In politica si può anche esagerare, coprire gli errori o tentare
di nascondere la realtà, ma mistificare sui conti è impossibile. Il timoniere
Renzi le tenta tutte.
Il voto delle elezioni regionali rappresenta una realtà diversa
da quella predicata dal Nostro. Il PD ha perso due milioni di voti ed è stato
sconfitto in una delle Regioni simbolo della sinistra, la Liguria, in altre
l’ha spuntata per un soffio. Ci vuole una bella faccia di zolla per affermare
che il risultato è stato positivo e soprattutto in presenza di
un’astensionismo spaventoso. Dopo un anno di Governo Renzi quasi la metà del
corpo elettorale non va al voto, in altri tempi le dimissioni del Governo sarebbero
state cosa scontata, invece si fa finta di nulla. I soliti annunci alla Vanna
Marchi sul cambiare l’Italia, facendo riforme astruse, incostituzionali e
spesso inutili. Di parlare di riforme strutturali vere, di attacco al debito
pubblico, di istituzione di una patrimoniale sugli altissimi redditi e sulle
rendite parassitarie ed assenteiste, di nuova e vera occupazione, di lotta
all’evasione fiscale con mezzi appropriati, di far pagare le tasse al Vaticano,
non è affar suo. Viene presentato come sintomo di ripresa la rimodulazione
delle assunzioni, particolarmente conveniente per i datori di lavoro, mentre la
disoccupazione morde ed i salari restano ai minimi. Sconcerta anche l’analisi
elettorale in casa socialista. Si passa da dieci a quattro consiglieri
regionali, gli eletti non devono ringraziare il progetto politico nazionale che
non c’è, spesso è fluttuante e contraddittorio, ma la loro azione
incisiva sul territorio. Onore al merito, ed apprezzamento per i compagni che
si sono candidati ed hanno lottato in una situazione tanto difficile. Il
risultato, poi, nella Regione del Segretario Nazionale è stato
disastroso.
Appiattirsi prima su Bersani, poi su Letta, quindi su Renzi ci
ha fatto sparire anche dai sondaggi. Che deve succedere di più?
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