la Regione cambia

LA REGIONE EMILIA ROMAGNA CAMBIA VERSO, serviranno 3 anni di residenza per accedere alla graduatoria degli alloggi di edilizia pubblica. Anche la nostra Regione ha capito.......e si adegua ad un criterio di giustizia, finalmente, era ora !! Ringraziamo per questo l'assessore Gualmini, ora i Comuni dovranno adeguare i loro regolamenti.


ECCO COSA SCRIVEVAMO NELL'OTTOBRE 2012, ... E COMUNQUE SIA CHIARO, LA LEGA O LA QUESTIONE ITALIANI - STRANIERI, NON C'ENTRANO NULLA.

ABBIAMO UN NUOVO REGOLAMENTO DI ACCESSO ALLE CASE POPOLARI - " Risiedo in città da più anni...ho più punti !!"

Dopo un lavoro durato anni, che ha visto noi Socialisti come principali promotori e ispiratori, abbiamo un nuovo regolamento per la formazione delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi pubblici , unico e uniforme nei quatto Comuni dell’Unione. A conclusione di un lungo confronto che ha portato ampio consenso tra le forze politiche, prima nel Comune di Santarcangelo e poi nel Consiglio dell’Unione, sono state apportate modifiche ispirate a criteri di maggiore equità e giustizia nel valutare il punteggio da assegnare all’anzianità di residenza nei Comuni dell’Unione. Ciò al fine di premiare maggiormente il radicamento nel territorio e quindi favorire una maggiore integrazione nella comunità locale. In sostanza avremo un punteggio di quasi 1000 punti superiore all’attuale, raggiungibile in un numero di anni che aumenta da 9 a 14. Inoltre per quanto riguarda i requisiti che danno accesso alla graduatoria relativi all’attività lavorativa da svolgersi nel Comune di riferimento abbiamo aumentato il numero di mesi che passa dagli attuali 6 negli ultimi 12 mesi e che ci sembrava francamente poco a 18 mesi negli ultimi 36 mesi.E’ stato anche precisato meglio e reso più selettivo il requisito per il lavoro svolto all’estero. Certo avremmo voluto apportare anche ulteriori modifiche sempre ispirate ai criteri di cui sopra ma le norme regionali ce lo hanno impedito. Da ultimo, ma non per importanza, una richiesta alla Regione perché abbassi la soglia di reddito familiare per la permanenza negli alloggi ERP attualmente eccessivamente alta, circa 38.000 euro, onde favorire il tur-over negli alloggi a favore delle famiglie più povere.
Fiorenzo Faini
Seg. PSI Santarcangelo e Valmarecchia

mercoledì 13 maggio 2015

Autocostruire : un esempio virtuoso, da seguire, come diciamo e scriviamo da tempo !!

Case costruite da soli, a Pietracuta 12 unità realizzate 'direttamente' dai proprietari

Case costruite da soli, a Pietracuta 12 unità realizzate 'direttamente' dai proprietariAttualitàPietracuta di San Leo
15:39 - 12 Maggio 2015
La casa è diritto costituzionalmente garantito: Pietracuta di San Leo muove un passo fondamentale nelle politiche edilizie, con la costruzione di dodici unità abitative in località Libiano. La realizzazione avverrà con il lavoro delle persone che poi diventeranno socie in proprietà dell'immobile. In questo modo, grazie all'autocostruzione e all'acquisto diretto dei materiali, i soci potranno pagare la casa al costo di costruzione. Il progetto sarà coordinato da professionisti del settore edile, inoltre ci saranno particolari agevolazioni creditizie grazie alla partnership con Banca Etica di Padova.
L’iniziativa nasce su proposta della cooperativa Ariacoop, che ha già realizzato un progetto simile a San Giovanni in Marignano. Verrà presentata al pubblico martedì 12 maggio, alle 21, al teatro di Pietracuta.

4.265 NO ALLA DISCARICA A SAN LEO



4.265 NO ALLA DISCARICA A SAN LEO


La petizione del “Comitato San Leo dice NO alla discarica”, che chiedeva il rigetto dell’intero progetto presentato da Cabe srl, ha ottenuto in poco più di un mese dalla diffusione della notizia sulla stampa ben 4.265 firme di adesione di cui 756 di residenti leontini.
Il deciso NO al progetto di trattamento e stoccaggio definitivo di rifiuti che giunge dalla popolazione si unisce alle deliberazioni degli enti che hanno già espresso la loro contrarietà: la Provincia di Rimini, l’Unione dei Comuni Valmarecchia e il Comune di San Leo. Dal Comune si attende inoltre, a breve, una delibera di precisazione dei contenuti del Piano Urbanistico Attuativo relativo all’area di Pian della Selva, in adempimento dell’impegno assunto con i cittadini.
L’eccezionale risultato è stato raggiunto grazie soprattutto alla partecipazione attiva della cittadinanza. In poco tempo si è creato un movimento di persone determinate e unite dall’orgoglio per il proprio territorio, che ha aggregato e messo in rete competenze e professionalità già presenti sul territorio a cui si sono aggiunti consulenti quali la società di ingegneria per l’ambiente AIRIS di Bologna. Un patrimonio che non vogliamo disperdere, anzi il Comitato è presente ora più che mai, e prevede di organizzare a breve nuove iniziative di corretta informazione e di sensibilizzazione della popolazione, nell’obiettivo comune di preservare e valorizzare le bellezze del nostro territorio.
Il Comitato ha mantenuto l’impegno di presentare una propria osservazione, articolata in 18 temi, nella procedura di VIA-AIA, depositata in Provincia, e di supportare la popolazione nella stesura delle proprie. Grazie al costante confronto con i cittadini residenti sono state prodotte circa 60 osservazioni accurate e qualificate, tutte depositate entro i termini previsti dal procedimento. Queste osservazioni si uniscono a quelle consegnate in autonomia da portatori d’interesse privati, associazioni, comitati ed enti che ringraziamo per il sostegno.
Dalle osservazioni emerge chiaramente che i costi sopportati dalla popolazione in termini di salute, benessere e qualità della vita e le ripercussioni sul comparto economico (in particolare turistico e dell’agricoltura biologica, senza contare la svalutazione di terreni e immobili della zona) con relative ricadute sul fattore occupazionale dell’intera vallata, supererebbero di gran lunga i benefici conseguenti alla realizzazione dell’opera in progetto.
Si evidenzia, inoltre, la totale inidoneità dell’area di Pian della Selva ad ospitare qualsivoglia impianto industriale
Queste le tematiche su cui si è maggiormente indirizzata la critica al progetto.
San Leo è un brand internazionale, sinonimo di arte, cultura, architettura, paesaggio e storia che per la ricchezza dei suoi beni storici, artistici, culturali e paesaggistici può vantare numerosi riconoscimenti di qualità – che rischiano di decadere a causa del danno di immagine – quali “Città Gioiello d’Italia”, “Borghi più belli d’Italia”, “Borgo Bandiera Arancione”.
Anche il territorio dei comuni limitrofi è particolarmente ricco di beni architettonici, storici, culturali e paesaggistici e il danno di immagine si estenderebbe inevitabilmente all’intera Valmarecchia.
Nel sito della ex cava di Fontanelle è in atto un importante processo di rinaturalizzazione, che ha mimetizzato l’eredità lasciata dalla passata attività estrattiva. Esso si presenta, infatti, attualmente, come un’oasi incontaminata e costituisce, anche grazie alla presenza di sorgenti e di diffusi affioramenti idrici, un habitat ottimale per numerose specie animali. Oltre a caprioli, cinghiali, lepri, e diverse specie di uccelli, si rinvengono, al suo interno, rettili e anfibi. Alcuni di questi animali appartengono a specie protette e tutelate dalla normativa comunitaria.
Si è rilevata, altresì, la sottovalutazione della marcata propensione al dissesto del territorio e una scarsa attenzione al rischio di inquinamento delle vene d’acqua che attraversano il sito destinato ad ospitare la discarica e che vengono captate e abbondantemente utilizzate dai proprietari delle abitazioni e dei terreni che si trovano a valle del sito stesso.
Ancora, il progetto sottovaluta l’impatto, sulla salute della popolazione residente, delle polveri e degli inquinanti atmosferici generati dall’impianto di lavorazione e dai macchinari e mezzi pesanti che opererebbero nel sito produttivo, così come l’impatto acustico dell’opera. Inoltre, con la realizzazione della discarica transiterebbero sulle principali strade locali un centinaio di autocarri al giorno, gravando su strutture già al limite della loro capacità e rallentando sia lo svolgimento delle principali attività presenti nel territorio sia lo spostamento degli abitanti, per un raggio almeno di 25 chilometri.
Infine, si è chiesto alle autorità competenti di verificare la compatibilità del progetto con gli strumenti di pianificazione comunali, provinciali e regionali.
Il “Comitato San Leo dice NO alla discarica”, ribadisce quindi il proprio NO all’intero progetto nell’area di Pian della Selva, già sottoposta ad una grave ferita paesaggistica e oggi fortunatamente in via di recupero e rinaturalizzazione.
NO alla discarica per rifiuti speciali non pericolosi,
NO all’impianto di trattamento e recupero di rifiuti inerti,
NO alla discarica di rifiuti inerti.

IL COMITATO "SAN LEO DICE NO ALLA DISCARICA"

Comunicato stampa : NO a qualsiasi intervento a Pian della Selva

Discarica di San Leo –  I Socialisti: “No a qualsiasi intervento a Pian della Selva!”
I Socialisti riminesi e della Valmarecchia seguono con viva apprensione e motivata preoccupazione gli sviluppi del progetto di “IMPIANTO DI TRATTAMENTO E RECUPERO DI INERTI, DI DISCARICA DI INERTI E DI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI” in località Pian della Selva che, se realizzato, potrebbe avere conseguenze negative sul Comune di San Leo e sull’intera vallata.
Il PSI è stato tra i primi ad attivarsi politicamente a livello nazionale tramite un’ interrogazione parlamentare dell’on. Pastorelli al Ministro dell’ambiente Galletti, per chiedere quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di sua competenza, al fine di scongiurare la realizzazione dell’opera.
Lamentiamo invece una colpevole latitanza delle forze politiche locali, comprese le maggiori e quelle sempre pronte a cavalcare ogni protesta.
Prendiamo atto con soddisfazione che il Comune di San Leo, con un OdG approvato all’unanimità la scorsa settimana in consiglio comunale, si è espresso in maniera nettamente contraria ad ogni tipo di discarica in quella zona con motivazioni serie e circostanziate: il progetto originario approvato dal Comune , non prevedeva alcun tipo di discarica o impianto di smaltimento rifiuti a differenza di quello presentato in seguito dalla medesima ditta alla Provincia per l’approvazione.
Ringraziamo particolarmente il Comitato di cittadini che ha fatto emergere a livello di opinione pubblica il problema e per tutto quello che continua a fare. Occorre una grande mobilitazione perché ancora nulla è deciso e l’esito non scontato.
Alle istituzioni locali, Comuni ( San Leo in primis ), Provincia, Conferenza dei Servizi, chiediamo ora di fare il loro dovere facendosi interpreti della volontà della maggioranza dei cittadini della vallata e degli orientamenti politici emersi nella programmazione territoriale e provinciale.
Chiediamo al Comune di San Leo di evitare, qualunque sia l’esito della VIA ( valutazione di impatto ambientale) in corso, qualsiasi tipo di intervento su quel sito che non sia quello della completa rinaturalizzazione ambientale e paesaggistica.
Il PSI della Valmarecchia e della Provincia di Rimini esprime vicinanza e solidarietà alle popolazioni interessate: abbiamo sempre detto e scritto nei nostri programmi politici ed elettorali che se la Valmarecchia avrà un futuro sarà solo valorizzando le proprie peculiarità, paesaggistiche, storiche e ambientali e costruendo sempre maggiore unita e solidarietà tra la sua popolazione. Chiudiamo con le parole profetiche di un grande artista, di un visionario e vero abitante della Valmarecchia, Tonino Guerra “ La valle sarà più bella se sarete uniti “.
Il seg. del PSI provincia di Rimini Francesco Bragagni
Il seg. del PSI della Valmarecchia Fiorenzo Faini