giovedì 30 agosto 2012

"Democratici"

Il PD ha scelto di non invitare alle Feste Democratiche in giro per l'Italia ( a cominciare da quella nazionale di Reggio Emilia ) nè il ministro Fornero ( unico ministro del governo Monti con un passato indiscutibilmenmte di centrosinistra avendo fatto parte della giunta di Torino all'epoca del sindaco Castellani ) perchè "non in sintonia con il PD", testuali parole di autorevole esponenti di quel partito, nè rappresentanti della FIOM.
Ma queste feste non dovrebbero essere occasione di confronto anche tra chi ha posizioni diverse?
Alla faccia della democrazia!!
Come mai questo partito, si veda anche l'eterno ritorno del dibattito su Togliatti, rimane perennemente esposto al rischio autoritario e illiberale?
Meditate gente, meditate.

N.B. Mi rivolgo in particolare a coloro che pur facendo parte o votando questo partito non provengono dalla cultura comunista.

Fiorenzo Faini

Travaglio visto da Filippo Facci ( La 7)


Una differenza tra Marco Travaglio e Giuliano Ferrara – una delle mille – è che il primo, lunedì sera su La7, non rideva. Al limite sorrideva sardonico, si metteva leggermente di tre quarti con la bocca a inversione di marcia e gli occhi sgranati, bolliti dal sole, incolleriti come se una pallonata gli avesse frantumato i vetri della parrocchia. Travaglio non rideva e incespicava nei tranelli grossolani di Ferrara come trattenuto nella sua boria spaventosa, come impietrito nella sua vanità adamantina che è l’altra faccia della sua timidezza. E uno può dire: chi se ne frega, quello di Travaglio resta un pubblico da Fight Club che dei contenuti intrinseci intende poco o nulla, basta che si meni: ascoltano il loro vate come se fosse un matematico che tra una formula ermetica e l’altra (la Consulta, l’articolo 338: sai che gli frega) si incendiano alle poche parole riconoscibili, alle grillate che non disdegnano i consueti sfottò sui difetti fisici dell’avversario: perché le sentenze e i Zagrebelsky di qua e di là, come no, ma alla fine c’è sempre che Ferrara è un ciccione («Bersaglio mobile») e altri sono rispettosamente dei rincoglioniti («sveglia, Macaluso») e insomma il solito cabaret del Travaglino.
Ma questo non c’entra, ora. Rivelatore è come Travaglio non rideva – dicevamo – e come maneggiasse l’espressione «verità» rispetto ai giuristi della domenica che osassero obiettare qualcosa e che sono sempre inquadrati come complici, conniventi, servi, talvolta ladri, quantomeno disinformati perché non hanno fatto una cosa che lui, Travaglio, fa sempre: copiare e ripetere. Lo fa bene, toglie amido al giuridichese, conciòna l’avversario con idiomi a metà tra il questurino e i vecchi film sulla mala, ma Travaglio fa quello: copia e ripete, e pazienza se lo faceva, per dire, anche un Ugo Intini con Bettino Craxi. Pazienza se l’Avanti! faceva con Craxi quello che Il Fatto Quotidiano fa con Antonio Ingroia: stessa puntualità, fedeltà, assenza di sbavature anche minime. Però Intini non andava in vacanza con Craxi. Intini, onestissimo, documentatissimo, non te la menava col povero Montanelli (che forse un virgolettato giudiziario non l’ha mai usato in vita sua) e con l’accigliata prosopopea del «facciamo-solo-i-giornalisti» e «raccontiamo-solo-i-fatti». I fatti di Ingroia, peraltro. Ecco, è questa pretesa superiorità che rende Travaglio insopportabile e versatile come un carillon: lui dice «non bisogna dare del tu ai politici né andarci a pranzo», ma coi magistrati però ecco, si può fare, anche se i magistrati all’occorrenza sono uomini di potere e soprattutto di parte, perché sono fonti univoche: ma se parli con Cicchitto e con Bersani sei un servo, se invece parli con Ingroia e Zagrebelsky sei un sacerdote della verità.                                          La profusione di «fatti» e «verità» giudiziarie (non storiche) nasce da qui, e da qui nasce la pretesa di spiegare che il determinato processo X si doveva comunque fare: anche se è un delirio, anche se nessuno ricorda neppure il reato (che non è «trattativa», nel caso) e anche se, per inseguire i deliri di procura, si rischiasse di scrivere che Berlusconi e Dell’Utri sono i mandanti del delitto Borsellino e che Giorgio Napolitano sarebbe «il capo di quello Stato che trattò, e forse ancora tratta, con la mafia»: parole di Marco Travaglio, 18 luglio scorso. Questa immensa cazzata l’ha ripetuta sommessamente anche lunedì sera: che tutti i governi dal 1992 a oggi, cioè, possano esser stati complici di una legislazione pro-mafia a margine di un’eterna trattativa. L’ha detta ma quasi si vergognava, si vedeva: sentiva addosso gli occhi di Enrico Mentana e di altre persone normali. Si vergognava e ne aveva ragione.
Ma tornando a monologare con lo specchio, da Santoro, tutto tornerà più facile. La sua alterigia troverà pace, la vena del collo non rischierà di esplodergli.

N.B. Peccato che Travaglio non abbia voluto essere ospite a In Onda (la7) solo «perché ci sono io», come mi disse personalmente a giugno. Il 4 luglio, a In Onda, c’è venuto persino Ingroia, peraltro con Maurizio Belpietro. Direttamente Ingroia. Già che c’eravamo, abbiamo preso l’originale.

giovedì 23 agosto 2012

Ezio Ricci

Di quel CdA faceva parte anche Ezio Ricci. Ci ha lasciato anche lui, lo ricordo molto volentieri come una persona pacata e sempre disponibile verso la città e il Museo, a cui non fece mancare mai il proprio contributo di idee e di proposte, anche sul piano contabile e amministrativo ( era ragioniere commercialista ) pur avendo vissuto per molti anni in gioventù in Brasile. Era molto vicino a noi Socialisti, tanto che negli anni 80 fu candidato nel PSI alle elezioni comunali.
Ci ricorderemo anche di lui.

Fiorenzo Faini

Romeo Donati

Ho conosciuto personalmente Donati quando ero consigliere nel CdA del MET e lui Presidente.
Devo confermare tutto ciò che sulle sue qualità personali e politiche ha dichiarato alla stampa il direttore dei Musei Comunali Mario Turci. Mi capitava, a volte, di accompagnarlo a casa in macchina, al termine delle riunioni e parlando del più e del meno ho sempre notato la sua apertura alle novità e il suo straordinario amore per il Museo, del quale immaginava sempre i possibili sviluppi futuri.  Pur essendo da tempo fuori dalla politica attiva, spesso mi chiedeva della situazione organizzativa dei Socialisti. Senza Donati non ci sarebbero stati nè il Museo etnografico nè il Festival del Teatro come l'ha conosciuto e apprezzato la maggior parte di noi. La città di Santarcangelo gli deve molto e non lo dimenticherà.

Fiorenzo Faini

martedì 21 agosto 2012

Premi per le Regioni e i Comuni virtuosi

Il Governo preveda premi per le Regioni e i Comuni che hanno ottenuto buoni risultati dalla lotta alla illegalità e all'evasione fiscale, alleggerendo i vincoli derivanti dal patto di stabilità". A dirlo è Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi, secondo cui questo sarebbe "un incentivo -aggiunge- che favorirebbe maggiori investimenti sul territorio, accanto ad una maggiore giustizia sociale -ha concluso".

venerdì 17 agosto 2012

Il PSI compie 120 anni

Il 15 agosto del 1892 nacque a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani che unificò il Partito Operaio Italiano, la Lega Socialista Milanese, e di altre leghe e movimenti italiani che si rifacevano al socialismo.
Tra i fondatori della nuova formazione politica,  Filippo Turati, Anna Kuliscioff, Claudio Treves e Leonida Bissolati (che quattro anni più tardi fondò il giornale Avanti!)
Nell'anno successivo, nel Congresso di Reggio Emilia, il partito si diede il nome ufficiale di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che dal 1895 divenne Partito socialista italiano.
Lo scorso 29 aprile si è svolta a Genova, nella Sala Sivori, la stessa nella quale si riunirono i fondatori, la commemorazione ufficiale del 120° del Psi e in tutte le città italiane continuano a tenersi manifestazioni celebrative.

lunedì 13 agosto 2012

A proposito di Ospedale


In riferimento al lungo e articolato comunicato stampa diramato dal Sindaco Morri sull’ospedale Franchini , che in gran parte condividiamo , due sono i  passaggi che come Socialisti e partito di maggioranza a Santarcangelo riteniamo non condivisibili.
Il primo riguarda la presunta” interferenza della politica o la confusione tra ruoli istituzionali” che ci sarebbe stata circa i criteri da seguire nella nomina del nuovo primario di chirurgia la cui competenza è esclusivamente dell’ASL attraverso il suo direttore sanitario.  Visto e considerato che non solo “qualche forza politica di opposizione, in loco, a questa tentazione non ha resistito” ma che anche noi Socialisti, forza di governo, abbiamo preteso giustamente a nostro avviso, di “interferire” attraverso la presentazione di una mozione in consiglio comunale e approvata quasi all’unanimità, sindaco incluso.
E su questo dobbiamo essere molto chiari . Che la politica debba stare il può possibile fuori dalla gestione della sanità e dalle nomine degli operatori sanitari perché ha creato nel tempo solo danni è sacrosanto, ed è l’aspetto deteriore della politica, quello che la politica non deve fare.
Ma che le forze politiche attraverso il consiglio comunale massima espressione democratica della città debbano rinunciare  a dare degli indirizzi ed esprimere degli orientamenti circa le scelte che altri organi per legge devono fare non sta né in cielo né in terra. Perché altrimenti in quale altro modo il cittadino che ha scelto quelle liste elettorali potrebbe  fare sentire la propria voce? Attraverso i comitati ? Ma questo modo di vedere le cose è il migliore aiuto che possiamo dare all’antipolitica e alla delegittimazione della buona politica.
Francamente sorprende che il nostro sindaco possa fare confusione su questo aspetto .
Secondo passaggio “ riteniamo miope ed irresponsabile quella di contestare la specializzazione quasi a voler sostenere che è meglio un professionista non troppo qualificato”. Che il problema esista nonostante il tentativo di volerlo banalizzare in questo modo, non lo diciamo noi, lo dice il consiglio comunale,  basta leggere la mozione approvata quasi all’unanimità, sindaco incluso. Il rischio che la chirurgia possa chiudere, anche alla luce degli ultimi decreti governativi, non è campato in aria .  Come reale è la preoccupazione  presente nei cittadini e all’interno dell’ospedale  e va tenuta nella dovuta considerazione. Questo e ciò che la buona politica deve fare.

Fiorenzo Faini 
Seg. PSI Santarcangelo di R. e Valmarecchia

venerdì 10 agosto 2012

Focus, firmato un protocollo d’intesa con il Miur per la valorizzazione della didattica interculturale




Fondazione Culture Santarcangelo (Focus) e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) hanno siglato un protocollo d’intesa per la promozione di pratiche interculturali attraverso i linguaggi dell’arte e dell’espressività infantile e giovanile. Oltre a Focus e Miur, l’accordo coinvolge altre tre realtà educative operanti in tre diverse regioni italiane: l’Associazione medici volontari Tolbà di Matera, la Cooperativa Culturale Giannino Stoppani di Bologna e la Fondazione PInAC (Pinacoteca internazionale età evolutiva) di Rezzato (Brescia).

Monica Ricci, assessore all’Istruzione e alla Cultura del Comune Santarcangelo (firmataria del protocollo in qualità di presidente di Focus), dichiara: “Questo accordo ci permette di mettere in pratica più approfonditamente la convenzione da poco stipulata tra Focus e l'Unione dei Comuni Valle del Marecchia per la gestione del Cet (Centro Educativo Territoriale), organizzando momenti di formazione per gli insegnanti e interventi direttamente con i ragazzi. A Santarcangelo – prosegue l’assessore Ricci - la Didattica delle Arti è di casa: Federico Moroni e Flavio Nicolini furono tra i primi a parlarne, essendo loro stessi insegnanti prima e grandi artisti poi. L'arte viene vista in chiave inclusiva, permettendo al Cet di diventare un centro di sperimentazione a livello nazionale per l'integrazione scolastica delle disabilità e per l'intercultura. Il seminario che si svolgerà all'Itc i prossimi 6 e 7 settembre, rivolto ad educatori ed insegnanti, sarà fortemente orientato in questa direzione”.


Come precisato nelle pagine del protocollo, che ha validità triennale, gli enti firmatari prevedono tutti fra i loro scopi lo studio, la promozione, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio artistico, espressivo e linguistico delle giovani generazioni, con particolare attenzione alla dimensione interculturale. A questo scopo, hanno da tempo avviato forme di collaborazione con le istituzioni a livello locale, nazionale e internazionale nel campo della creatività, con particolare attenzione all’editoria per ragazzi, all’arte e al disegno infantile alla narrazione e all’espressività teatrale e multimediale.

L’obiettivo del protocollo è quindi la condivisione dei processi formativi messi in campo dagli enti firmatari e delle produzioni sperimentali di didattica interculturale legata al “costruire cittadinanza”. I soggetti coinvolti potranno scambiarsi informazioni attraverso riunioni a scadenza periodica, mettendo in rete informazioni, valutazioni, strategie e verificando l’efficacia dei progetti già in atto.

Una condivisione assicurata, dal punto di vista operativo, da un comitato tecnico scientifico composto da tre rappresentanti del Miur e da un rappresentate per ognuna delle associazioni firmatarie del protocollo, che garantirà il monitoraggio degli aspetti gestionali, organizzativi e di coordinamento, nonché delle iniziative intraprese.

Nel dettaglio dell’accordo, Focus dovrà promuovere una “Scuola delle storie” per la formazione degli insegnanti e degli operatori - anche in collaborazione con il Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo - sui temi della diversità e dell’alterità. La Fondazione si impegna inoltre a promuovere l’espressione grafica e pittorica infantile anche attraverso laboratori e mostre permanenti, oltre a progetti didattici attraverso il patrimonio museale del territorio in collaborazione con altre realtà nazionali e internazionali.

Da parte sua, il Miur attiverà una collaborazione con gli Uffici Scolastici Regionali per favorire le tematiche specifiche del protocollo e promuoverà le iniziative previste anche attraverso il sito web del Ministero. L’accordo evidenzia infatti che, nel rispetto dell’autonomia didattica, organizzativa e di ricerca di ogni scuola, tra i compiti del Miur c’è anche quello di coltivare gli orientamenti assunti in molte scuole per ridefinire i contenuti e i saperi in una prospettiva autenticamente interdisciplinare, con l’integrazione di fonti, nuovi linguaggi della comunicazione visiva, modelli culturali ed estetici.

Un obiettivo indicato dalla normativa nazionale in materia ma anche dalla Conferenza europea di Sofia del 2004 sulla cittadinanza, da cui era emerso chiaro l’intento di “migliorare i programmi di insegnamento, i contenuti dei libri di testo e degli altri strumenti didattici, ivi comprese le nuove tecnologie, per formare un cittadino solidale e responsabile, che presenti un’apertura verso le altre culture, capace di apprezzare il
valore della libertà, rispettoso della dignità umana, delle differenze e delle diversità”.



giovedì 2 agosto 2012

Sull’autentica piadina di Santarcangelo di Romagna, i tentativi di indebita appropriazione e le sprovvedute benedizioni del Sindaco





Anche quelli bravi sbagliano. E’ quel che può dirsi del Sindaco di Santarcangelo, Morri, peraltro uno dei migliori della Romagna, basti ricordare il suo esemplare comportamento in occasione delle nevicate dell’inverno scorso e la chiara onestà e decisione con cui combatte le infiltrazioni delle mafie nell’edilizia e nella zona grigia dei servizi esternalizzati.

Però è un tipo magro, mangia poco ed è inutile chiedergli qualche ricetta di cucina tipica; quanto alla piadina forse non sa nemmeno se la farina sia di grano tenero o di granturco o di farina di castagne e lo strutto derivi dal latte o dal maiale o, nel caso delle tagliatelle, se le uova siano prodotte dalle galline o dall’albero dell’uovo. Per questo ha benedetto la denominazione “Piadina di Santarcangelo di Romagna” che una furba ditta di Riccione ha appioppato a un suo prodotto che sarà anche igienico e in regola con l’ASL ma che non ha nulla a che vedere con quel che la tradizione considera “Piadina di Santarcangelo”.

Essendo invece il sottoscritto uno che mangia e la piadina sicuramente la conosce e la fa, pur autodenunciandosi come santarcangiolese solo da una trentina d’anni, si permette di ricordare alcune regole:

Una piadina può dirsi locale quando:

a) la farina (tipo 0 o 1 o metà e metà, di grano tenero) è prodotta non lontano o magari all’estero ma viene da molini della zona che macinano grano locale, preferibilmente biologico;

b) è impastata con acqua dell’acquedotto locale lasciata riposare almeno ventiquattr’ore per farle perdere i residui di cloro o altre sostanze igienizzanti che interferirebbero con gli agenti lievitanti naturali;

c) vi è stato aggiunto un cucchiaio di strutto per ogni KG, tratto da maiali di razze autoctone cresciuti in Valmarecchia:

d) l’impasto ha riposato a lungo in luoghi ricchi di lieviti ambientali -o al limite con minime quantità ( 1g. per Kg) di lievito di pane- in modo che non vi debba essere bisogno di lieviti chimici;

e) lo spessore è nettamente più alto di quello di Rimini o di Riccione;

f) è messa a cottura con fuoco di legna (ideale) o piastra elettrica comunque su testo di terracotta riscaldato non su ferro dolce (allora è di Verucchio) o acciaio inossidabile (roba da chioschi).





Suggerimento: il Sindaco organizzi pure eventi gastronomici (felicissimo quello recente

di solidarietà alle vittime del terremoto) ma non tratti di cucina e non spenda il nome di Santarcangelo per quel che non ha nulla a che vedervi.



Gabriele Boselli



Santarcangelo di Romagna, 1 agosto 2012