martedì 24 gennaio 2012

Democrazia in Ungheria

Compagni/e,
qui sotto trovate il testo di una lettera da inviare ad ambasciatore e console ungherese in Italia. Dobbiamo far sentire la nostra voce. La voce di tutti gli Attivisti Pse, anche di quelli italiani.

L'indirizzo e-mail dell'Ambasciata è: mission.rom@kum.hu

Consolato: konzulatus@tin.it
(Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, San Marino, Malta)

Consolato: consung@tin.it
(Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia)

Testo da copiare ed incollare...

Your Excellency,

As an activist in European politics I am writing to you to inform you that Hungarian democracy is under siege. The actions of the conservative FIDESZ Government under Prime Minister Viktor Orban have resulted in an unprecedented attack on basic international democratic standards. It is an extraordinary thing to say in the year 2012, but the cold hard fact is that the European Union could now be said to include a non-democratic state as one of its members.

A new constitution has been in place in Hungary since 1 January 2012. It contains a set of provisions that are an attempt to institutionalise authoritarian rule. The measures have been, accurately, described as a ‘constitutional coup’. One cannot even talk of the problems in the Republic of Hungary, as the ‘republic’ no longer exists. Even the name of the country has been changed to reflect the growing emphasis on Hungarian nationalism.

I welcome the efforts of Hungarian opposition parties who staged a pro-democracy rally in the centre of Budapest on 2 January. The rally was in protest at the increasingly authoritarian measures of FIDESZ. In particular, reductions in judicial, media and central bank independence have severely damaged the democratic infrastructure of Hungary.

The Socialist Party MSZP, under the leadership of Attila Mesterhazy, is building a domestic coalition for democracy. The coalition is based on the most powerful force in any society - its people. The Party of European Socialists, of which I am an activist, is committed to ensuring support for this coalition. In Solidarity with the people of Hungary, I wish to add my voice to that of the coalition for democracy and help to create awareness here that the Hungarian Government of Viktor Orban is out of control.

The essential point is this: there does not seem to be any ‘end-point’ to the actions of FIDESZ. Their actions indicate a consistent and quickening slide towards authoritarian rule. Those responsible have not listened to rational requests and they have not heeded eloquent calls to respect democracy. Therefore the international community must look at more robust measures.

I call on you, as a representative of Hungary and its citizens abroad, to forward this message to Foreign Minister Martonyi and to ensure that Hungary returns once again to the democratic fold.

Yours Sincerely,

lunedì 23 gennaio 2012

PSE: E’ TEMPO DI DECLASSARE LE AGENZIE DI RATING

Reagendo all’annuncio del declassamento, da parte dell’agenzia di rating Standard & Poors, di nove Stati membri della zona euro avvenuto lo scorso 13 Gennaio, il Presidente del PSE, Sergei Stanishev, ha dichiarato: "Una dozzina di anonimi analisti senza alcuno straccio di legittimità e con una comprovata esperienza di gravi inefficienze, ha deciso, di fatto, di rendere molto più difficile la vita di milioni di europei. Quest'agenzia, come le altre, agisce soggettivamente, politicamente e in modo irresponsabile. Si tratta di una truffa internazionale che deve finire".
In viaggio verso la Francia, per partecipare a Strasburgo, alla sessione plenaria del Parlamento europeo, il Presidente Stanishev ha aggiunto: "Non abbiamo bisogno delle agenzie di rating per sapere che la politica del presidente Sarkozy, e in generale quella dei conservatori, è fallita. Milioni di disoccupati in questo paese sono testimoni dell'urgenza di cambiare rotta".
Il Parlamento europeo sta attualmente esaminando le proposte per una più efficace regolamentazione delle agenzie di rating. "C'è da fare una scelta molto semplice. O accettiamo il dominio delle agenzie e continuiamo a indebolire le nostre società, oppure ne ricostruiamo gli standard democratici. Possiamo vietare la valutazione degli stati: le banche sono più che adeguatamente attrezzate per effettuare una propria valutazione del rischio. Possiamo costringere le agenzie di rating ad essere responsabili e agire in modo prevedibile e trasparente. Possiamo classificare le agenzie di rating e collegare la valutazione alle loro precedenti performance. Ma soprattutto, possiamo creare un'Agenzia di rating Europea indipendente, che sarebbe l'unica autorizzata a fornire le valutazioni".
Il PSE è stato il primo euro partito ad adottare una serie completa e credibile di politiche volte a regolamentare le agenzie di rating e spingere per la creazione di un’ Agenzia di Rating Europea indipendente (vedi dichiarazione della Presidenza PSE del 6 ottobre 2010 https://www.facebook.com/groups/attivistipse/doc/259385907430707/ ).
Come parte delle coalizioni europee per le riforme finanziarie, il PSE, la prossima settimana, presenterà una grande campagna per regolare le agenzie di rating.

domenica 22 gennaio 2012

SOS DIRITTI

Il progetto, nato in seno alla Segreteria nazionale del PSI e promosso in ogni regione, ha l’obiettivo di fornire gratuitamente  assistenza a tutti quei soggetti che, quotidianamente, entrano in contatto con enti pubblici e privati.

Enti che si dimostrano, ogni giorno di più, deboli con i forti e forti con i deboli.

L’iniziativa è rivolta a chiunque ne abbia bisogno, con una assoluta apertura ai cittadini (e non), ai quali non è richiesta nessuna affiliazione, nessun contributo economico, né tantomeno una tessera di partito.

Interlocutori privilegiati degli sportelli S.O.S. Diritti sono, in sostanza, tutti quei soggetti che, per svariate ragioni (scarsa conoscenza della lingua italiana, debolezza sociale, disinformazione, esigue risorse economiche, eccetera), si trovano stretti nella morsa della burocrazia italiana, nei suoi processi tortuosi e tentacolari.

In Regione è già attivo uno sportello per ogni Provincia.

Ogni sportello è seguito da professionisti e professioniste d’eccellenza (avvocati, commercialisti, consulenti fiscali e del lavoro) che, coadiuvati da giovani studenti, laureati e lavoratori, mettono a disposizione il loro sapere, facendo sì che lo scambio fra le varie esperienze e professionalità possa fornire una copertura globale delle branche del diritto e dell’economia.

In tal modo, e aiutandosi reciprocamente, possono anche farsi carico, a seconda della natura della richiesta, delle problematiche poste all’attenzione dei loro colleghi di sportello.

Tramite questa rete di interscambio, gli esperti intendono offrire supporto e consulenza nella risoluzione di problematiche relative a: servizi pubblici ed enti locali; utenze; imposte, tasse e tariffe; immigrazione; lavoro; tutela dei consumatori e delle disabilità; welfare e salute; e molto altro ancora.

Oltre all’attività di supporto e consulenza fornita singolarmente ad ogni utente, S.O.S. Diritti Emilia-Romagna intende farsi parte attiva nel monitoraggio e nella vigilanza delle varie situazioni locali e regionali, per valutare la possibilità di esperire petizioni, proposte, iniziative e campagne tematiche di sensibilizzazione.

Al fine di implementare e migliorare il servizio offerto e per poter fornire una tutela ancor più completa ai soggetti maggiormente vulnerabili, S.O.S. Diritti Emilia-Romagna si attiverà, altresì, nel tentativo di stabilire un proficuo rapporto di dialogo e, ove ce ne saranno le condizioni, di collaborazione, con le altre associazioni già presenti sul territorio.

L’obiettivo per il futuro è di allargare il team di esperti ad ulteriori professionalità, partendo dalla conoscenza del diritto e dell’economia per arrivare a coprire tutte le possibili istanze riguardanti i diversi fenomeni di disagio sociale.

I temi trattati ad oggi sono

•    Rimborso IVA su tariffa rifiuti

•    Fatture Gas Metano: richiesto rimborso iva

•    Bollo automezzi: abolizione diritto di esazione

•    Difensore Civico: nomina dei difensori civici

•    Accise Carburanti: eliminare le accise che ammontano a 0.25 cent di euro su cui è applicata Iva al 20%

•    Bollettini Postali per anziani: denuncia di non applicazione della diritto a pagare 0.77 cent di euro invece che 1,10 euro

•   ICI: proposta per dare in comodato gratuito a parenti e disabili immobili e sgravare l’ICI.

•   Compensi delle Public Utility: troppo alti

•   campagna di sensibilizzazione all’educazione sessuale negli istituti superiori e nelle università;

•   riconoscimento dei diritti di cittadinanza agli immigrati di seconda generazione;

Stiamo lavorando per:

•    predisporre una raccolta firme per un legge di iniziativa popolare (Tagliamo le tasse sulle tasse) per eliminare accise e addizionali e portare IVA sui beni identificati come servizi e beni e primari dall’attuale regime del 10% o 20% ad un regime unico del 4%.

Ad esempio oggi sulle bollette dell’acqua si paga iva al 10%, su quelle del gas per i primi 480mc si paga iva al 10% per i mc eccedenti al 20% (mentre per gli utenti con teleriscaldamento l’iva è uniforme al 10%), sulle bollette della luce e del telefono si paga iva la 20%.

Un esempio i libri vengono venduti con iva al 4%. Bisognerebbe parlare anche dei beni di consumo alimentare almeno per le fasce più deboli vedi anziani con redditi bassi, famiglie numerose ecc….

•    stesura di una proposta per consentire il comodato gratuito di immobili a parenti e disabili con azzeramento dell’ICI sull’immobile

•    stesura di una proposta di legge per l’abolizione e ricalcolo regionale delle Addizionali IRPEF

•    richiedere che tutti i difensori civici siano ripristinati

•    definizione di una proposta di legge che identifichi delle normative punitive, come quelle della legge antimafia, per gli evasori fiscali recidivi

•    rivedere i parametri di riferimento per le dichiarazioni ISEE

• screening e monitoraggio dei diritti negati agli immigrati di seconda generazione presenti nella regione al fine di consegnare una relazione dettagliata a Vasco Errani, perché, nella sua duplice veste di Presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza Stato-Regioni, solleciti in ogni sede istituzionale opportuna la discussione e l’approvazione di provvedimenti volti a riconoscere lo Ius Soli.


per informazioni, proposte e reclami scrivi a sosdiritti@partitosocialistaer.it




A Rimini: Avv. Claudia Puzone

c/o “Le Ali” Ass.ne di Promozione Sociale  Via Gambalunga, 28 – Venerdì 15.30/18.30

martedì 10 gennaio 2012

Disoccupata perché donna, succede solo in Italia

(da http://www.avantionline.it/)

Con il nuovo anno gli auspici sono d’obbligo. Ancor più se parliamo di occupazione femminile in Italia. Un tasto dolente da lunghissimo tempo e sul quale occorrerebbe intervenire con maggiore forza. In uno dei momenti più difficili della storia recente del Paese, con il rischio recessione alle porte, ci sono categorie sociali, donne e giovani in primis, che non riescono in alcun modo a cambiare la rotta di un percorso ad ostacoli. L’Italia è fanalino di coda in Europa per occupazione femminile con solo il 46,1% di attività tra i 15 ed i 65 anni (Istat). Basta andare poco lontano però che le cose cambiano di molto. In Francia e Germania, nonostante la crisi, i livelli di occupazione femminile si aggirano intorno al 60%. Le motivazioni sono riconducibili a più fattori ai quali le recenti manovre non hanno dimostrato volontà di intervento. Se da un lato permangono lacune culturali che vedono ancora la donna come angelo del focolare (il 76% del tempo dedicato alla famiglia è affidato alle donne), dall’altro è certo che vi sono motivazioni oggettive che limitano l’ingresso nel mondo del lavoro alle donne italiane.

WELFARE INESISTENTE – Il peso di un welfare inesistente, come ormai da più parti riconosciuto, è stato scaricato sulle spalle delle donne. A loro sono state affidate la gestione dei bambini come l’assistenza agli anziani e disabili, soprattutto per quella fascia di popolazione, che non può permettersi una baby sitter piuttosto che una badante a tempo pieno (di cui usufruisce solo l’11% della popolazione). Il sistema di asili pubblici e di assistenza agli anziani e diversamente abili, troppo spesso carente, è organizzato in maniera tale da non consentire alle famiglie di dedicarsi ad una piena attività lavorativa.


RISCHIO MATERNITA´ – All’assenza o quasi di reali politiche a sostegno della famiglia si aggiunge, come se non bastasse, un’odiosa barriera d’ingresso al lavoro per le donne chiamata ‘rischio maternità’. Il naturale diritto ad avere figli diventa un discrimine, un pericolo da allontanare, un disincentivo all’assunzione perché inevitabilmente collegato all’assenza prolungata dal posto di lavoro. Al contempo, secondo dati Istat, è dimostrato che al crescere del numero dei figli corrisponde una netta diminuzione nell’occupazione. Il curriculum passa in secondo piano quando si è donna, a ben leggere gli ultimi dati Istat. L’evoluzione di un Paese non si può calcolare solo su basi di crescita economica ma anche su indicatori di sviluppo come, ad esempio, il numero di donne che studiano, che lavorano o che partecipano attivamente alla vita politica e sociale. Se si valuta l’Italia in base a questi fattori ne vien fuori una fotografia ben lontana da quella di un Paese evoluto. Piuttosto ad imperare è ancora una mentalità patriarcale, che non propone incentivi per l’occupazione femminile ma che anzi continua a promuoverne un’immagine superficiale e non rappresentativa della realtà impegnativa che molte vivono.

GOVERNO IN ROSA - Investire su giovani e donne in questo periodo di crisi sarebbe un primo passo per permettere un concreto sviluppo al Paese. Il governo Monti ha al suo interno donne capaci di porre all’attenzione pubblica la questione femminile. E qualcosa è stato fatto in questa direzione. Lo dimostrano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali che, in questi giorni, ospitano il dibattito sulle riforme del lavoro e della previdenza o sul decreto “svuota carceri”.


Claudia Bastianelli

domenica 8 gennaio 2012

C’è un giudice a Bruxelles

(da MONDOPERAIO)

Emma Bonino, Benedetto Della Vedova, Antonio Funiciello, Pietro Ichino, Giulia Innocenzi, Nicola Rossi, Eleonora Voltolina

Pubblichiamo il testo integrale della denuncia che gli autori hanno presentato alla Commissione europea il 14 settembre. L’iniziativa potrebbe rivelarsi tutt’altro che dimostrativa, se si pensa che molte innovazioni nelle regole del nostro mercato del lavoro sono state imposte proprio dall’Unione europea e dalla sua Corte di Giustizia.

Dalla seconda metà degli anni ’70 in Italia si è assistito a una progressiva espansione dell’area di non applicazione della normativa posta a protezione del lavoro dipendente. In un primo periodo la “fuga” degli imprenditori dal diritto del lavoro è avvenuta mediante ricorso alla figura della collaborazione autonoma continuativa e coordinata (co.co.co.), prevista esplicitamente dalla legge italiana fin dal 1959, ma per la quale fino al 2003 non è stata in vigore alcuna disciplina protettiva particolare.


Nel 2003 il decreto legislativo n. 276 (c.d. Legge Biagi) è intervenuto a limitare drasticamente...
 
Il testo completo al seguente link: http://www.mondoperaio.it/site/artId__196/416/146-C%E2%80%99e_un_giudice_a_Bruxelles.aspx

sabato 7 gennaio 2012

Più giustizia per le case popolari


Noi Socialisti non solo condividiamo la necessità di modificare il  regolamento per l’assegnazione delle case popolari nella direzione di riconoscere un maggiore punteggio a chi risiede a Santarcangelo da più anni  ma  confermiamo ciò che ha detto il sindaco e cioè di avere posto per primi il problema  all’interno della maggioranza già all’indomani della approvazione del regolamento il 18/09/2009 e recentemente una seconda volta .
La questione di premiare maggiormente il radicamento nel comune di residenza è talmente giustificata che già altri comuni della nostra Provincia stanno andando o sono già andati nella medesima direzione.
Ciò a nostro parere può avvenire non solo aumentando il punteggio a disposizione ma anche graduandolo in un numero molto maggiore di anni rispetto ai sette attuali.
Vi sono inoltre all’interno dell’attuale regolamento disposizioni che rendono possibile l’accesso alle graduatorie sulla base esclusiva dell’attività lavorativa francamente troppo generiche e scarsamente selettive che a nostro avviso andrebbero stralciate o modificate a fondo sulle quale ritorneremo all’interno di una proposta complessiva di revisione dell’attuale regolamento che vada nella direzione di maggiore equità e giustizia per tutti i cittadini e le famiglie.
Sottoporremo la nostra proposta al confronto della maggioranza innanzitutto e successivamente a quello dell’intero  arco consiliare nell’auspicio di trovare una positiva conclusione a questa annosa vicenda.

Fiorenzo Faini
Seg. comunale PSI

giovedì 5 gennaio 2012

vecchio adagio

Fine del mondo magari no, ma l’euro è a rischio

 Da Avanti! online




Ci sono voci diffuse che stia procedendo spedito il piano di emergenza per una uscita “verso l’alto” dall’euro della Germania e dei paesi “satelliti” (Olanda, Lussemburgo, Austria, Finlandia). Questi paesi creerebbero una nuova valuta comune, che potrebbe chiamarsi Euro-Marco. L’uscita “verso l’alto” sarebbe meno disastrosa della uscita “verso il basso” dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). Con l’abbandono alla spicciolata dell’euro di questi paesi per tornare alla dracma, alla lira, alla peseta e alle altre valute nazionali. Non è chiaro da che parte cascherebbe la Francia, che si crede forte ma che in realtà non sta tanto meglio dell’Italia. La dissoluzione dell’euro produrrà un deprezzamento della valuta (o delle valute se si separano) dei PIIGS nei confronti del nuovo Euro-Marco nell’ordine del 50%, il tracollo dei mercati finanziari mondiali e la paralisi del commercio internazionale per la enorme incertezza sul valore delle valute europee nuove e vecchie. L’economia mondiale si fermerà per qualche giorno.
Molte imprese che hanno i ricavi concentrati in un paese (ENEL, Telecom Italia per esempio) e sono indebitate in Euro con banche tedesche o olandesi potrebbero fallire. Poi si potrebbe scatenare una guerra commerciali all’interno dell’Europa perché la Germania e i paesi satelliti sarebbero invasi dalle merci a buon mercato dei PIIGS, e Germania e soci potrebbero essere tentati di imporre dei dazi sulle importazioni con una ulteriore depressione della crescita economica mondiale e con il rischio di innescare tensioni tra i paesi europei con rischi di rigurgiti nazionalistici e guerrafondai della stessa natura che hanno caratterizzato le due guerre mondiali.

SCENARI DA INCUBO – Si aprirà un contenzioso giuridico inestricabile che richiederà decenni per essere risolto pacificamente. Alle nuove elezioni italiane Berlusconi sarebbe rieletto a stragrande maggioranza: “ avete visto che non era colpa mia! Tutta colpa della sinistra che ha voluto prima l’euro e poi il governo Monti che ci ha imposto sacrifici inutili”. Uno scenario da incubo, che sembra incredibile si possa realizzare, come sembra incredibile che i politici europei siano disposti a correre questo rischio senza fare nulla per scongiurarlo. Eppure siamo ad un passo da questo esito: qualche settimana fa sul quotidiano La Repubblica l’economista statunitense Joseph Stiglitz scriveva che negli Stati Uniti ormai non si discute più del “se” ma del “come” l’euro si dissolverà. Altri economisti, per esempio Paul Krugman, sostengono che se anche i politici europei cambiassero strategia e facessero quanto necessario per salvare l’euro, sarebbe probabilmente troppo tardi: avete presente come funziona una valanga? E’ semplice impedire ad uno sciatore di innescare la valanga con un fuori pista incosciente, ma provate a fermare la valanga a metà della sua corsa!

UN DISASTRO ANNUNCIATO – Osservando le vicende recenti della avventura europea, mi è tornato alla mente il libro di Geoffrey Holiday Hall La fine è nota (Edizioni Sellerio) e una canzone di Richard Cocciante, Era già tutto previsto. Sì, era già tutto previsto (da molti economisti statunitensi) e la fine dell’euro è nota e descritta da tempo. Qualsiasi nazione è costruita sul monopolio della forza (leggi, polizia, esercito) e della politica monetaria (tassi di interesse, quantità di moneta, tasso di cambio) gestita attraverso la Banca Centrale. Qualsiasi Stato utilizza la forza e la politica monetaria per difendersi: perché armarsi? Per non essere attaccati. Armarsi dopo essere stati attaccati non è una strategia molto saggia.

La politica monetaria serve a difendere una nazione esattamente come l’esercito: perché nessuno si azzarda ad attaccare finanziariamente il debito pubblico americano (superiore al 100% del PIL) o il debito pubblico giapponese (oltre il 220% del PIL)? Perché interverrebbe l’esercito, pardon, la politica monetaria, cioè la Banca Centrale acquistando i titoli di stato venduti dai “nemici” e potrebbe farlo illimitatamente perché ha l’esclusiva di stampare tutta la moneta che vuole. E se la difesa della quantità di moneta non regge, c’è l’arma finale della svalutazione del cambio che permette alle merci del Paese di diventare competitive sui mercati esteri ed alla nazione di riprendersi. Nessuno è così stupido da attaccare un nemico in grado di produrre truppe e munizioni in misura illimitata!
LA BCE E I SUOI LIMITI – L’Europa ha creato una spazio economico comune, ma non è una nazione, non ha un esercito comune e una politica monetaria che intervengano quando una parte del territorio sia attaccata, la BCE non può intervenire in misura illimitata acquistando i titoli di stato di uno dei paesi membri della UE (la Grecia o L’Italia), ma ha anche tolto dalle mani delle banche centrali di ciascuno dei paesi membri la leva difensiva dei tassi di interesse e del cambio. La BCE deve solo badare al contenimento dell’inflazione. La stabilità del sistema finanziario e del valore del debito di tutti i paesi della Unione è al di fuori del suo mandato. Così facendo la UE si è consegnata nelle mani dei mercati finanziari, che sono per intima natura volubili come un bambino capriccioso: per anni hanno ignorato le profonde differenze tra Germania e Italia azzerando quasi lo spread tra i titoli di stato dei due paesi (illudendo i politici italiani che nulla ci fosse da fare per migliorare la competitività del paese che andava invece seriamente deteriorandosi) salvo poi scoprire che le cose non stavano esattamente così e riportando lo spread ai livelli pre-euro. Per come è strutturata oggi la UE, gli Stati membri sono debitori qualsiasi, che possono fallire se il tasso di crescita dei loro ricavi (il fatturato di uno stato è il PIL nominale) cresce meno dei tassi di interesse che pagano sul debito. Se il tasso di crescita del PIL è inferiore ai tassi di interesse il Paese non è in grado di ripagare gli interessi annui e deve fare nuovi debiti per pagare gli interessi e ciò porta all’esplosione del debito, a tassi di interessi sempre più elevati, in una spirale devastante.

LA FALLIMENTARE RICETTA SALVA EUROPA - La ricetta imposta agli stati membri sotto attacco dei mercati finanziari peggiora la situazione anziché migliorarla: si impongono tagli alla spesa pubblica e aumenti delle imposte che riducono ulteriormente il tasso di crescita del PIL rendendo più probabile il fallimento del Paese. Lo ha scritto il rettore della Bocconi Guido Tabellini: “perché vi sia davvero una svolta occorre affrontare il problema centrale: la separazione tra politica monetaria e fiscale. È su questo principio che è stata costruita l’unione monetaria europea. Ma la crisi ha reso evidente che, senza una banca centrale che agisca da prestatore di ultima istanza nei confronti degli stati, i Paesi ad alto debito pubblico sono troppo vulnerabili di fronte a oscillazioni nella fiducia dei mercati”.

GUARDARE ALLA FED – La BCE dovrebbe fare quello che fanno le banche centrali nelle fasi di recessione economica: tagliare i tassi di interesse, dichiarare di sostenere i prezzi dei titoli di Stato dell’area euro senza se e senza ma, lasciar deprezzare l’euro per contribuire a rilanciare la crescita economica. Questo sta facendo la FED statunitense e questo Obama suggerisce in ogni telefonata o incontro con i leader europei. Qualsiasi altra soluzione, sia il fondo salva-Stati (efsf), che l’intervento del FMI sono inutili, perché le loro munizioni sono “finite”, mentre solo la BCE avrebbe una dotazione “infinita” di munizioni. Alla radice il problema è politico: l’opinione pubblica tedesca viene blandita nelle sue impressioni errate anziché essere convinta che è nel suo interesse che la BCE possa agire come una vera banca centrale che salvando la Grecia e l’Italia salvi l’euro e la prosperità della stessa Germania. Tutto il resto è inutile: continuerà la serie di vertici europei inutili e la fine dell’euro si avvicinerà sempre più.



Mario Zanco

mercoledì 4 gennaio 2012

Discorso di insediamento del Presidente Pertini

http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/Pertini/documenti/per_a_insediamento.htm

Pertini sottolinea come emergenze lavoro, casa, scuola (la cultura è necessaria!). Pone l'accento sulla libertà e sulla giustizia sociale. Richiama i valori della democrazia attraverso la pace. Mi manca!