sabato 24 ottobre 2009

Intervento Sanità Consiglio Comunale 22 10 2009

Buonasera signor Presidente e un cordiale saluto ed un ringraziamento al dr.Tonini ed ai suoi collaboratori per la loro presenza questa sera. Diventata ormai da alcuni anni una buona abitudine per confrontarci, deve essere l’occasione per far sentire ancor meglio la nostra voce e far toccare con mano (oltre a quello che già fa il nostro Sindaco) i problemi e le necessità del nostro territorio in fatto di sanità. A Santarcangelo parlare di Sanità significa innanzitutto parlare dell’ Ospedale Franchini, forse non tutti sanno che Achille Franchini a cui è intitolato l’ospedale fu un illustre medico santarcangiolese autorevole rappresentante socialista che prestava le sue cure anche ai fascisti che lo bastonavano ed ai poveri che non potevano pagare.. . è passato molto tempo da allora ma di qualche insegnamento potremmo comunque far tesoro. La salvaguardia dell’Ospedale è fra i punti fondamentali del nostro programma elettorale è quindi importante che continui il suo ruolo determinante per Santarcangelo e tutta la Valmarecchia in considerazione anche del fatto che con l’ingresso dei 7 comuni dell’alta valmarecchia l’utenza potrà aumentare e tenendo anche presente che si avvalgono dell’ospedale anche molti cittadini di comuni confinanti che fanno parte della provincia di Forlì, l’ospedale dovrà essere potenziato. In queste settimane si fa un gran parlare dell’ospedale quasi esclusivamente in relazione al futuro del reparto di chirurgia d’urgenza. A prescindere dal fatto che riteniamo che la chirurgia in special modo quella programmata possa e debba continuare ad esistere a Santarcangelo per le considerazioni fatte in precedenza e per tanti altri motivi importanti non ultimo anche il fatto di poter avere un ospedale più a dimensione umana; nel momento della malattia già difficile da affrontare in sé poter avere almeno l’ospedale vicino a casa che permette specialmente agli anziani la possibilità di poter far visita ai propri cari e/o poter essere accuditi più facilmente non è da sottovalutare. Fatta questa considerazione e consapevoli dei problemi di bilancio della sanità regionale preferiamo fare 10 o 20 chilometri in più ed avere servizi efficienti e altamente specializzati all’interno di strutture dotate di tutti quei servizi a partire dalla rianimazione…... in grado di assistere i pazienti a 360 gradi, ovvero quei servizi che Santarcangelo non ha. Noi Socialisti riteniamo prioritario il potenziamento dell’ospedale in particolare attraverso alcune misure quali: - istituire un’ambulanza medicalizzata in servizio permanente su Santarcangelo solo così si può sopperire almeno in parte alla mancanza di un pronto soccorso, , proprio per questo il medico sull’ambulanza è importante, questi valutando subito la gravità del caso può decidere se fermarsi a Santarcangelo oppure andare a Rimini piuttosto che Cesena, evitando perdite di tempo prezioso e magari salvando una vita; - Istituire un pediatra dentro il pronto intervento almeno nel fine settimana, chiunque ha figli piccoli o almeno in età da pediatra credo abbia provato almeno una volta, personalmente molte volte, le interminabili file al pronto soccorso pediatrico di Rimini, non è possibile passare giornate intere al pronto soccorso con un bambino a volte anche di pochi mesi per visite spesso urgenti. Istituire il servizio a Santarcangelo servirebbe oltretutto a decongestionare Rimini; - Una guardia medica all’interno dell’ospedale e una in servizio sul territorio per evitare che i tempi d’attesa per i pazienti siano troppo lunghi - Occorre poi istituire dei Poliambulatori Polispecialistici…. Ortopedico, dermatologico, cardiologico, odontoiatrico, andrologico, oculistica, otorino. Sono servizi fondamentali che devono essere presenti sul nostro territorio specialmente per le fasce di utenti che hanno più difficoltà a spostarsi come gli anziani. Una realtà come Santarcangelo e tutta la Valmarecchia non può più esserne sprovvista ! Non credo siano richieste proibitive anche in termini di costi e vanno principalmente nella direzione di cercare di tutelare maggiormente quelle fasce di popolazione più deboli quali bambini e anziani. Si tratta in sostanza di mettere il nostro ospedale nelle condizioni di svolgere al meglio la funzioni che gli vengono assegnate all’interno del quadro più generale della sanità provinciale. Un’ultima considerazione sull’ospedale relativamente alla posizione del CUP e Sala Prelievi nell’atrio dell’Ospedale, di prima mattina la tanta gente che aspetta per prenotare analisi o altre prestazioni si trova ad aspettare appunto in mezzo all’ingresso quindi chi entra di fatto deve fare lo slalom fra le persone in attesa e in queste condizioni gli utenti agli sportelli non godono certo di molta privacy, ritengo si debba cercare di risolvere anche questo problema. Come dicevo all’inizio ASL/Sanità per noi è principalmente Ospedale Franchini, c’è però un altro tema importante ovvero quello relativo ai “Servizi Socio Assistenziali”, tutta una serie di servizi che il nostro Comune delega all’ASL la quale a sua volta svolge avvalendosi di cooperative specializzate nei vari settori di intervento (disagio giovanile, disabilità, dipendenze droghe…). Questi servizi credo incidano sul nostro bilancio per oltre mezzo milione di euro ! Una cifra importante per la nostra amministrazione. La prima considerazione che volevo fare riguarda proprio il rapporto dell’ASL con le cooperative, nel senso che mentre il nostro Comune credo sia abbastanza regolare nei pagamenti, l’Asl non lo è altrettanto con le cooperative che si vedono pagare per le loro prestazioni con diversi mesi di ritardo. L’altra considerazione invece riguarda proprio il metodo, ovvero perché dobbiamo dare un servizio all’ASL che a sua volta subappalta ? Immagino che servano delle competenze nella selezione delle cooperative che devono svolgere questi servizi ma dal momento che sono servizi comunque esternalizzati magari potremmo pensare anche di gestirli noi come Valmarecchia e forse l’ASP che sta per Azienda Servizi alla Persona potrebbe essere anche l’ambito migliore. In questo modo si potrà seguire più da vicino lo svolgimento di questi servizi (non so infatti attualmente come avvenga il controllo e la valutazione ), inoltre aggiungere competenze all’ASP della Valmarecchia sarà un’ulteriore motivo per difenderne l’autonomia da Rimini ovvero dal Valloni che ora voglion tutti ma fino un po’ di mesi or sono eravamo pressoché soli a difenderla. Questo è un tema sicuramente complesso ma che ritengo meriti di essere preso in considerazione perché spesso si tende a fare in una certa maniera perché così fan tutti: si delegano i servizi all’ASL perché lo fanno anche gli altri comuni, si aderisce ad Hera perché lo fanno anche gli altri…. invece si devono fare le scelte che riteniamo siano le migliori per i nostri concittadini .

venerdì 23 ottobre 2009

LA SCOMPARSA DI GIULIANO VASSALLI. UN GRANDE SOCIALISTA

E' morto Giuliano Vassalli. L'ex ministro della Giustizia e' deceduto il giorno 21, ma la notizia della morte e' stata data ad esequie avvenute per disposizione testamentaria. Il giurista e' deceduto presso la sua abitazione per un arresto cardiaco. La notizia, per sua espressa volontà, è stata resa nota solo oggi ad esequie già avvenute. Nato a Perugia il 25 aprile 1915, giurista, dirigente e parlamentare socialista, ministro, presidente emerito della Corte Costituzionale, Medaglia d’argento al valor militare per il contributo dato alla Resistenza. Dopo essere stato professore di Diritto penale nelle Università di Urbino, Pavia, Padova e Genova, Giuliano Vassalli, dal 1960, ebbe la cattedra all’Università di Roma. E’professore emerito a “La Sapienza” e membro dell’Accademia dei Lincei. Dopo l’8 settembre 1943, Vassalli prese parte alla Guerra di liberazione. nelle file della Resistenza romana. Membro della Direzione clandestina del PSIUP, nei mesi dell’occupazione tedesca fu tra i capi delle formazioni socialiste a Roma. Dall’ottobre 1943 alla fine di gennaio del 1944, sostituì Sandro Pertini nella Giunta militare centrale del CLN. Nel gennaio del 1944 organizzò l’evasione dello stesso Pertini e di Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli. Fu poi anche ispettore del CLN in pericolose missioni nell’Italia centrale. Il 3 aprile 1944, Vassalli fu catturato, a Roma, dalle SS che lo rinchiusero nel carcere di via Tasso. Vi restò, sottoposto a stringenti interrogatori e a tortura, sino alla liberazione della Capitale. Nel dopoguerra, con la scissione di Palazzo Barberini dal 1947 al 1949, fece parte della Direzione del PSLI e, dal 1949 al 1951, di quella del PSU. Nel 1957 Vassalli fu insignito del “Premio di fedeltà alla Resistenza” per l’attività svolta, come avvocato e come pubblicista, a favore degli ideali della Resistenza. Rientrato nel PSI nel 1959, Vassalli fu consigliere comunale e capogruppo del partito a Roma e poi fu deputato del PSI nella quinta Legislatura. Eletto senatore nel 1983 e riconfermato nel 1987, è stato presidente della Commissione Giustizia e poi del Gruppo parlamentare socialista. Nel 1987 è stato nominato ministro della Giustizia nel governo di Giovanni Goria e riconfermato nei governi De Mita ed Andreotti, lavorando alla stesura del nuovo Codice di procedura penale del 1989. Nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica Italiana il 4 febbraio 1991, viene eletto presidente della Corte l'11 novembre 1999 Dal 2000 diventa presidente emerito.

giovedì 22 ottobre 2009

Ordine del giorno sul sistema scolastico

Il Consiglio Comunale di Santarcangelo di Romagna Richiamato - l’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Ogni individuo ha diritto all’istruzione. […] L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali […]”. - L’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia: “[…] l’educazione del fanciullo deve avere come finalità: a) favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità; b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali […]”. - Gli artt. da 2 a 5 e l’art 34 della Costituzione della Repubblica Italiana che tutelano il diritto al lavoro, le libertà fondamentali degli individui e il diritto all’istruzione; Considerato - che in Emilia-Romagna, anche grazie all’impegno profuso dagli Enti locali e dalla Regione in termini di importanti disponibilità di risorse umane ed economiche, è stato realizzato nel tempo un sistema scolastico di qualità che vanta, secondo tutte le rilevazioni nazionali ed internazionali, eccellenze e alti standard qualitativi, ed è caratterizzato da una ampia e diffusa rete di scuole dell’infanzia, dall’estensione del tempo scuola, da alti livelli di scolarizzazione superiore, da forte sostegno all’integrazione scolastica degli studenti disabili ed al positivo inserimento degli studenti stranieri; - che nel sistema scolastico sono stati fatti investimenti significativi che hanno consentito di realizzare un sistema educativo e formativo, nelle scuole di ogni ordine e grado, che è solido, capillare, fortemente radicato nel territorio e coerente rispetto ai fabbisogni, sia sul piano ‘quantitativo’ che sul piano ‘qualitativo’, grazie anche all’intervento degli Enti locali nell’edilizia scolastica e a favore della qualificazione del sistema, nonché al lavoro svolto in collaborazione con le autonomie scolastiche della Regione Emilia-Romagna; - che il livello di benessere sociale ed economico è profondamente correlato alla qualità del sistema scolastico e formativo e che il sistema non deve essere indebolito, in particolare nella fase attuale, se si vogliono difendere i diritti di cittadinanza e preparare un futuro sicuro ai giovani; - che le politiche adottate in Emilia-Romagna hanno consentito al sistema scolastico regionale di raggiungere i livelli più alti negli indici dei rapporti alunni/classe, alunni/docenti e dei parametri di dimensionamento nel panorama nazionale, realizzando ogni razionalizzazione possibile del sistema; - che, in questo quadro generale, la Conferenza dei Sindaci della provincia di Rimini ha approvato nel febbraio 2008 il “Patto per la scuola” che prefigura un’idea di scuola fondata sulla qualità, efficacia ed efficienza del sistema educativo e formativo in stretto raccordo con il sistema economico locale, precisando che è necessario investire nella scuola, il vero motore dello sviluppo economico; - che questa Amministrazione ha investito ed investe proprie risorse economiche per assicurare i diritti fondamentali sia dei ragazzi che dei lavoratori nell’ambito scolastico come sostegno all’handicap, diritto allo studio, distribuzione dei pasti, trasporto scolastico, mediazione linguistica e culturale in eccedenza rispetto a quanto disposto dalla Riforma del Titolo V della Costituzione; VERIFICATO CHE - L’applicazione delle norme riconducibili al D.L 112/08 convertito in legge 133/08 (la così detta “riforma” Gelmini) ha determinato per l’anno scolastico 09/10 la riduzione di 1637 unità di docenti e di 713 unità di personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) nell’intera Regione e, nello specifico della provincia di Rimini, di 97 unità di docenti e di 40 unità di personale ATA; - Tale personale sarà espulso dalla scuola dopo anni di precariato, invece di vedersi riconosciuto il giusto diritto alla regolarizzazione del posto di lavoro, senza nessuna soluzione alternativa di impiego e di riqualificazione professionale - tali riduzioni sono solo l’inizio di un processo che nei prossimi anni porterà a impoverire ulteriormente l’offerta educativa e formativa presente nel territorio così come ampiamente dibattuto nella Conferenza Provinciale di Coordinamento della provincia di Rimini, organismo di concertazione locale delle politiche scolastiche, riunitasi in data 10 settembre 2009; - La sentenza n.200 del 24/06/2009 della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune parti del provvedimento sopraccitato; RITENUTO CHE - Oltre al dato preoccupante della riduzione degli organici, tutto l’insieme di norme sta portando alla svilimento del sistema scuola attraverso una riduzione, oltre che quantitativa, anche qualitativa dell’offerta formativa attraverso: o L’aumento del numero di alunni per classe o La riduzione di risorse disponibili per l’integrazione degli stranieri e il supporto all’handicap o Il “riordino” dell’istruzione secondaria di secondo grado - Questi interventi mettono in discussione la qualità formativa della scuola, obbligano le famiglie a rivedere tempi e orari dell’organizzazione quotidiana, modellata su quelli della scuola, penalizzano le comunità dei centri minori che rischiano di vedersi private del fondamentale presidio scolastico; - Inevitabilmente le carenze dell’offerta scolastica nazionale stanno producendo pesanti ricadute sugli Enti Locali chiamati dai cittadini ad assicurare i precedenti livelli dei servizi scolastici, chiedendo con forza di intervenire con risorse aggiuntive e personale, trasformando i minori oneri per lo Stato, conseguiti con questi interventi, in nuovi impegni finanziari per gli Enti Locali, già pesantemente colpiti dall’applicazione del Patto di stabilità e dalla riduzione delle risorse trasferite; - Tali disposizioni ledono in maniera preoccupante i diritti all’educazione ed all’istruzione così come individuati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dalla Costituzione della Repubblica Italiana sopra richiamati; ESPRIME - Preoccupazione per la situazione di confusione e disagio concreto che si sta creando nelle istituzioni e nel sistema scolastico - Attenzione agli studenti che, più di altri, pagheranno, anche in termini di prospettive future, le disfunzioni della scuola - Solidarietà e apprezzamento per gli operatori della scuola per l’impegno profuso per raggiungere la qualità del sistema scolastico regionale e locale - Vicinanza alle famiglie, preoccupate per la situazione che i loro figli troveranno nelle scuole CHIEDE AL GOVERNO - di riconsiderare le attuali politiche e di attuare un pieno e reale coinvolgimento del sistema delle autonomie locali e delle Regioni nella definizione delle norme che regolamentano un bene prezioso e costituzionalmente rilevante come quello dell’istruzione - Che siano garantite quanto prima, per lo meno per il futuro a.s., le risorse di organico necessarie a consentire il corretto funzionamento del sistema scolastico e per dare risposta alle aspettative delle famiglie e ai bisogni degli studenti, assicurando, prioritariamente, la generalizzazione della scuola dell’infanzia per soddisfare tutte le richieste, anche considerati i consistenti investimenti degli Enti Locali - Di assicurare attenzione e risorse per le realtà scolastiche della montagna, al fine di non mettere a rischio lo stesso diritto di accesso all’istruzione e il presidio sociale e culturale che le scuole rappresentano per tali aree - Di tenere, conseguentemente, in debito conto la recente sentenza della Corte Costituzionale e che da questo orientamento della Suprema Corte si parta per impostare un rapporto di effettiva ed efficace “leale collaborazione” tra le diverse istanze istituzionali - Di trovare soluzioni certe alla condizione di precarietà del personale espulso dalla scuola in conseguenza dei tagli operati e che si troverà solo parzialmente coperto da ammortizzatori sociali - Di tenere in debito conto la funzione che la scuola riveste nella formazione dei cittadini; - Di rispettare il principio di eguaglianza delle opportunità per assicurare l’universalità dei diritti costituzionali. TRASMETTE - Il presente ODG alla Regione Emilia Romagna e alle Associazioni Nazionali degli Enti Locali affinché possano rappresentare nelle sedi di confronto istituzionale le istanze e le richieste in esso contenute

lunedì 19 ottobre 2009

I SOCIALISTI PER UNA SINISTRA NUOVA, DEMOCRATICA E RIFORMISTA

(Roberto Biscardini) Tutti coloro che del 1994 ad oggi hanno creduto giusto e coerente dare continuità al Partito Socialista e ad un’organizzazione autonoma dei socialisti italiani, nonostante le mille difficoltà incontrate a livello nazionale e locale, non rinunceranno a continuare su questa strada proprio oggi, in un momento in cui le condizioni peggiori potrebbero essere alle nostre spalle. Anche per queste ragioni, il PSI non ha al suo orizzonte né la prospettiva di scioglimento, né men che meno quella di una confluenza in altre formazioni politiche. A livello nazionale la prospettiva politica per i socialisti non è esaurita, cosi come è viva a livello europeo e internazionale. L’obiettivo che i socialisti si sono sempre assegnati di costruire in Italia una sinistra nuova, democratica e riformista, era giusta quando la sinistra era a maggioranza comunista, lo è ora di fronte ad una sinistra debole, non socialista, poco riformista e sostanzialmente giustizialista. Ma uno spazio si sta aprendo. Siamo probabilmente alla fine di un ciclo politico, il ciclo della seconda Repubblica. I segnali sono molti, e in primo luogo è evidente la crisi del quadro politico-costituzionale di riferimento. Siamo di fatto entrati in una nuova fase costituente. In un recente seminario di Mondoperaio, la rivista del Partito, è emersa una valutazione politica che abbiamo fatta nostra. Il referendum del 21 giugno ha segnato anche simbolicamente la fine della seconda Repubblica, chiudendo un ciclo cominciato con un altro referendum, quello del 1991. Le promesse del movimento referendario sono state in gran parte disattese. Non è diventato più diretto il rapporto fra eletti ed elettori. Non si è realizzato un autentico bipolarismo. La governabilità non è migliorata nonostante i premi di maggioranza e gli altri accorgimenti di ingegneria elettorale. Il sistema dei partiti si è semplificato male e non sempre in forme convincenti. Non si è realizzato un equilibrio più stabile fra i poteri dello Stato. Ed il ceto politico viene ormai identificato soltanto come una casta costosa e adesso persino impresentabile. Siamo entrati in una nuova fase anti partitocratrica. E i partiti che dovevano sostituire quelli vecchi, per ragioni diverse, hanno fallito. La cosiddetta democrazia dell’alternanza non è sostanzialmente esistita: in questi ultimi quindici anni ha di fatto governato sempre e solo Berlusconi. La vittoria del centrosinistra nel 1996 fu dovuta alla mancata alleanza della Lega col centrodestra, e la risicata vittoria dello stesso schieramento nel 2006 ha dimostrato immediatamente la sua debolezza numerica e politica. Con la fine del ciclo della seconda Repubblica si va esaurendo così non solo il ciclo della destra, ma anche il ciclo della sinistra. Siamo tutti pressoché uguali ai nastri di partenza e il processo di fondazione di una forza di sinistra democratica si ripropone in modo del tutto nuovo e si intreccia con la necessità di dare vita ad un nuovo sistema politico. La prospettiva politica per i socialisti non si è esaurita neppure a livello locale. Se la carenza di una politica riformista e socialista è evidente nelle politiche nazionali, ancora più evidente lo è a livello locale, dove l’esigenza di governare con competenza, con senso di responsabilità, senza arroganza e logiche di potere chiuse e persino padronali (esaltata dalla elezione diretta di sindaci e presidenti di provincia e di regione) è sotto gli occhi di tutti nelle grandi come nelle piccole città. Certo il partito socialista si è indebolito per il profondo cambiamento del quadro politico nazionale, ma anche quando ha smesso di essere fortemente rappresentato sul territorio. Quando si sono pian piano chiuse molte delle sue sezioni e soprattutto non si è più stati in grado di eleggere rappresentanti nelle istituzioni locali: in molte regioni, in molte province, nei comuni grandi e piccoli e nelle circoscrizioni di quartiere. Nel passato il socialismo si è espresso nel modo migliore attraverso l’azione di moltissimi bravi amministratori, che hanno costruito le metropolitane, i centri per anziani, gli asili e le case popolari che tuttora permettono a molte persone con redditi bassi di condurre una vita dignitosa. Oggi, una forza che si dice socialista non può prescindere dall’obiettivo di avere nelle istituzioni bravi amministratori riformisti e militanti sul territorio. Puntare ad aumentare la nostra presenza nelle istituzioni locali non è utile per chissà quali ragioni di potere, ma è invece assolutamente necessario per consentire al partito di tenere vivo sul territorio il legame con i cittadini. Se questa è l’analisi e questa è la realtà. Occorre riprendere una forte e incisiva politica nazionale partendo la questo dato: la crisi socialista è interna alla crisi della sinistra; la crisi della sinistra è interna alla crisi del sistema politico- repubblicano; la crisi del sistema politico-repubblicano è interna alla crisi ideologica della Carta Costituzionale. Occorre riprendere una forte iniziativa a livello locale. Dobbiamo lavorare con intelligenza perché aumentino il numero degli iscritti, perché il partito possa rafforzarsi nei territori, per intercettare quella grande area di bisogno sociale che dobbiamo ritornare a rappresentare anche nelle istituzioni. Riscoprire dal basso l’Italia dei ceti produttivi sempre più in difficoltà. Riscoprire l’Italia del lavoro sempre meno garantito. Dei meriti e delle povertà, delle sofferenze e delle solitudini. Riscoprire l’Italia multietnica come nuova realtà da governare. Battersi per garantire diritti di libertà negati. Attraverso un rinnovato impegno politico per riprendere un contatto proficuo e diffuso con il mondo delle associazioni, del volontariato, della cooperazione rientrando in contatto con i cittadini ovunque sia possibile e con i problemi articolati e differenziati degli individui. Un nuovo lavoro nel sociale, quelli che siamo, quanti siamo. L’obiettivo è il nostro rilancio, il nostro risveglio, la nostra autorevole ripresa di spazio politico, al di là delle alleanze e delle intese che a livello locale si potranno o si dovranno fare, per potere ritornare ad essere interlocutori della politica, per contribuire di nuovo a rinnovare il paese.