martedì 30 giugno 2015

Prosegue il Forum sul Centro Storico e nuova ordinanza sugli orari dei pubblici esercizi


Nuova ordinanza sugli orari dei pubblici esercizi in centro storico
Si è svolto ieri pomeriggio (giovedì 25 giugno) in Municipio il primo incontro di lavoro del percorso partecipato “Santarcangelo al Centro. Per un centro storico vivo e vivibile”, promosso dall’Amministrazione comunale per migliorare la vivibilità del centro storico. Ottimo il riscontro in termini di partecipazione, con circa 40 presenti tra residenti, commercianti, titolari di pubblici esercizi e di strutture ricettive, operatori turistici, artigiani e rappresentanti delle associazioni di categoria, culturali e del volontariato.
Nella Sala del Consiglio comunale il sindaco Alice Parma e l’assessore al Turismo e Sviluppo economico, Paola Donini, hanno portato il saluto dell’Amministrazione comunale ai lavori del forum, annunciando inoltre ai presenti l’introduzione di una delle novità sperimentali già anticipata nell’incontro di presentazione del 21 maggio scorso, ovvero la nuova ordinanza sugli orari dei pubblici esercizi in centro storico.
I partecipanti si sono poi divisi in due gruppi per lavorare sui temi come gli orari per i locali, l’uso del suolo pubblico, la mobilità e i parcheggi, la raccolta differenziata, i rumori notturni e la sicurezza, con l’obiettivo di produrre una “fotografia” della situazione attuale in termini sia di criticità che di aspetti positivi.
I lavori del percorso partecipativo si possono seguire attraverso il gruppo Facebook “Santarcangelo al Centro”, spazio virtuale a supporto del percorso partecipato dove nei prossimi giorni saranno pubblicati tutti i documenti di resoconto del primo incontro. Iscriversi al forum è comunque ancora possibile, utilizzando la scheda di adesione disponibile presso l’Ufficio relazioni con il pubblico oppure online sul sitowww.comune.santarcangelo.rn.it. Per informazioni è possibile scrivere anche alla mail santarcangeloalcentro@comune.santarcangelo.rn.it.
Tornando alla nuova ordinanza, i pubblici esercizi potranno rimanere aperti fino all’1,30 dalla domenica al giovedì e fino alle ore 2 nelle giornate di venerdì e sabato e nei prefestivi (la precedente ordinanza indicava come orario di chiusura le 2). Modificati anche gli orari per la somministrazione nelle aree esterne ai locali, che potrà avvenire fino all’1, mentre alla chiusura del locale le sedie all’esterno dello stesso dovranno essere ritirate o impilate in modo che non siano utilizzabili (quest’ultimo obbligo riguarda solo il capoluogo).
Per quanto riguarda la musica nelle aree esterne, questa è ammessa fino alle ore 24 solo se di sottofondo, previa presentazione di autocertificazione di impatto acustico di rispetto dei limiti del piano di zonizzazione acustica del Comune. I limiti previsti dovranno essere rispettati da ogni singolo esercizio, tenendo presente che anche il solo vociare degli avventori e la presenza di musica da sottofondo possono superare facilmente il limite previsto dalla normativa, soprattutto quando le abitazioni sono poste nelle immediate vicinanze dei locali.
Fuori dal centro storico non esiste invece limite di orario all’interno dei locali, mentre per l’area esterna permangono le prescrizioni indicate per il centro storico, che valgono quindi per l’intero territorio comunale. La musica dal vivo nell’area esterna è sempre vietata, inoltre, salvo apposita autorizzazione da richiedere con un anticipo di almeno 7 giorni sulla data dell’evento.

lunedì 22 giugno 2015

A FUTURA MEMORIA

 Nel distretto Rimini Sud a tutt'oggi permangono 2 ASP( Azienda dei Servizi alla Persona) , la " Ceccarini " e la " Del Bianco " con i rispettivi statuti e convenzioni rinnovati nel 2013 a poche settimane dall'approvazione della legge regionale sul riordino delle ASP (L. 12/ 2013 ) che prevede, salvo eccezioni, una sola ASP per ogni distretto. Siamo curiosi di vedere se a sud saranno altrettanto solleciti nel rispetto della legge, di quanto lo sono stati nel distretto nord approvando nel Comune di Santarcangelo un atto di indirizzo per la fusione delle due ASP qui presenti, la " Valloni " e la " Valle del Marecchia ".

A proposito di fusione tra le ASP ( Azienda dei Servizi alla Persona ). Notizia del 21.02.2013



Misano approva la convenzione sulla Asp 'Del Bianco'

Il Consiglio Comunale di Misano durante la seduta di mercoledì sera ha approvato due importanti delibere: l'approvazione dello statuto e della convenzione con il Comune di San Clemente


Redazione 21 Febbraio 2013
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l Consiglio Comunale di Misano durante la seduta di mercoledì sera ha approvato due importanti delibere: l’approvazione dello statuto e della convenzione con il Comune di San Clemente per la creazione dell’Azienda pubblica di servizi alla persona (ASP) ‘G. Del Bianco’; e la determinazione di due ambiti territoriali ottimali all’interno del Distretto della Zona Sud della provincia di Rimini in merito al riordino istituzionale e all'esercizio in forma di unione tra i Comuni di numerose funzioni ( legge regionale 21/2012).
Con la formale approvazione della convenzione tra i Comuni di Misano e San Clemente interessati dalla realizzazione dell’Azienda speciale‘G. Del Bianco’ che sostituirà, come previsto dalle norme regionali, l'omonima Fondazione e l’accettazione dello Statuto definitivo, già vistato dalla Regione, si conclude l’iter burocratico richiesto ai due enti. Ora la competenza passa al presidente della Regione per il compito finale di siglare il decreto istitutivo.
La nuova Asp collaborerà con l’altra Azienda speciale ‘Ceccarini’ di Riccione a cui partecipano in forma associata tutti i Comuni del distretto Sud della provincia di Rimini. L’Asp Del Bianco, che ha il compito di amministrare e valorizzare l'importante lascito del Avvocato Giuseppe Del Bianco, si occuperà dei servizi all'infanzia dei Comuni di Misano e San Clemente, mentre l’Azienda speciale Ceccarini continuerà ad occuparsi di sociale a 360 gradi, dall'infanzia agli anziani.
Per quanto riguarda la delibera di individuazione dell’ambito territoriale ottimale ove i Comuni sono tenuti ad esercitare in forma di unione numerose funzioni istituzionali stabilite dalla recente legge regionale n°21 del 21.12.2012, il il Consiglio comunale ha approvato, così come già fatto dai Comuni di Cattolica, San Giovanni e da buona parte dei municipi della Valconca, la proposta alla Regione di creazione di due ambiti all’interno del Distretto Sud di Rimini: uno composto dai 9 Comuni della Valconca, cioè quelli dell'entroterra con meno abitanti, ed uno formato da 5 Comuni di media-grande dimensione compresi tra la costa ed il primo entroterra, ovvero Riccione, Misano, Cattolica, San Giovanni in Marignano e Coriano.
L’approvazione di tale delibera entro il 20 febbraio era un atto tecnicamente necessaria, altrimenti sarebbe passato definitivamente, senza possibilità di ripensamento, la proposta della Regione che avrebbe creato un unico ambito nella zona sud, in cui sarebbero stati accorpati piccoli Comuni con poco più di 1000 abitanti con comuni di maggiori dimensioni, fino ai 35.000 cittadini di Riccione, con esigenze, economia e problematiche assolutamente incomparabili.
Grazie alla approvazione della delibera contenente la proposta di creare due ambiti ottimali, il dibattito tra gli enti potrà proseguire per altri 2 mesi e ciò consentirà ai Sindaci di mettere in atto un confronto più preciso e lucido su importanti scelte istituzionale da compiere, dibattito istituzionale che finora non è stato possibile svolgere a causa del tempo assolutamente insufficiente concesso dalla Regione, vista anche la concomitanza elettorale. Del resto il tema è importante perchè comporta la decisione dei Comuni di spogliarsi o meno di funzioni fondamentali, come la regolamentazione edilizia ed urbanistica, la polizia municipale, la protezione civile, sui quali è necessario un approfondimento ed un confronto anche con i partiti ed i cittadini. D'altra parte poiché la Regione ha previsto un meccanismo di incentivi e di contributi più o meno favorevole a seconda della percentuale di adesione dei Comuni facenti parte di un ambito è evidente che i Comuni più piccoli, che da tempo hanno già unificato funzioni e servizi, rischiavano di essere penalizzati dal fatto che i Comuni più grandi, che sono all'inizio del cammino, devono ancora migliorare la comprensione di tali meccanismi. La delibera che propone due ambiti tutela perciò le esigenze dei Comuni piccoli e tiene aperti i tempi per un confronto istituzionale soprattutto fra i Comuni più grandi.
“Colgo l’occasione – ha dichiarato il sindaco, Stefano Giannini - per tornare a tranquillizzare la sindaco di Coriano, che ha lamentato di essere stata esclusa da incontri istituzionali sull’argomento. In realtà oltre all'incontro istituzionale tenutosi in Provincia a cui sono stati invitati tutti i sindaci nel mese di gennaio, non c'è stato alcun altro incontro Istituzionale; certo qualche settimana fa si è svolto un incontro strettamente politico tra amministratori, consiglieri comunali e segretari politici del Centrosinistra, per trovare una chiave di lettura comune a questa riforma, chiave di lettura che ancora non c'è anche se c'è forte il desiderio di confronto per il bene che da tale riforma potrebbe derivare alle nostre comunità cittadine; poichè la collega Spinelli si reclama civica, né di destra né di sinistra, come potevamo invitarla ad una riunione politica di parte? Una riunione istituzionale, invece, si terrà, proprio grazie alla delibera di proposta dei due ambiti assunta da molti consigli comunali in questi giorni che ha il merito tecnico di tenere aperti i termini nei prossimi sessanta giorni, a cui ha assicurato la partecipazione l’assessore regionale al Riordino istituzionale, Raffaella Salieri, che ci consentirà di supplire al termine estremamente ridotto finora concesso della legge (approvata solo il 21 dicembre scorso) . Sono certo che così avremo le giuste occasioni per discutere assieme ogni questione e la sindaco di Coriano sarà sicuramente protagonista dei prossimi incontri”.
“Vorrei inoltre sottolineare – prosegue il sindaco - come, nonostante in aula si discutesse una delibera di tale rilevanza, il dibattito politico si sia svolto in assenza di due consiglieri della minoranza: il consigliere Rosario Zangari de La Destra sociale e la consigliera Lucilla Ketty Ronchi di Sinistra critica, che appena discusso il primo argomento all'ordine del giorno, hanno infilato il cappotto e se ne sono andati. Comprensibile il loro scarso interesse considerata sia la difficoltà di comprensione del tema, oggettivamente abbastanza complicato e tecnico, e soprattutto la loro propensione a fare solo opposizione, giammai a porsi la prospettiva di governare; però almeno salvare la forma su un tema di grande rilievo istituzionale sarebbe stato più apprezzabile”.

domenica 21 giugno 2015

Reggio Emilia - Gestione pubblica dell'acqua, il PD ha detto NO

Nella città emiliana scade il contratto con la multiutility e l'ex amministrazione aveva appoggiato la richiesta di passare a una gestione pubblica, commissionando anche uno studio di fattibilità. All'improvviso però il passo indietro votato in direzione provinciale. E sono ricominciate le proteste: "Questa non è democrazia. Buttano via un lungo percorso". E c'è chi sospetta l'intervento da Roma dell'ex sindaco e ora ministro dei Trasporti Delrio: "Con lui era iniziato l'iter, ora non parla"

Il Fatto quotidiano 20 giugno 2015

Reggio Emilia - Gestione pubblica dell'acqua, la marcia indietro del PD

Non può essere un partito a decidere per i cittadini. Questa non è democrazia. E’ un tradimento e basta”.Per tutta Italia, ancora prima di diventarla, Reggio Emilia era già la città simbolo del ritorno all’acqua pubblica e di un segnale di cambiamento possibile verso la ripubblicazione dei servizi. Ma dopo il sì del referendum del 12 e 13 giugno 2011 e promesse e documenti ufficiali che prevedevano di sganciarsi dal privato, al momento di fare il passo decisivo il Pd ha ingranato la retromarcia. E adesso i comitati tornano in piazza, decisi a far rispettare agli amministratori gli impegni presi quattro anni fa e a svincolarsi dalla multiutility quotata in Borsa Iren, attuale gestore del servizio idrico in scadenza. “La rabbia è che abbiamo fatto un percorso, ci sono tutte le condizioni, ma manca il ruolo della politica, che forse ha interesse a rimanere con Iren”, spiega Tommaso Dotti del comitato Acqua bene comune. “Non possono decidere di buttare tutto al vento, non possono vincolare i cittadini a un privato per altri 25 anni”.
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Nell’anniversario del referendum che nella città emiliana aveva registrato con 250mila voti un record di sì alla ripubblicizzazione tutto era pronto per una festa, poi la festa è diventata una nuova protesta. Quello che però nessuno dei manifestanti riesce a spiegare è il voltafaccia così improvviso del Partito democratico, che qualcuno imputa a un vero e proprio diktat da Roma, dove ora Graziano Delrio, che da sindaco di Reggio aveva avviato il percorso all’acqua pubblica, è ministro. Non solo, ma anche istituti finanziari che avevano garantito il loro sostegno alla ripubblicizzazione, come la Cassa depositi e prestiti, all’improvviso si sarebbero affrettati a svincolarsi dall’impegno di procedere nel progetto. “Non sappiamo se ci sia un filo diretto con Roma, sicuramente però la velocità della decisione lascia pensare a un ordine arrivato dall’alto – aggiunge Dotti – Quello che non accettiamo è che sia un partito a decidere e non i sindaci. I cittadini hanno votato loro, questa non è democrazia”.
In Comune infatti il no definitivo all’acqua pubblica deve ancora essere sancito, ma su tutti gli amministratori del reggiano a inizio giugno è arrivato il niet del direttivo del Partito democratico, che ha giudicato impraticabile il progetto a causa dei costi e dei tagli della legge di stabilità. E questo nonostante un anno fa lo stesso Pd utilizzasse il progetto di ripubblicizzazione come bandiera nelle campagne elettorali per le amministrative per i suoi candidati, tra cui l’attuale sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi. “Come cittadini siamo stati traditi due volte: dall’esito del voto del referendum e dalle promesse in campagna elettorale alle ultime amministrative” accusa Emiliano Codeluppi.
A dimostrazione che il Pd sembrava intenzionato a portare l’acqua pubblica a Reggio Emilia, in questi quattro anni tutti i sindaci hanno commissionato all’ex assessore Ambiente del Comune Mirko Tutino, oggi con la delega nel Comune di Reggio Emilia, uno studio di fattibilità, che poi lo stesso Pd ha bocciato nella direzione provinciale di due settimane fa. Motivazione ufficiale i costi. Il partito ha parlato di 220 milioni, anche se per Tutino e per il comitato si tratterebbe di un investimento di circa 125 milioni di euro, “che verrebbe ripianato nel tempo con le tariffe – chiarisce Dotti – E’ un investimento, non un esborso come la stazione di Calatrava, in cui non ci sarà mai ritorno”. Sicuramente, spiegano dal comitato, per Iren l’interesse è quello di rimanere, anche perché perdere la gestione dell’acqua significherebbe “rinunciare a un affare da 2 miliardi per 25 anni”. I cittadini però temono anche che con una nuova gara per l’affidamento del servizio le cose possano addirittura peggiorare, perché Iren potrebbe presentarsi conMediterranea delle acque Spa, società genovese partecipata dalla stessa multiutility e da F2i, perdendo così il contatto con il territorio.
La questione sta rendendo sempre più teso il dibattito cittadino e anche molti partiti di maggioranza nel Comune capofila di Reggio Emilia, che rischiano di creare una vera spaccatura politica nell’amministrazione di Vecchi. Sel, che è in giunta, si è opposta alla decisione del Pd, mentre nello stesso Partito democratico non tutte le voci sono concordi. A dimostrazione di ciò, nel consiglio comunale del 15 giugno, mentre era in corso la protesta dei comitati per l’acqua pubblica, i consiglieri Lanfranco De Franco (Pd) e Lucia Lusenti (Sel) hanno devoluto il loro gettone di presenza a favore del comitato per i tre giorni di manifestazione. L’opposizione, dai Cinque stelle al centrodestra alle liste civiche, è invece compatta nel sostenere il percorso di ripubblicizzazione e difende la posizione del comitato Acqua Bene comune. La resa dei conti e la prova del fuoco per il sindaco sarà il prossimo consiglio comunale, quando il tema sarà discusso in una seduta monotematica.

Il Fatto quotidiano 20 giugno 2015