martedì 27 dicembre 2016

Approvata al Variante al Rue

Il Consiglio comunale di giovedì 22 dicembre si è aperto con una comunicazione del sindaco Alice Parma sugli attentati del 19 dicembre a Berlino e Ankara e con un momento di raccoglimento in segno di vicinanza alle famiglie delle vittime e ai familiari di Fabrizia Di Lorenzo, uccisa nell’attacco terroristico al mercatino di Natale di Berlino. Il testo integrale del discorso



A seguire la discussione sulla Variante 2 al Regolamento Urbanistico Edilizio e sulle controdeduzioni alle 87 osservazioni giunte all’Amministrazione comunale. L’argomento è stato illustrato dall’assessore alla Pianificazione urbanistica e Lavori pubblici, Filippo Sacchetti, che ha sottolineato come l’approvazione definitiva del Rue completi la dotazione dei tre strumenti urbanistici previsti dalla legge regionale 20 del 2000: Piano strutturale Comunale (Psc), Piano operativo (Poc) e, appunto, il Rue. “Questo Rue resterà in vigore fino a quando l’attuale legge urbanistica regionale non verrà superata dalla nuova di cui si sta discutendo da qualche tempo”, ha spiegato l’assessore Sacchetti, che non ha mancato di evidenziare opportunità e limiti dell’attuale normativa nata in un contesto profondamente diverso e che a 16 anni di distanza resta inapplicata in diversi Comuni. Ma l’assessore Sacchetti ha voluto anche ripercorrere le fasi di ascolto e condivisione con la città, con le associazioni di categoria e i professionisti: una discussione e un confronto che hanno permesso di raccogliere indicazioni e suggerimenti per migliorare uno strumento urbanistico che si prefiggeva innanzitutto di snellire e semplificare le regole (si passa da 400 pagine a poco più di 100) e di far leva su un sistema di valori basato su identità, coesione sociale e propensione al cambiamento. In chiusura del dibattito il sindaco Alice Parma ha sottolineato che l’approvazione definitiva della Variante al Rue costituisce un grande risultato raggiunto dall’Amministrazione comunale. “Al termine di un’ampia condivisione e grazie al determinante lavoro dell’Assessorato all’urbanistica, dei gruppi consiliari e dei tecnici – ha concluso il sindaco – mettiamo a disposizione di cittadini e imprese un sistema di regole semplificato e coerente per migliorare e riqualificare la città, con un’attenzione particolare al risparmio energetico e all’ambiente”. Dopo l’approvazione delle controdeduzioni alle osservazioni presentate da cittadini, imprese e ordini professionali, alle riserve della Provincia e ai pareri degli altri Enti, la Variante 2 al Rue è stata approvata in via definitiva con i voti favorevoli di Partito Democratico e Sinistra Unita per Santarcangelo, il voto contrario di Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre la lista civica Una mano per Santarcangelo si è astenuta.

Il Consiglio comunale ha invece respinto la mozione presentata dal Consigliere Vicario (Forza Italia) per la revoca delle deleghe da parte del sindaco all’assessore Danilo Rinaldi, dopo un auto-emendamento che ha limitato la richiesta di revoca alla delega alle Politiche per la sicurezza. A favore hanno votato Forza Italia e Fratelli d’Italia, contro i partiti di maggioranza (Pd e Sinistra unita per Santarcangelo), mentre si sono astenuti Movimento 5 Stelle e Una mano per Santarcangelo.

I Consiglieri comunali hanno infine approvato a maggioranza la mozione presentata dal capogruppo Andrea Novelli (Una Mano per Santarcangelo) e altri consiglieri comunali per la promozione della coltivazione e lavorazione della canapa: a favore si sono espressi Pd (con l’eccezione del consigliere Martignoni che si è astenuto), Sinistra unita per Santarcangelo e Movimento 5 Stelle, contro Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Romagna Acque chiude 2016 con utile da 7,7 milioni: nel riminese 30 milioni di metri cubi di acqua



Romagna Acque chiude 2016 con utile da 7,7 milioni: nel riminese 30 milioni di metri cubi di acqua
da Altarimini.it
Valore della produzione pari a oltre 55 milioni di euro, con un incremento di 1 milione e 263 mila euro rispetto al budget previsto. Utile prima delle imposte di oltre 7 milioni e 704 mila euro, pari a circa il 14% del valore della produzione. Sono, in sintesi, i dati base illustrati dal presidente di Romagna acque - società delle fonti, Tonino Bernabè e dall'amministratore delegato, Andrea Gambi, durante la conferenza stampa di fine anno da parte dell'azienda acquedottistica romagnola.
Per quanto riguarda il preconsuntivo 2017 è stato stimato un valore della produzione di poco superiore ai 56 milioni e con un utile di esercizio previsto attorno ai 5,6 milioni. Sottolineato dai vertici dell'azienda come il 2016 sia stato l'anno per l'avvio definitivo del potabilizzatore della Standiana, la grande infrastruttura realizzata da Romagna Acque alle porte di Ravenna che, alimentata dall'acqua del Po tramite il Cer (canale emiliano-romagnolo), è in grado di potabilizzare oltre 30 milioni di metri cubi annui di acqua.
Ogni anno Romagna Acque fornisce al territorio circa 110 milioni di metri cubi di acqua. Il solo invaso artificiale alle spalle della grande diga di Ridracoli ne assicura oltre 50 milioni. Altri 30 arrivano dal potabilizzatore ravennate, mentre i restanti 30 milioni sono assicurati, in modo particolare per quanto riguarda il territorio riminese, dai pozzi artesiani che estraggono l'acqua dalla conoide del fiume Marecchia e dalla falda freatica, peraltro in gran parte messa a riposo con l'entrata in funzione del depuratore ravennate. 

sabato 24 dicembre 2016

Occupazione e traffico i maggiori problemi in città

da CHIAMAMICITTA.IT Ma quali sono i problemi principali che i cittadini di Santarcangelo sollevano?
Significativo il problema del traffico nel centro abitato al secondo posto dopo il lavoro. È necessario studiare una nuova viabilità che porti il traffico lontano dal centro, esigenza posta dai socialisti da anni...inutilmentesanta41

Poggio Torriana Senologia del Franchini approvato l'OdG della minoranza

 Il Consiglio Comunale di Poggio Torriana ha votato all’unanimità l’ordine del giorno avente ad oggetto “mozione a difesa della Chirurgia Senologica dell’Ospedale Franchini di Santarcangelo di Romagna , eccellenza a livello nazionale ed europeo”. A presentarlo, il consigliere Silvio Biondi della lista di opposizione “Chiave di svolta”.
Nel plaudere per “l’alto livello di attenzione alla sanità del nostro territorio” dimostrato con la presentazione e approvazione dell’ordine del giorno, l’associazione Il Punto Rosa, presente alla seduta, ricorda che la raccolta firme a sostegno della senologia sta raggiungendo numeri elevati: “Forti del sostegno dei molti Sindaci della nostra Provincia che hanno fatto propria la nostra battaglia votando il nostro ODG in favore della piena autonomia della nostra Chirurgia Senologica alle dipendenze della Chirurgia Generale di Rimini, forti delle 25.000 firme raggiunte, continueremo a battere tutte le strade possibili pur di ottenere il pieno risultato ancora incerto”.
Il Punto Rosa Onlus coglie l’occasione per ringraziare “uno ad uno i cittadini che hanno immediatamente recepito l’importanza e apposto la loro sottoscrizione in favore della petizione “Giù’ le mani dalla Chirurgia Senologica.  Difendiamo tutto l’eccellenza  di Santarcangelo di Romagna . Ad ogni firma associamo un augurio vero sincero indirizzato alle singole persone e alle loro famiglie”.
Redazione Newsrimini

I SOCIALISTI DEL NO NON SI SCIOLGONO.

           
Centinaia, migliaia di socialisti, con o senza tessera di partito e da ogni parte d’Italia hanno risposto all’appello del Comitato Socialista per il No, impegnandosi in una comune battaglia per la democrazia. Questa esperienza e le attese che ha suscitato non possono andare perdute e ci incoraggia ad essere coerenti con la scelta che abbiamo fatto di promuovere i Comitati socialisti per il No in tutta Italia.
Il risultato “di popolo” del 4 dicembre rompe molti schemi del passato (destra e sinistra, centrodestra e centrosinistra, partiti buoni e partiti cattivi, populismo buono e populismo cattivo) e obbliga anche noi a guardare molto fuori dai partiti, compreso il Psi. Per dirla alla Rino Formica, se è vero che alla frantumazione dei partiti, dei corpi intermedi e della società, Renzi pensava di rispondere proponendo un modello non democratico ma autocratico, il popolo ha risposto con una valanga di No al progetto di riforma costituzionale e contemporaneamente a quel disegno. Ciò non significa però che la maggioranza degli italiani accetti la frantumazione e una politica debole, anzi, quel voto esprime il bisogno di una politica più forte, autorevole, capace soprattutto di abbandonare gli stereotipi della Seconda Repubblica (la personalizzazione intorno ad un “capo” e a “padroni” di partiti, il tentativo di comprimere il sistema pluralistico usando leggi elettorali di tipo maggioritario) insieme ad una fortissima domanda di partecipazione dal basso (solo così si spiega la straordinaria affluenza alle urne a difesa del diritto di voto e contemporaneamente la richiesta popolare per il ritorno al proporzionale).
Negli ultimi sei mesi abbiamo enunciati due obiettiviRiorganizzare un’Area socialista larga che andasse oltre il Psi fino al punto da poterne prescindere (al di là dell’impegno degli iscritti di confermare il loro tesseramento affinché il Psi possa cambiare quella linea politica che lo ha portato a sostenere il Sì e le peggiori leggi del governo Renzi). Quindi riorganizzare un’area socialista larga per allargare l’area di influenza socialista nel Paese, attraverso il riscatto di una comunità che intende recuperare i propri antichi valori.
Costruire le condizioni (realistiche, anche sul piano organizzativo) per presentare una lista di unità socialista alle prossime elezioni politiche o per parteciparvi con una nostra chiara identità e visibilità in alleanza con altre forze. Un’alleanza da verificare presto nell’ambito delle forze cosiddette riformiste all’interno dello schieramento del No.
Adesso rendiamo chiaro il significato di un percorso.
In questi mesi non abbiamo messo in piedi una corrente del Psi, ma abbiamo fatto molto di più. Chi sta nel Psi (come alcuni di noi) cercherà di starci al meglio, e si batterà per cambiare la linea politica e un modello di gestione non più democratico. Chi è stato nel Psi in questi mesi sottolineanando una posizione alternativa a quella della segreteria del Psi farà di tutto perché prevalga una posizione politica diversa, non autoreferenziale, non padronale e non subalterna al Pd e alle logiche del sottogoverno. Chi è fuori dal Psi lavora con gli altri per un progetto unitario dei socialisti.
- La campagna elettorale è già alle porte, anche se si dovesse votare nel 2018. Di conseguenza occorre in breve tempo valutare le forze da mettere in campo per la costruzione di una lista socialista autonoma (creare squadra, individuare già un gruppo di candidati rappresentativi dei territori validi sia nel caso di un sistema con preferenze, sia nel caso di collegi uninominali).
- Il lavoro fatto con i Comitati per il No ci ha consentito di costruire rapporti larghi, sia recuperando rapporti con chi il Psi l’aveva lasciato, o chi non c’era mai entrato dopo il 1994, o chi non ne voleva più sapere, ma anche con il resto di altre componenti riformiste della sinistra, e abbiamo arruolato nuove energie in una sinergia interessante tra iniziative centrali e partecipazione diffusa su tutto il territorio nazionale. Questo lavoro fondamentale, soprattutto per quanto riguarda le relazioni con gli altri soggetti che hanno partecipato alla campagna del No, deve essere comunque ancora implementato sia a livello centrale sia a livello locale.
- Dobbiamo darci subito una struttura organizzativa nazionale (espressione di realtà regionali o di singoli, disponibili a fare un lavoro organizzativo continuativo) e a livello locale per sostenere e valorizzare l’impegno di tutti coloro che sono impegnati nel concreto sulle questioni territoriali già in rapporto proficuo con movimenti e realtà politiche e sociali.
Gli impegni immediati per il prossimo futuro.Sul piano propositivo Area Socialista - i Socialisti del No, già espressione del Socialismo largo, individuano questi elementi d’immediata iniziativa politica:
1 - Partecipare all’attività dei comitati del Coordinamento della Democrazia Costituzionale per costruire insieme le iniziative necessarie per la difesa e lo sviluppo della democrazia italiana, non abbassando la guardia, considerando che le forze politiche e economiche che hanno sostenuto il Sì non rinunceranno a rimettere in campo ogni tentativo di rivincita, e riproponendo, anche in quella sede, il tema a noi caro dell’elezione diretta di un’Assemblea Costituente per affrontare i nodi cruciali del nostro tempo: la cessione di sovranità nazionale in un federalismo europeo di popoli senza distruggere la nostra storia e la nostra cultura; la difesa dei principi fondamentali della nostra Costituzione senza confliggere con i doveri di solidarietà sovranazionale; riequilibrare gli strumenti di democrazia diretta con quelli di rappresentanza.
2 – Sostenere da subito ogni iniziativa perché la battaglia contro l’Italicum abbia uno sbocco con una legge elettorale di tipo proporzionale, contro ogni tentativo di ripristino di sistemi maggioritari come il Mattarellum che ha come obbiettivo quello di piegare la natura pluripartitica del nostro sistema ad una logica di bipartitismo che già non ha dato risultati positivi negli anni della Seconda Repubblica. Una soluzione che proposta oggi potrebbe tornare ad essere la “leva armata” di un sistema basato sull’egemonia del Pd per alleare e contemporaneamente comprimere le altre forze di sinistra.
3- Fare del lavoro il tema principale delle nostre battaglie esostenere anche organizzativamente i referendum promossi dalla Cgil, frutto della raccolta delle firme di milioni di italiani, in nome di una politica diversa da quella praticata dagli ultimi governi che comprenda la lotta alla disoccupazione, la lotta allo sfruttamento del lavoro subordinato e nuove regole a tutela del lavoro autonomo (partite iva e piccole imprese).
4 – Sostenere le battaglie per un’Europa diversa che abbia la forza di attivare politiche comuni collegate alla questione del rapporto tra cessione di sovranità nazionale e sovranità popolare alla quale gli italiani non vogliono rinunciare. Come indicato nel nostro documento per il No chiedere che il Parlamento, anche con legge ordinaria, preveda referendum consultivi di indirizzo per il governo su tutte le disposizioni comunitarie e i trattati che incidono sui principi fondamentali della prima parte della Costituzione.
5 – Favorire ogni iniziativa per una riforma dello Stato centrale e degli enti locali per rimuovere le loro inefficienze sul piano economico, sociale e burocratico, a garanzia dei diritti di eguaglianza e libertà dei cittadini, anche come piattaforma programmatica per il nostro impegno nelle prossime elezioni amministrative

sabato 10 dicembre 2016

In provincia di Rimini pochi migranti

La provincia di Rimini è quella che in Regione ha detto più “no” ai migrantiquattordici sindaci su venticinque non li accolgono nei loro Comuni, adducendo le motivazioni più varie: non sono pervenute richieste, non esistono strutture adatte sul loro territorio oppure cooperative in grado di occuparsene.
In totale, il 60% dei Comuni del Riminese non accoglie migranti: fra loro San Leo, Talamello, Sant’Agata Feltria, Pennabilli, Casteldelci, in Val Marecchia; poi la Val Conca al gran completo (San Clemente, Morciano, Montefiore, Saludecio, Mondaino, Montegridolfo, Gemmano, S. Giovanni in Marignano).
Sulla costa, nemmeno a Misano ci sono rifugiati; il perché lo spiega a “Repubblica” il sindaco Stefano Giannini: “Me l’avevano chiesto in estate, ma con gli alberghi pieni era impossibile. Poi da settembre non ho più avuto richieste. Non abbiamo problemi ad ospitare, semplicemente, non ce lo hanno più chiesto”.
Secondo l’ultima circolare del Ministero i profughi andranno presto ripartiti su base comunale e non più regionale: sei profughi nei comuni sotto i 10 mila abitanti, 1,5 su mille nelle città metropolitane, e il grosso, 2,5 ogni mille abitanti (ma la percentuale potrebbe salire fino al 3) nei comuni sopra i diecimila abitanti.
Sono sopra questi parametri Rimini (557 profughi, 3.77 ogni mille residenti), Cattolica (145 profughi, 8,47 per mille), Poggio Torriana (22 profughi, 4.28 per mille), Novafeltria (27 profughi, 3.77 per mille).
Il monitoraggio è stato effettuato dalla Regione sui dati raccolti dalle Prefetture, aggiornati al 24 novembre. Dopo questa data, Maiolo ha accolto 7 profughi, cioè 7,9 per mille abitanti.
Proporzioni basse invece a Riccione (0,43) Bellaria (0,46), Santarcangelo (2,08), Coriano (1,71 ), Montescudo Monte Colombo (1,92), Verucchio (0,5).
In Emilia Romagna il 37% per cento dei Comuni non ospita migranti: 123 fuori dal sistema di accoglienza, contro i 211 che hanno detto sì.
La provincia più accogliente della Regione è Ravenna, dove i Comuni senza migranti sono solo 2 su 18. Bene anche Forlì Cesena, con il appena il 23,5% di “rifiuti”, fra i quali però compaiono grossi centri come Gambettola e San Mauro Pascoli.
Ecco invece il quadro nazionale secondo il Ministero degli Interni:
Migrantiitalia1

STRAORDINARIA VITTORIA DEL NO.

CONDIVISO DAL COMPAGNO LABELLARTE
Matteo Renzi si è voluto contare ed ha perso. Pesantemente. La sua colpa maggiore è stata quella di non aver compreso gli umori e i sentimenti del popolo che pretendeva di guidare.
 Viene respinto il più massiccio e vergognoso tentativo di manipolazione della pubblica opinione mai registrato nel nostro Paese. Attuato attraverso l'uso spregiudicato delle reti televisive pubbliche, nonché di enormi risorse e di una violenta pressione di potentati nazionali ed internazionali. 
La Costituzione è stata salvata grazie ad una straordinaria mobilitazione popolare evitando uno sconnesso stravolgimento. L'esigenza di modernizzare le nostre istituzioni persiste immutata. C'è un grande lavoro da fare, ma cercando il massimo consenso. Senza forzature dei meccanismi istituzionali, senza prepotenze, senza menzogne.

martedì 6 dicembre 2016

Violenta polemica tra Gnassi e l'Associazione "Punto Rosa"

Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi reagisce alla presa di posizione dell’associazione Punto Rosa, che aveva annunciato di non partecipare alla manifestazione “E’ per te” perché  “L’amministrazione comunale ed il Sindaco di Rimini che, domani 26 novembre, organizzano ed invitano tutti i cittadini alla marcia contro la violenza sulle donne, al tempo stesso irridono e offendono le donne operate al seno nella loro dignità e nella loro richiesta di salute”. 
Ecco la nota del sindaco:
Il cancro è un dramma di tutti, per questo non sono accettabili le strumentalizzazioni
“Le polemiche hanno poco senso in generale ma hanno ancora meno senso quando si parla di salute. Che è un bene comune, universale, trasversale, il cui raggiungimento impegna tutti. E’ inaccettabile il clima molto più che elettrico, purtroppo aggressivo e violento, del Consiglio comunale di ieri sera dedicato in apertura alla riorganizzazione sanitaria e ospedaliera di area vasta. Seduta interrotta diverse volte, insulti urlati più volte nei confronti del direttore generale Marcello Tonini, del sottoscritto e di alcuni consiglieri; persone allontanate dall’aula perché urlando e minacciando si avvicinavano ai relatori. E questo nonostante venissero confermati e rafforzati in una sede istituzionale gli impegni a favore del reparto di Senologia di Santarcangelo. Ma di questo accennerò nel post scriptum.
E’ inconcepibile strumentalizzare argomenti come questo. E’ inconcepibile creare un clima di tensione simile con parole e atteggiamenti offensivi e non accettabili nei confronti dell’Azienda Sanitaria, della regione, del Direttore Generale, di buona parte del Consiglio Comunale che tra l’altro propone, nei fatti e con i fatti, la difesa della Senologia di Santarcangelo. Io non ci sto a questo condizionamento carico di violenza verbale; io non ci sto a essere letteralmente aggredito alla fine di una seduta di quasi sei ore da una signora che, con a fianco un’altra donna, rivolgeva frasi ingiuriose come ‘Siete disgustosi. Disprezzate la sofferenza per interessi politici. Fate cose disumane. Uccidete la sanità. Calpestate i pazienti’. Queste sono le ‘frasi pacate’ rivoltemi da questa signora con toni concitati a fine seduta. Non ci sto a questa strumentalizzazione e questo ho detto sia in aula durante il dibattito, sia a quella signora aggressiva che, insieme ad altri, aveva applaudito tutta la sera chi gridava e insultava tutti. E ho ribadito ciò che ho pronunciato con dolore durante il dibattito in aula:‘Davanti al cancro ognuno è paziente, ognuno ha un dolore, ognuno ha una ferita personale. Si possono avere idee diverse sulla riorganizzazione ma la salute non può essere esercizio di violenza e di strumentalizzazione”. E, se mi si permette, posso dire queste cose con cognizione di causa avendo avuto nella mia famiglia quasi tutte le persone a me care e entrambi i genitori portati via dal cancro.
Dico questo anche dopo aver letto il comunicato stampa inoltrato oggi dall’Associazione Punto Rosa. Sono riportate vere e proprie bugie sulle quali mi riservo di procedere a vie legali perché è del tutto falso che io abbia offeso o aggredito chicchessia; sono riportate frasi di intollerabile ingiuria e volgarità, come il disprezzo per la sofferenza ‘per ragioni politiche e disumane’. Aggiungo senza alcuna remora che la stessa nota è un pessimo esempio di quanti danni possa fare la strumentalizzazione politica se esercitata su temi tanto delicati. L’attacco al PD e a Patto Civico, guarda caso, puzza lontano un miglio di ‘interesse di parte’. Ma se così è allora il gruppo dirigente di Punto Rosa farebbe bene a esplicitarlo senza ricorrere a menzogne o a vere e proprie aggressioni come quella avvenute ieri sera in consiglio, e alimentate proprio da rappresentanti di quell’associazione. Un comunicato stampa pessimo per temi e argomentazioni politiche nel quale- pensa un po’- si tenta di gettare fango e di tirare nel fango anche una manifestazione come la camminata contro la violenza alle donne. No, non ci sto proprio”.
PS: è un paradosso che nel Post Scriptum debbano finire, a causa dell’inguaribile desiderio di ‘buttarla’ nella bagarre politica, i fatti. E i fatti sono questi. Non essendo stato possibile votare su un Ordine del Giorno causa il mancato accordo tra i capigruppo ho chiesto, e ottenuto, alla Direzione Generale, di prendere formalmente questi impegni sulla senologia di Santarcangelo (oltre ad altri della Sanità riminesi).
  • 1. di salvaguardare il livello di eccellenza già raggiunto nell’area della Chirurgia senologica.
  • 2. Di mantenere il percorso di presa in carico delle pazienti al fine di mantenere e migliorare gli attuali indicatori di qualità
  • 3. Di salvaguardare il numero di interventi chirurgici le buone performance dei tempi di attesa
  • 4. Di mantenere la Breast Unit di Santarcangelo e quindi la perfetta integrazione tra tra tutte le funzioni quali prevenzione, diagnosi precoce, intervento, follow up.
  • 5. Di mantenere la certificazione EUSOMA, garanzia della valorizzazione professionale.
  • 6. Di mantenere in sede il chirurgo plastico
  • 7. Di mantenere un numero adeguato di posti letto
  • 8. Di predisporre gli assetti organizzativi e di governance dell’unità operativa di senologia tali da assicurare tutti i risultati sopra indicati fin qui conseguiti in termini di eccellenza delle prestazioni erogate.
Questi sono i fatti”.

da CHIAMAMICITTA'.IT

Senologia in Consiglio Comunale a Rimini

Dopo le audizioni dei giorni scorsi in commissione ieri, alla presenza del direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini, anche in consiglio comunale a Rimini si è parlato del documento di riorganizzazione ospedaliera e in particolare della situazione della chirurgia senologica dell’ospedale di Santarcangelo. La nuova organizzazione prevede l’esistenza di un’unica Unità operativa e di un’unica equipe, trasversale, concentrata a Forlì e dotata di tre articolazioni, una delle quali appunto a Santarcangelo. Contro questa decisione sono state raccolte 20mila firme dalle associazioni Il Punto Rosa e Crisalide e anche la politica è scesa in campo. Una seduta lunga (finita dopo le 2 di notte) e accesa. Dove il direttore Tonini ha ribadito le rassicurazioni già espresse in Commissione, a partire dal fatto che per le pazienti non cambierebbe nulla ma anche che il numero di posti letto è aumentabile in caso di necessità. Rassicurazioni che però non hanno convinto tutti.
Il consigliere di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi attacca il sindaco di Rimini Gnassi accusandolo di avvallare la scelta dell’azienda sanitaria. “Il nuovo piano di riorganizzazione – ribadisce Renzi – declassa formalmente e depotenzia di fatto, non solo per la riduzione dei posti letto, l’eccellenza dell’Ospedale di Santarcangelo” e l’operazione troverebbe l’appoggio dell’amministrazione rea, secondo il consigliere, di non aver accettato si sottoscrivere l’ordine del giorno unitario proposto dall’opposizione per difendere la senologia. “La battaglia non finisce qui”, commenta invece Gennaro Mauro di Uniti si Vince che accusa la maggioranza, con la quale era stato avviato un dialogo per salvaguardare il reparto del Franchini, di scarso coraggio. Secondo Mauro “il nuovo modello organizzativo si basa su logiche incomprensibili, probabilmente su indicazioni dell’assessore regionale, che non hanno nulla a che fare con i dati oggettivi”.
L’associazione Punto Rosa, presente alla seduta di ieri sera torna a condannare le scelte di Ausl e politica: “Oggi, siamo consapevoli che dobbiamo difendere anche i diritti delle donne che verranno dopo di noi. Chiediamo che un ‘Eccellenza riconosciuta a livello Nazionale venga preservata, chiediamo poche cose, quelle poche e ormai note a tutti e che ieri sera il PD e il Patto Civico di Erbetta ci hanno negato: una Unità Semplice di Chirurgia Senologica inserita dentro la Chirurgia Generale di Rimini”.
Il sindaco Gnassi rispedisce al mittente tutte le accuse: “Non essendo stato possibile votare su un Ordine del Giorno causa il mancato accordo tra i capigruppo ho chiesto, e ottenuto, alla Direzione Generale,di prendere formalmente questi impegni sulla senologia di Santarcangelo (oltre ad altri della Sanità riminesi).
  1. di salvaguardare il livello di eccellenza già raggiunto nell’area della Chirurgia senologica.
  2. Di mantenere il percorso di presa in carico delle pazienti al fine di mantenere e migliorare gli attuali indicatori di qualità
  3. Di salvaguardare il numero di interventi chirurgici le buone performance dei tempi di attesa
  4. Di mantenere la Breast Unit di Santarcangelo e quindi la perfetta integrazione tra tra tutte le funzioni quali prevenzione, diagnosi precoce, intervento, follow up.
  5. Di mantenere la certificazione EUSOMA, garanzia della valorizzazione professionale.
  6. Di mantenere in sede il chirurgo plastico
  7. Di mantenere un numero adeguato di posti letto
  8. Di predisporre gli assetti organizzativi e di governance dell’unità operativa di senologia tali da assicurare tutti i risultati sopra indicati fin qui conseguiti in termini di eccellenza delle prestazioni erogate. Questi sono i fatti”.
Il Partito Democratico che interviene attraverso il suo segretario comunale Vanni Lazzari che richiama il concetto più volte espresso da Tonini durante il consiglio comunale “nessuno perde nulla”. “Come Partito Democratico, regionale e locale – afferma Vanni Lazzari – rivendichiamo la responsabilità politica di questa scommessa al rialzo e al contempo non ci esimiamo dalla responsabilità di tenere conto dei timori e delle rivendicazioni provenienti dai cittadini, dalle associazioni e dagli stessi operatori sanitari.” Il Pd, spiega il segretario, ha chiesto a Tonini di inserire nel piano di riordino il mantenimento delle strutture “su cui si è investito raggiungendo livelli di eccellenza e allo stesso tempo continuare a ricercare i professionisti migliori che garantiscano la continuità di servizio”. “Il riferimento – spiega Vanni Lazzari – è in particolare all’unità chirurgica senologica di Santarcangelo, ma anche alla chirurgia epatica oncologica, all’unità di chirurgia toracica di Riccione, alla chirurgia oncologica utero e ovarica, al mantenimento della Cardiologia, punto di riferimento per l’angioplastica  regionale, e dell’anatomia patologica, appoggio imprescindibile per la diagnosi clinica delle patologie”.


Il commento di Marcello tonini dopo la seduta del Consiglio Comunale:
“Ho sempre avuto, e sempre avrò, il massimo rispetto nei confronti delle Istituzioni e dei cittadini, e per questo motivo non ho esitato un attimo ad
accettare l’invito a partecipare al consiglio comunale aperto sulla sanità che si è svolto ieri sera a Rimini e a ribadire i concetti e le informazioni,
relativi alla Chirurgia Senologica di Santarcangelo, nonostante fossero già stati enunciati più volte: nel consiglio comunale aperto di Santarcangelo e due
volte in commissione a Rimini.
E ieri sera ho ribadito, non senza difficoltà, quelli che sono punti fermi, rispetto a quel servizio. In primis, per le donne, le pazienti, non cambia nulla. Non diminuiranno gli interventi chirurgici. Non aumenteranno i tempi d’attesa. Il chirurgo plastico resterà in sede e continuerà a lavorare al fianco del chirurgo senologo nell’ambito di una struttura semplice. Anche se il primario sarà a Forlì non avrà alcun potere di depotenziare questo servizio. I posti letto esistenti, pur sufficienti alle esigenze attuali, saranno aumentati se ciò dovesse rendersi necessario. La Chirurgia Senologica resterà inserita nella breast unit provinciale e verrà anzi valorizzato il percorso di presa in carico delle donne del territorio che parte dalla diagnosi precoce con gli screening oncologici e la clinica, contempla eventualmente l’intervento chirurgico (previa individuazione del linfonodo sentinella grazie alla metodica del verde indocianina) con la possibilità di effettuare, dove indicata, la radioterapia intraoperatoria, quindi la chirurgia ricostruttiva e il necessario follow up.
Per di più dal sindaco Andrea Gnassi sono giunte, sempre ieri sera, precise e puntuali richieste di rassicurazione sia in ordine al servizio di Chirurgia
Senologica di Santarcangelo sia in ordine a varie altre situazioni della sanità riminese, come ad esempio il riconoscimento di sede di riferimento romagnolo
per il Dipartimento materno infantile di Rimini, lo sviluppo delle altre eccellenze sanitarie presenti sul territorio, le coperture dei primariati vacanti, la prosecuzione dell’opera di infrastrutturazione sanitaria, garanzie per il riconoscimento dello status di ospedale in zona disagiata per Novafeltria.
Richieste sulle quali mi sono impegnato personalmente, in consiglio comunale. E’ chiaro che su temi delicati come quelli relativi alla salute delle persone e
alla sofferenza legata alla malattia, anche la sola percezione di un possibile cambiamento può destare paure e sospetti, ma solo con il dialogo costruttivo e
il confronto, questi dubbi possono essere fugati. Approccio che purtroppo ieri sera è venuto meno”.

Andrea Polazzi      Newsrimini.it

Viaggio nella babele della prossima legge urbanistica

La Giunta della Regione Emilia-Romagna ha presentato nei giorni scorsi la bozza di Progetto di legge “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio” (che d’ora in poi chiameremo Nuova LUR–Legge Urbanistica Regionale).
Mercoledì 16 l’assessore Gabriele Donini ed i suoi tecnici hanno partecipato a Rimini ad una delle tappe del tour di presentazione della proposta per un “confronto sul testo con i territori” prima di scrivere la versione definitiva del Progetto di Legge da consegnare poi alla discussione dell’Assemblea legislativa.
Una premessa: dopo 40 anni di leggi urbanistiche regionali dobbiamo domandarci se ha ancora senso che ogni regione continui ad approvare nuove leggi urbanistiche quando la legislazione urbanistica nazionale – che deve comunque essere rispettata, e che in caso di giudizio amministrativo è il primo riferimento del giudice- è ferma, nel suo impianto generale, alla Legge Urbanistica del 1942 ed ai decreti sugli standard del 1968, a cui si sono via via aggiunte leggi e leggine, condoni, norme specifiche e settoriali, fino a creare un groviglio normativo utile solo a produrre a getto continuo giurisprudenza.
Ha senso che pur di avere una legge urbanistica regionale si moltiplichi la babele di definizioni, acronimi di Piani (ne hanno contati oltre 100), procedure e dettagli tecnici, diversi per ogni regione, che gravano sugli operatori del settore, tecnici ed imprenditori, italiani, ed ancor più stranieri?
Si deve infine valutare, dopo 40 anni, l’efficacia delle leggi regionali che hanno sempre e tutte promesso la tutela del territorio: nella nostra regione, sicuramente una delle meglio amministrate in questo settore, con una attenzione permanente al tema, si deve registrare – come ha appena ricordato l’assessore Donini – che ancora oggi la somma regionale delle previsioni dei Piani regolatori comunali consentirebbe di costruire altre 2 nuove città di Bologna!
Credo che basti e avanzi per ritenere del tutto ragionevole che oggi sarebbe più utile investire risorse politiche e tecniche per scrivere ed approvare una nuova Legge Urbanistica Nazionale che procedere (come sta succedendo) nella bulimica proliferazione di ulteriori nuove leggi urbanistiche delle 20 regioni italiane.
Nonostante ciò l’interesse civico per le sorti del nostro territorio e delle nostre città e per la qualità degli atti e delle funzioni amministrative dei nostri enti locali e territoriali mi spinge a svolgere qualche personale considerazione su alcuni disposizioni della Nuova LUR. Procedendo in modo non sistematico, ma per appunti e commenti spot.
 Gli Obiettivi (art.1)
La Nuova LUR mette al primo posto l’obiettivo del contenimento del consumo di suolo, seguito dal suo complementare: “favorire la rigenerazione dei territori urbanizzati…” in tutti i suoi aspetti, ambientale, della sicurezza e della qualità della città. Sottoscrivo.
Forse per rappresentare la “svolta buona” la nuova LUR capovolge l’ordine di esposizione e trattazione dei Piani: invece di partire, come da tradizione, dal Piano regionale, e poi a scendere, al provinciale e al comunale, si parte dal Piano comunale, e, a seguire il provinciale (pardon, di “area vasta”!), e il regionale (risorge il PTR vecchio stile). Spero ciò non significhi, anche, confondere i ruoli di città e territorio, scambiare la parte per il tutto: il territorio, il paesaggio, l’ambiente esistono e possono esistere senza città. Non vale il contrario.
E ancora ai Comuni si guarda con l’intenzione di valorizzare la loro “capacità negoziale”, ed aumentare la qualità professionale degli uffici tecnici. Insomma sembra che al Governo (del territorio) ci siano anzitutto i Sindaci (o ex), che quindi si mettono per primi. Forse sarà così per le grandi città, forse. Per i tanti medi e piccoli comuni, chiedete al sindaco quanto “governa” e ai pochi tecnici comunali – spesso uno solo – quanto tempo e soldi ha, per l’aggiornamento professionale!
La promozione del riuso e della rigenerazione urbana
Art.8, commi 2 e 3. Commercio, trasferimento e trascrizione dei diritti edificatori: se lo conosci lo eviti.
Art.9, comma 1, lettera e). Riduzione/azzeramento degli standard di parcheggi pertinenziali e pubblici. E’ prevista in particolari parti della città esistente, dotate di buona accessibilità con mezzi pubblici e sostenibili. Tale riduzione (che rappresenta un risparmio netto per l’operatore immobiliare), è subordinata all’“impegno dell’operatore e dei suoi aventi causa a rispettare le limitazioni al possesso e all’uso di autovetture”, impegno da inserire nella Convenzione urbanistica che autorizza l’intervento.
Mi faccio e voglio condividere con voi alcune domande:
  • La limitazione al possesso ed all’uso di automobili vale per il proprietario attuale e futuro dell’immobile, od è estesa a tutti i membri della famiglia?
  • quale è, se è prevista, la durata temporale della limitazione, o deve considerarsi senza fine?
  • quale è la forma di fideiussione prevista e richiesta a garanzia dell’obbligazione in argomento?
  • chi e come eserciterà il controllo sull’adempimento dell’obbligazione?
  • Si sono, infine, considerati i profili di legittimità di tale obbligo urbanistico a non possedere un bene liberamente in commercio?
Art.11, comma 5. Interventi per la riduzione del rischio sismico. Il Piano Urbanistico Generale (PUG) favorisce l’attuazione degli interventi di riduzione del rischio sismico “dando applicazione a quanto disposto dall’art.27, comma 5, della legge 1 agosto 2002 n. 166” che consiste – in parole povere – nella possibilità per i proprietari del 51% del valore di un condominio di costituire un consorzio abilitato per legge a presentare un progetto e realizzare un intervento edilizio sull’intero immobile, potendo eventualmente anche espropriare i proprietari non aderenti alla assolutamente meritevole iniziativa edilizia.
Nonostante le buone e sacrosante ragioni per cui la parte più dinamica e responsabile di un condominio proponga di intervenire sull’immobile con un intervento di miglioramento o adeguamento sismico dello stesso, mi sembra irrealistico pensare di superare le resistenze, più o meno motivate (uno può essere troppo vecchio per, uno può non avere i soldi, uno può fregarsene…), di una parte seppure minoritaria, del condominio stesso, con l’utilizzo dell’esproprio, dopo decenni di pubblico vilipendio dell’istituto stesso, additato – da destra a manca – al pubblico ludibrio. Sorvolando sui problemi organizzativi e logistici di un intervento che deve prevedere un periodo di trasferimento dei residenti in altre abitazioni, difficili in condizioni di unanime consenso, impossibili a mio parere con una parte di “resistenti al cambiamento”.
Il Piano Urbanistico Generale
Il Piano Urbanistico Generale della nuova LUR assomiglia alla sommatoria di tre precedenti strumenti: il PSC (invarianti strutturali e scelte strategiche) + RUE (disciplina degli interventi diretti nella città costruita (=Territorio Urbanizzato)) + il “Documento programmatico per la qualità urbana” del POC (Strategia…).
Il PUG contiene strategie e norme: la “Strategia per la qualità urbana ed ecologico ambientale” (art.33); la disciplina del riuso e rigenerazione con interventi diretti (SCIA e Permesso di costruire) della città costruita (ex-RUE), la disciplina dei nuovi insediamenti esterni al TU, la disciplina del territorio rurale (artt.34 e 35).
La cartografia dovrebbe essere “ideogrammatica” (vedo/non vedo, come nella migliore grafica sexy d’altri tempi) per le grandi scelte, ma dovrà necessariamente diventare “catastale” (in che zona/ambito/parte/ è mia proprietà? E quindi cosa posso e non posso fare?) per gli interventi diretti nella città costruita, ed è prevista “con indicazioni di massima di carattere progettuale e localizzativo” per alcuni interventi pubblici puntuali nonché con l’individuazione di fasce di fattibilità per le grandi reti infrastrutturali della “Strategia”.
Insomma, si comincia con l’intenzione – sacrosanta – di semplificare, ma si finisce per ritrovarsi con la solita montagna di norme, di tavole, e di files.
La tavola dei vincoli
Nella nuova LUR è confermata la disposizione – già presente nella LR 20/2000 – che chiede ai comuni di predisporre e mantenere aggiornata la mappa degli innumerevoli vincoli derivanti da piani e da leggi e disposizioni di una imprecisabile quantità di enti e soggetti con competenze territoriali che continuano a modificare i propri piani, leggi e disposizioni, compresa, naturalmente, la Regione stessa. La Tavola è condizione di legittimità degli atti e provvedimenti urbanistici comunali.
E’ naturalmente previsto che la Regione e la Aree Vaste che verranno svolgano l’attività di raccolta, sistemazione, informatizzazione, diffusione e coordinamento informativo e cartografico dei materiali oggetto della Tavola stessa a favore dei Comuni che devono poi redigere e certificare l’elaborato costitutivo del PUG.
Non è più semplice, razionale ed economico, che la Regione – indubbiamente il soggetto con l’apparato tecnico e di competenze amministrative più robusto ed adeguato alla redazione di un elaborato con uguali contenuti tematici su tutto il territorio regionale – sia incaricata della redazione, mantenimento e certificazione di questa indispensabile Tavola dei vincoli? E di renderla consultabile, acquisibile per il territorio di interesse, interoperabile, sul proprio portale geografico ai Comuni ed a tutti i soggetti interessati?
 Gli Accordi operativi…o decisivi?
La Nuova LUR, volendo semplificare, sostituisce la sequenza POC-PUA con un unico strumento: l’Accordo Operativo (AO).
Gli AO come il POC assegnano i diritti edificatori e sono approvati dal Consiglio comunale; e come i vecchi Piani particolareggiati ed i PUA “attuano le previsioni generali del PUG” e definiscono la “disciplina urbanistica di dettaglio relativa agli usi ammissibili, agli indici e parametri edilizi e le dotazioni territoriali”.
In parole povere un AO è come un POC monodose. I suoi contenuti urbanistici – quanto e come costruire, quanto e come compensare in opere e sovvenzioni – viene sottoposto all’esame dell’Ufficio di Piano che dirà se è conforme alle strategie ed alle ipotesi localizzative “ideogrammatiche” del PUG (sfido, nella totalità dei casi, a dare parere contrario!), al Comitato Urbanistico di Area Vasta (CUAV) che valuterà la compatibilità ambientale e poco altro, al pubblico (deposito e osservazioni), alle autorità ambientali (Valsat); alla fine il Consiglio comunale, tenendo conto di tutti i pareri, ma potendo replicare a tutti i pareri, decide in piena autonomia, e autorizza il Sindaco a sottoscrivere l’Accordo.
La semplificazione procedurale è evidente. Altrettanto evidente è la centralità che assume il caso particolare, l’intervento e la forza del singolo operatore, la maggioranza che riesce a formarsi in consiglio comunale. Ancora una volta dipende dalla stazza e dalla sana e robusta costituzione del Comune interlocutore.
Il Comitato Urbanistico Area Vasta (CUAV)
La nuova LUR rispolvera il vecchio Comitato consultivo provinciale in materia urbanistica della Legge regionale 6/1995 con il nuovo Comitato Urbanistico di area Vasta composto da un rappresentante della Giunta Regione, della AV, e del Comune interessato, ARPAE e altri enti che rilasciano pareri.
Il CUAV esprime un parere sul PUG che è elemento costitutivo ed imprescindibile del procedimento di approvazione del PUG in quanto espressione di tutte le condizioni di contesto pianificatorio (Piani regionali, piani ambientali, piani settoriali, ecc.) che influiscono prescrittivamente sulla libera discrezionalità del Comune nella approvazione del PUG.
Il parere (comprensivo del parere motivato ambientale) sul PUG è approvato, con un voto, dai rappresentanti di Regione, AV e Comune interessato.
In presenza di un PUG particolarmente dettagliato, il CUAV può motivatamente esentare un AO dalla Valsat.
C’è a mio parere qualche (noto) conflitto:
  • Se il CUAV emette il Parere con un proprio provvedimento amministrativo, – vista la composizione del CUAV – emerge un conflitto controllore -controllato in capo al rappresentante del Comune;
  • Se il parere del CUAV viene approvato con provvedimento dell’AV si configura, più sfumato, lo stesso conflitto in quanto l’AV è composta da eletti dai Consigli comunali;
La soluzione è semplice: il provvedimento di assunzione ed approvazione del parere del CUAV deve essere approvato dalla Giunta Regionale.
 L’Ufficio di Piano (art.52)
Anzitutto suscita piacevole sorpresa la riproposizione di contributi regionali per la costituzione degli Uffici di Piano intercomunali a 43 anni dalla prima legge regionale (LR 10/1973) che prevedeva identiche misure.
Ancor più interessante è la disposizione per cui l’Ufficio di piano “deve essere dotato di personale in possesso delle competenze professionali richieste per lo svolgimento delle funzioni di governo del territorio, tra cui quelle in campo pianificatorio, paesaggistico, ambientale, giuridico ed economico finanziario.”(c.3); che la costituzione dell’Ufficio dovrà avvenire “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”(c.1), e che la Giunta regionale individuerà “standard minimi per l’ufficio di piano… con riferimento alla dimensione demografica e territoriale del Comune”.
L’unico dubbio deriva dal fatto che nella nostra regione su 334 comuni, 48 hanno meno di 2.000 abitanti, 141 meno di 5.000solo 50 più di 15.000 abitanti. E che quindi attuare le suddette disposizioni comporterà un impegno “sostitutivo” della Regione davvero significativo in termini di risorse e personale da distaccare.
Davvero innovativa e spericolata è poi la disposizione che attribuisce all’Ufficio di Piano la competenza a “negoziare” con i proponenti un AO, quando il PUG non è sufficientemente dettagliato e preciso su quell’intervento: non voglio pensare a come la prenderà il dirigente di quell’Ufficio!
Fabio Tomasetti
Architetto, già dirigente del Servizio pianificazione e urbanistica della Provincia di Rimini
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Valconca: salta la fusione dei Comuni

Il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha annunciato ai sindaci di Mondaino e Montegridolfo, Matteo Gnaccolini e Lorenzo Grilli, che non si procederà con la fusione dei tre Comuni di Saludecio, Mondaino e Montegridolfo.
Al referendum dell’ottobre scorso, la maggioranza complessiva dei cittadini aveva detto Sì alla fusione; ma nel territorio del Comune maggiore, quello di Saludecio, aveva vinto il No. E in tal senso si era espresso il consiglio comunale di Saludecio, prendendo atto del voto.
Nessun passo, almeno per ora, nemmeno verso l’ipotizzata unione delle sole Mondaino e Montegridolfo
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