giovedì 23 giugno 2016

Ancora sul costo dell'acqua nel riminese

acqua

Bolletta sempre più salata per il consumo di acqua: +7% nell’ultimo anno per i riminesi. Rispetto al 2010 l’aumento del costo del servizio idrico integrato è del 49%

Una famiglia riminese di tre persone con un consumo medio di 150 metri cubi, ha pagato, nel 2015, 319 euro, il 7 per cento in più rispetto al 2014. Acqua sempre più salata, dunque, per i consumatori di questa provincia. A dirlo è l’ultima indagine di Federconsumatori sul costo, nella città capoluogo italiane, del Servizio Idrico Integrato (SII). Il costo del servizio – che consiste nel raccogliere, potabilizzare e distribuire l’acqua sul territorio – è la somma del costo di tre voci: acquedotto (la parte più consistente), fognatura e depurazione, cui si aggiunge, di solito, una quota fissa (ex nolo del contatore). A Rimini, il costo del Servizio Idrico Integrato, per un consumo medio di 150 metri cubi (1 mc=1000 litri), si piazza in una posizione intermedia rispetto a quanto viene sborsato negli altri capoluoghi di provincia. Ma la bolletta continua a lievitare. L’aumento del 7 per cento registrato in un solo anno, è di gran lunga superiore al costo dell’inflazione che si è fermata allo 0,1 per cento. Inoltre, se nel 2010 un metro cubo costava 1,64 euro, nel 2015 è salito a 2,1: con un aumento, in cinque anni, del 48 per cento.
Il SII, come si desume dal bilancio 2015 del Gruppo Hera, che ha in carico il servizio, ha contribuito al 26 per cento del MOL (Margine Operativo Lordo, in sostanza l’utile al lordo delle imposte e oneri finanziari) della Società, che è stato complessivamente di 884 milioni di euro, con un utile netto per gli azionisti di 180 milioni (il 9,5% in più sul 2014). Sarà pur vero che molti di questi denari tornano sul territorio perché azionisti sono i Comuni, ma di fatto questo sistema tariffario sembra fatto per prelevare denaro dalle famiglie e giralo ai soci-azionisti
Il Rapporto Federconsumatori si sofferma anche su alcuni aspetti riguardanti gli impegni di Hera in merito alla gestione dei servizi: la cosiddetta Carta dei servizi. Da qui si deduce, per Rimini, che tra la firma del contratto a l’attivazione della fornitura passa un massimo di 7 giorni (media nazionale 9 giorni); mentre tra una richiesta scritta da parte degli utenti (tipo reclami) e la risposta della società il tempo richiesto è di 30 giorni (media nazionale 26 giorni).
TUBATURE “GROVIERA”
Tra il 2012 e il 2014 si è verificato un aumento delle perdite della rete, in provincia di Rimini, dal 20,8 al 23,9% dell’acqua immessa nelle condutture (fonte Istat). Stiamo parlando, tanto per rendere meglio l’idea, di perdite giornaliere per abitante passate, in soli due anni, da 74,8 a 79,6 litri. In totale, solo nel 2014, sono andati persi 4,2 milioni di metri cubi d’acqua, per un costo superiore a tre miliardi di euro. Perdite di questa consistenza (anche se in talune località, non solo del Sud, si supera il 50%) sono molto più elevate di quanto si registra in Europa
Primo Silvestri  IL PONTE
Se i dati di questo articolo sono reali e non abbiamo nulla per affermare il contrario, possibile che nessuno si renda conto che esiste un problema di costo dell'acqua nel riminese ? O dobbiamo fare finta di niente perché in altre parti d'Italia stanno peggio di noi ?

Pensieri sparsi... ricordando Achille Franchini di Gabriele Boselli

A proposito di “ho aperto tenti toraci ma l’anima non l’ho mai vista”: l'anima come "qualcosa che appartiene al corpo" (Aristotele) e il corpo come qualcosa che appartiene all'anima . Distinzione tra appartenenza e inerenza e possesso.
.
La medicina positivistica, dissociando la materia del corpo dal suo senso , ossessionata dalla finitezza, dimentica del senso infinito della finitudine, rende muto o patologizza quest'ultimo. Si pone come occhio malato che fa ammalare il vissuto del corpo, ovvero l'unico corpo di cui disponiamo. Patologizzazione come effetto del disconoscimento del senso.
b) anima e corpo come eventualità -eventi che possono non essere mai o modificare il loro modo di essere eventi- differenti (ma non plurali)
c) la radicalizzazione cartesiana della differenza e la rivendicazione fenomenologica del soggetto
d) Il corpo vivente come mondo dell'anima e anima al mondo
Medicina come clinica, ma anche come preclinica e postclinica o semplicemente "che non pensa sempre al letto"
La medicina come pedagogia (teoria dello spettro intenzionale e del suo attuarsi) del corpo: educarlo -variando l'ambiente esterno ed interno e/o attraverso la parola e il farmaco- al rinvenimento o al ritrovamento del ben-essere a sé stessi e agli altri.
Cosa potrebbe suggerire la pedagogia alla medicina
Sul piano teorico:
-Invitarla a passare dalla semiotica (spiegazione dei segni, dei "dati") all'ermeneutica , comprensione dei "dati" in quanto origine/manifestazione di vissuti. (v. Galimberti e Dallari)
L'enigma-uomo é scritto nelle lingue ambigue e solo in parte note del suo apparire fisico e verbale. La comprensione del suo enigma da parte di un altro soggetto non meno enigmatico può avvenire attraverso la malattia (manifestazione) del corpo nel suo oscillante accompagnarsi alla parola. Il malato esprime per grida o per cenni (eccesso/difetto) la propria situazione di alterità sofferente.
-Ritenersi attori delle fondazioni scientifiche, non dei fondamenti: le fondamenta -statiche- sono irrimediabilmente incrinate; le fondazioni -dinamiche- meglio resi­stono agli stati di equilibrio instabile. La precarietà del mondo, le violente discontinuità dell'epoca si riverberano nella qualità della vita, nell'anima e nel corpo del paziente e del suo medico. Si riflettono pure sulle linee pratiche e teoriche della medicina ab imis fundamentis.
La tentazione dello stregone (Unico depositario di un sapere certo).
Non dire mai: "La scienza afferma che...." ma: "Data la mia interpretazione dell l'attuale sviluppo del sapere medico, sarei portato a pensare che......."
-Rinuncia ai modelli diagnostici e terapeutici ( figure sintagmatiche seriali, offerte alla replica da parte d'altri), invenzione di sce­nari.
Lo scenario si differenzia dal mo­dello per la sua struttura intenzionalmente in­compiuta, strutturalmente aperta, tesa a disegnare ciò di cui tratta attraverso la prospettazione del contesto e delle linee relazionali. Mentre il modello clinico più corrente esprime soltanto se stesso e ciò su cui immediatamente verte e si propone a un'infinita replica­zione, lo scenario ogni volta rinvierà a qualcosa d'altro e dovrà essere ri­costruito prima di ogni prestazione.
Il modello oggettiva in un esistente depersonalizzato il significato che gli eventi hanno indotto in una particolare contingenza; lo scenario riassume eventi che potrebbero accadere e li consegna alla esplicitata soggettività dell' interprete. Funge da traccia a un disegno che questi potrà definire.
La pratica di chi segue un modello clinico é intesa a una sua replica il più possibile fe­dele. La pratica di chi si trova ad agire dentro uno scenario é in-tesa a ri-co-struire, entro sentieri che lo scenario non de­termina ma contribuisce a evocare. Il mo­dello ha una valenza determinante; lo scenario é influente ed evocativo.
-Il medico, da quello di famiglia a chi lavora all'università, ha il diritto-dovere di interessarsi dell' intero campo teorico e non solo della parte più immediata­mente corre­lata alla pratica quotidiana.
- Vedere la medicina anche come memoria e dunque come sapere narrativo, che compone con linguaggio rigoroso una costellazione sterminata di esperienze in una teoria-storia di storie di con-vivenza col proprio corpo e di consuetudini di cura.
-Smettere di pensare all'uomo come ad una macchina e alla psiche come a un supercomputer e a ritenere che sia possibileil governo degli eventi corporei prevalentemente attraverso la chimica o la programmazione razionalistica della condotta.
L'insieme variamente ordinato/disordinato corpo/anima non é determinabile né programmabile e solo probabilisticamente prevedibile. Risponde agli stimoli psichici e fisici non automaticamente ma in modo relativamente e mutevolmente autonomo (T;d. Compl.).

Sul piano pratico: "quasi-regole" (rielaborazione da A.Melucci )
-Data la probabilità solo statistica degli esiti, evitare l'interventismo, ovvero l'affermazione professionistica del proprio sapere tecnico con esiti di copertura dell'identità del (doppiamente) paziente
-Sviluppare -dimettendo la frenesia dell' agire e il pensare subordi­nato all' azione e alle possibilità di riconoscimento- nel terapeuta e nel chi si rivolge a lui capacità di meditazione e riflessione (v.contributo Franza) sulla propria identità globale
-Riconoscimento della centralità del soggetto del benessere e della sofferenza: l' entropatia (figurarsi, restando se stessi e non presumendo troppo, come l' altro può vivere la proposta clinica che stiamo per fargli) é la base di par­tenza dell' aver (in) cura
-Recupero (o invenzione) del punto di vista intersoggettivo: non si progetta un intervento dal punto di vista del soggetto-altro ( impossi­bile) ma nemmeno dal solo punto di vista personale e/o della corporazione/ordine e/o della società ( sarebbe alienante). Si progetta secondo lo stato della relazione che il sog­getto può reinstaurare con gli elementi del suo campo così come il terapeuta può vederli dal proprio, ineludibile punto di vista.
-Valenza di invito: apertura all' agire altrui nel "nostro" spazio esisten­ziale e professionale. Lasciar accadere e lasciar essere, rimuovendo atti­vamente gli ostacoli all' autorealizzazione della soggettività in noi stessi come negli altri.
-esplicitare il progetto di interpretazione e d'intervento
-individuazione dei problemi come problemi per......qualcuno formulati da qualcun'altro: i problemi cambiano a seconda dell' identità e del contesto di chi li vive e di chi li configura.
-pervenire alla rinuncia a decidere per altri (anche i minori devono uscire dallo stato di minorità) e all'obietti­vazione ( es. valutare l' altro se­condo noi stessi o, peggio, secondo anonimi, oggettivistici criteri di classifica­zione).
- rinunciare agli obiettivi, ovvero al lavorare per risultati immediata­mente ri­scontrabili e.......vendibili sul mercato.
-Imparare a conoscere i limiti oltre cui l'azione-per diventa un'a­zione/agitazione-su ( rif. all'accanimento terapeutico generalizzato, anche per un raffreddore)
-interpretare le risultanze del nostro agire se­condo un punto di vista ne' sog­gettivistico ne' og­gettivistico ma intersog­gettivo.
-Valorizzazione dell' attesa: il futuro in clinica non può essere pen­sato solo come effetto di un progetto ma anche prospettato da una disposizione di at­tesa di qualcosa che maturerà anche extrainten­zionalmente e non per questo sarà da vivere in negativo
-Tener conto che la non-collaborazione del paziente é un aspetto della sua malattia
-ridisegnare ogni giorno, ogni ora il disegno ed il progetto clinico a seconda delle evidenze che la realtà ci invia, della fantasia nostra e dei moti del cuore.
-Quando si sta male, per guarire "ci vuole un'altra vita" (F.Battiato, ma molto prima Ippocrate). Può non bastare, ma se la malattia é grave si ricade nello star male.
Se non bastano né la chimica, né la forzata morigeratezza, né il cambiamento di vita, allora significa che quanto, entro e fuori dal soggetto, congiura contro di lui é più forte della sua vittima. Se la malattia si concilia con l'esistenza si può operare (o non operare) affinché il soggetto trovi una sua pace (come altri ha notato, il linguaggio e l'ideologia della medicina sono invece piuttosto bellicosi). Diversamente, si può solo "lenire dolorem" e magari abbreviarlo
Quale che sia il tipo di interpretazione e di progettualità adottato, i pazienti faranno poi quel che la loro identità, il loro contesto e il loro spazio destinale li avran portati a fare. Il soggetto é soggetto ad ammalarsi e a guarire ma per la seconda cosa non può essere assoggettato.
Gli eventi son sempre diversi dal loro apparire immediato o secondario a protocolli professionali di etichettatura ed anche dal progetto che li ha evocati o riconformati. Mi sembra però verosimile che un progetto va­lido e rispettoso di tutte le dimensioni delle identità in gioco possa comunque positivamente esercitare una qualche influenza sullo sviluppo delle situazioni.
Questo é esercizio della Speranza, virtù importante per tutti, ma in modo particolare per educatori e medici.

acqua

Bolletta sempre più salata per il consumo di acqua: +7% nell’ultimo anno per i riminesi. Rispetto al 2010 l’aumento del costo del servizio idrico integrato è del 49%

Una famiglia riminese di tre persone con un consumo medio di 150 metri cubi, ha pagato, nel 2015, 319 euro, il 7 per cento in più rispetto al 2014. Acqua sempre più salata, dunque, per i consumatori di questa provincia. A dirlo è l’ultima indagine di Federconsumatori sul costo, nella città capoluogo italiane, del Servizio Idrico Integrato (SII). Il costo del servizio – che consiste nel raccogliere, potabilizzare e distribuire l’acqua sul territorio – è la somma del costo di tre voci: acquedotto (la parte più consistente), fognatura e depurazione, cui si aggiunge, di solito, una quota fissa (ex nolo del contatore). A Rimini, il costo del Servizio Idrico Integrato, per un consumo medio di 150 metri cubi (1 mc=1000 litri), si piazza in una posizione intermedia rispetto a quanto viene sborsato negli altri capoluoghi di provincia. Ma la bolletta continua a lievitare. L’aumento del 7 per cento registrato in un solo anno, è di gran lunga superiore al costo dell’inflazione che si è fermata allo 0,1 per cento. Inoltre, se nel 2010 un metro cubo costava 1,64 euro, nel 2015 è salito a 2,1: con un aumento, in cinque anni, del 48 per cento.
Il SII, come si desume dal bilancio 2015 del Gruppo Hera, che ha in carico il servizio, ha contribuito al 26 per cento del MOL (Margine Operativo Lordo, in sostanza l’utile al lordo delle imposte e oneri finanziari) della Società, che è stato complessivamente di 884 milioni di euro, con un utile netto per gli azionisti di 180 milioni (il 9,5% in più sul 2014). Sarà pur vero che molti di questi denari tornano sul territorio perché azionisti sono i Comuni, ma di fatto questo sistema tariffario sembra fatto per prelevare denaro dalle famiglie e giralo ai soci-azionisti
Il Rapporto Federconsumatori si sofferma anche su alcuni aspetti riguardanti gli impegni di Hera in merito alla gestione dei servizi: la cosiddetta Carta dei servizi. Da qui si deduce, per Rimini, che tra la firma del contratto a l’attivazione della fornitura passa un massimo di 7 giorni (media nazionale 9 giorni); mentre tra una richiesta scritta da parte degli utenti (tipo reclami) e la risposta della società il tempo richiesto è di 30 giorni (media nazionale 26 giorni).
TUBATURE “GROVIERA”
Tra il 2012 e il 2014 si è verificato un aumento delle perdite della rete, in provincia di Rimini, dal 20,8 al 23,9% dell’acqua immessa nelle condutture (fonte Istat). Stiamo parlando, tanto per rendere meglio l’idea, di perdite giornaliere per abitante passate, in soli due anni, da 74,8 a 79,6 litri. In totale, solo nel 2014, sono andati persi 4,2 milioni di metri cubi d’acqua, per un costo superiore a tre miliardi di euro. Perdite di questa consistenza (anche se in talune località, non solo del Sud, si supera il 50%) sono molto più elevate di quanto si registra in Europa.
IL PONTE settimanale diocesano
Se i dati di questo articolo sono reali, possibile che nessuno si renda conto che esiste un problema di costo dell'acqua nel riminese ? O dobbiamo fare finta di niente perché in altre parti d'Italia stanno peggio di noi ?

LEGGE CIRINNA' Molte luci e qualche ombra

Unioni civili e reversibilità: i conti di Boeri
sull’impatto economico
 
Pubblicato il 15-06-2016 avanti! online


DirittiUNIONI CIVILI E REVERSIBILITÀCon il via libera alle unioni civili cambiano le regole in ambito giuslavoristico e previdenziale. La nuova Legge Cirinnà ha introdotto l’estensione dei diritti ereditari nonché quelli in materia di pensione (indiretta, di reversibilità, indennità di morte ecc…) fino ad oggi riconosciuti ai soli coniugi (uniti in matrimonio), prevedendoli per tutte le coppie di fatto, anche dello stesso sesso, unite da vincolo civile. Il provvedimento (articolo unico da 69 commi) prescrive infatti nell’ordinamento italiano la regolamentazione delle unioni civili nonché la disciplina delle convivenze. La Legge Cirinnà (“Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”), dunque, interessa in generale tutte le coppie di fatto a prescindere dal genere: sia omosessuali sia eterosessuali. In particolare, l’equiparazione delle due figure del compagno e del coniuge, con relativi diritti e doveri, regolamenta in termini legali, fiscali e previdenziali tutta una serie di casistiche fino ad ora rimaste in un limbo normativo. Pensiamo ad esempio alle detrazioni fiscali per coniuge a carico, all’assegno familiare e alle prestazioni assistenziali o previdenziali collegate al reddito. Ma anche ai diritti assistenziali e decisionali in caso di malattia, ricovero e morte. Per quanto attiene la pensione di reversibilità, per esempio, al coniuge o al compagno con cui si è stipulata l’unione civile, compete il 60% della pensione del defunto, salvo riduzioni subordinate al possesso dei redditi. Al pari del coniuge, inoltre al compagno civile spetteranno, in caso di decesso dell’altra parte, l’indennità dovuta dal datore di lavoro ai sensi dell’articolo 2118 del codice civile e quella relativa al Trattamento di fine rapporto (Tfr) di cui all’articolo 2120 del codice civile. Per ottenere questi e tutti gli altri diritti legati all’equiparazione del compagno al coniuge, basterà una semplice dichiarazione all’Anagrafe, ma il legame potrà ulteriormente essere rafforzato con il contratto di convivenza, volto a disciplinare i rapporti di natura patrimoniale tra i componenti della coppia.
DirittiUNIONI CIVILIPossono legarsi con una unione civile due persone maggiorenni dello stesso sesso (non imparentate tra loro), di fronte a un ufficiale dello stato civile e alla presenza di due testimoni. Restano esclusi da tale diritto: persone già sposate o che hanno contratto altra unione civile; chi è interdetto per infermità di mente; chi è stato condannato per omicidio consumato o tentato nei confronti di chi sia coniugato o unito civilmente con l’altro partner. L’unione civile è certificata da un attestato, che riporta: la sua costituzione, i dati anagrafici dei partner, il regime patrimoniale, la residenza, dati anagrafici e residenza dei testimoni. Tra i doveri morali previsti per i partner così uniti, segnaliamo: assistenza materiale, coabitazione e residenza comunecontributo ai bisogni comuni in relazione alle proprie sostanze e capacità di lavoro. Il regime patrimoniale, salvo diversa convenzione, è la comunione dei beni. I partner acquistano i diritti successori e sulla pensione di reversibilità e, se l’unione civile finisce, l’assegno di mantenimento per il partner economicamente più debole (alimenti).Per lo scioglimento dell’unione è sufficiente inviare una comunicazione preventiva, anche separata: la domanda vera e propria si potrà sottoporre dopo tre mesi. Attenzione: l’unione civile si scioglie se uno dei partner cambia sesso, mentre se la rettifica anagrafica di sesso avviene nell’ambito di una coppia sposata, in automatico il loro matrimonio diventa un’unione civile.
Convivenze di fattoRiservata a persone maggiorenni, omosessuali o eterosessuali, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile. Per l’accertamento della stabile convivenza si fa riferimento al DPR 30 maggio 1989 n.223. Diritti spettanti:
gli stessi del coniuge nei casi previsti dall’ordinamento penitenziario ed in caso di malattia o ricovero (visita, assistenza, accesso alle informazioni personali);
possibilità di designare il partner come rappresentante per le decisioni su salute, donazione organi e modalità funerarie;
diritto del superstite a vivere nella casa di residenza (del defunto), per un periodo variabile in base alla durata della convivenza o della presenza di figli minori o disabili o diritto a subentrare nel contratto di locazione della casa comune di residenza;
rilevanza della convivenza per l’assegnazione di alloggi popolari;
estensione al convivente della disciplina sull’impresa familiare;
diritto ad essere nominato tutore, curatore o amministratore di sostegno in caso di interdizione o inabilitazione ai sensi delle norme vigenti;
possibilità di sottoscrivere un contratto di convivenza per disciplinare i rapporti patrimoniali;
In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice potrà accertare il diritto agli alimenti per il convivente non in grado di mantenersi, per un periodo proporzionale alla durata della convivenza.
Unioni civili e reversibilitàI CONTI DI BOERISul sì alle unioni civili è intervenuto di recente anche il presidente dell’Inps Tito Boeri, facendo i conti dell’impatto economico del nuovo provvedimento. In particolare il tema è quello dellareversibilità delle pensioni, prevista nel ddl Cirinnà per unioni civili per le coppie gay (ma non per le coppie di fatto etero e non). «C’è un impatto sui conti, ed è inevitabile che ci sia, ma è nell’ordine di qualche centinaio di milioni di euro ed è quindi sostenibile», ha spiegato Boeri a margine della presentazione del Rapporto Favo sull’assistenza dei malati oncologici. “I costi non sono così elevati”. Boeri ha sottolineato che “c’è sicuramente un aggravio dei costi per il sistema, ma non dell’entità che è stata paventata”. “Abbiamo fornito – ha riferito il presidente dell’Inps – alcuni elementi di valutazione alla commissione parlamentare ed i costi non si sono rivelati così elevati. Sono sostenibili. Ci siamo infatti allineati – ha concluso – all’esperienza tedesca, perché la legislazione tedesca era simile a quella italiana”.
I dubbi di SacconiLe precisazioni di Boeri sembrano rispondere anche ai dubbi in materia sollevati dalle opposizioni. «L’approvazione della legge sulle unioni civili mette in discussione la sostenibilità di una parte rilevante del nostro welfare – aveva commentato Maurizio Sacconi, il giorno dell’approvazione del ddl – L’Italia spende ogni anno oltre 60 miliardi per il coniuge dei quali 40 e più miliardi per le pensioni superstiti e 20 per le altre prestazioni. L’allargamento imponderabile della platea dei beneficiari determinerà oneri che sono stati ampiamente sottovalutati e che aumenteranno quando la Corte costituzionale non potrà che accogliere il ricorso di quanti segnaleranno la disparità di trattamento con le stabili convivenze eterosessuali, magari con figli. Non a caso il governo ha già ipotizzato, anche se poi negato, di mettere in discussione le pensioni di reversibilità».
Ma, altra criticità, la legge ex-Cirinnà regola unicamente le unioni civili dei soli omosessuali, e soltanto en passant, anzi in coda, prevede i patti di convivenza fra eterosessuali.
Ecco quindi che sorge spontanea la domanda: ma perché le coppie omosessuali – ricorrendo alle “unioni civili” prefigurate dalla legge esclusivamente per esse – acquistano gli stessi “diritti successori” che hanno marito e moglie e il diritto a percepire la pensione di reversibilità, e le coppie eterosessuali no?
 FiscoCASERO: MORATORIA DI UN MESE PER GLI AVVISI DI AGOSTOE’ in arrivo una moratoria di un mese per gli avvisi fiscali, consegnati nel mese di agosto, in periodo di ferie estive. Lo ha di recente annunciato il viceministro dell’Economia, Luigi Casero. “Se ad esempio l’avviso viene consegnato il 5 agosto, mentre si è in vacanza, si avranno 4 settimane in più per rispondere. I termini scatteranno cioè il 5 settembre”. La novità è inserita in un pacchetto di semplificazioni fiscali che il governo sta mettendo a punto a vantaggio di cittadini e piccole imprese. In vista nuove semplificazioni fiscali insomma. Entro il corrente mese di giugno il governo dovrebbe varare un nuovo pacchetto di misure volto a semplificare la vita ai contribuenti, cittadini e piccole imprese, che lamentano di sprecare puntualmente ogni anno negli adempimenti fiscali e burocratici troppo del loro tempo. L’obiettivo, ha puntualizzato all’Ansa il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, è quello di snellire i procedimenti, rendendoli più semplici e soprattutto più rapidi “dedicando al fisco meno tempo possibile”.
Carlo Pareto

LEGGE CIRINNA' Molte luci e qualche ombra

Unioni civili e reversibilità: i conti di Boeri
sull’impatto economico
 
Pubblicato il 15-06-2016 avanti! online


DirittiUNIONI CIVILI E REVERSIBILITÀCon il via libera alle unioni civili cambiano le regole in ambito giuslavoristico e previdenziale. La nuova Legge Cirinnà ha introdotto l’estensione dei diritti ereditari nonché quelli in materia di pensione (indiretta, di reversibilità, indennità di morte ecc…) fino ad oggi riconosciuti ai soli coniugi (uniti in matrimonio), prevedendoli per tutte le coppie di fatto, anche dello stesso sesso, unite da vincolo civile. Il provvedimento (articolo unico da 69 commi) prescrive infatti nell’ordinamento italiano la regolamentazione delle unioni civili nonché la disciplina delle convivenze. La Legge Cirinnà (“Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”), dunque, interessa in generale tutte le coppie di fatto a prescindere dal genere: sia omosessuali sia eterosessuali. In particolare, l’equiparazione delle due figure del compagno e del coniuge, con relativi diritti e doveri, regolamenta in termini legali, fiscali e previdenziali tutta una serie di casistiche fino ad ora rimaste in un limbo normativo. Pensiamo ad esempio alle detrazioni fiscali per coniuge a carico, all’assegno familiare e alle prestazioni assistenziali o previdenziali collegate al reddito. Ma anche ai diritti assistenziali e decisionali in caso di malattia, ricovero e morte. Per quanto attiene la pensione di reversibilità, per esempio, al coniuge o al compagno con cui si è stipulata l’unione civile, compete il 60% della pensione del defunto, salvo riduzioni subordinate al possesso dei redditi. Al pari del coniuge, inoltre al compagno civile spetteranno, in caso di decesso dell’altra parte, l’indennità dovuta dal datore di lavoro ai sensi dell’articolo 2118 del codice civile e quella relativa al Trattamento di fine rapporto (Tfr) di cui all’articolo 2120 del codice civile. Per ottenere questi e tutti gli altri diritti legati all’equiparazione del compagno al coniuge, basterà una semplice dichiarazione all’Anagrafe, ma il legame potrà ulteriormente essere rafforzato con il contratto di convivenza, volto a disciplinare i rapporti di natura patrimoniale tra i componenti della coppia.
DirittiUNIONI CIVILIPossono legarsi con una unione civile due persone maggiorenni dello stesso sesso (non imparentate tra loro), di fronte a un ufficiale dello stato civile e alla presenza di due testimoni. Restano esclusi da tale diritto: persone già sposate o che hanno contratto altra unione civile; chi è interdetto per infermità di mente; chi è stato condannato per omicidio consumato o tentato nei confronti di chi sia coniugato o unito civilmente con l’altro partner. L’unione civile è certificata da un attestato, che riporta: la sua costituzione, i dati anagrafici dei partner, il regime patrimoniale, la residenza, dati anagrafici e residenza dei testimoni. Tra i doveri morali previsti per i partner così uniti, segnaliamo: assistenza materiale, coabitazione e residenza comunecontributo ai bisogni comuni in relazione alle proprie sostanze e capacità di lavoro. Il regime patrimoniale, salvo diversa convenzione, è la comunione dei beni. I partner acquistano i diritti successori e sulla pensione di reversibilità e, se l’unione civile finisce, l’assegno di mantenimento per il partner economicamente più debole (alimenti).Per lo scioglimento dell’unione è sufficiente inviare una comunicazione preventiva, anche separata: la domanda vera e propria si potrà sottoporre dopo tre mesi. Attenzione: l’unione civile si scioglie se uno dei partner cambia sesso, mentre se la rettifica anagrafica di sesso avviene nell’ambito di una coppia sposata, in automatico il loro matrimonio diventa un’unione civile.
Convivenze di fattoRiservata a persone maggiorenni, omosessuali o eterosessuali, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile. Per l’accertamento della stabile convivenza si fa riferimento al DPR 30 maggio 1989 n.223. Diritti spettanti:
gli stessi del coniuge nei casi previsti dall’ordinamento penitenziario ed in caso di malattia o ricovero (visita, assistenza, accesso alle informazioni personali);
possibilità di designare il partner come rappresentante per le decisioni su salute, donazione organi e modalità funerarie;
diritto del superstite a vivere nella casa di residenza (del defunto), per un periodo variabile in base alla durata della convivenza o della presenza di figli minori o disabili o diritto a subentrare nel contratto di locazione della casa comune di residenza;
rilevanza della convivenza per l’assegnazione di alloggi popolari;
estensione al convivente della disciplina sull’impresa familiare;
diritto ad essere nominato tutore, curatore o amministratore di sostegno in caso di interdizione o inabilitazione ai sensi delle norme vigenti;
possibilità di sottoscrivere un contratto di convivenza per disciplinare i rapporti patrimoniali;
In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice potrà accertare il diritto agli alimenti per il convivente non in grado di mantenersi, per un periodo proporzionale alla durata della convivenza.
Unioni civili e reversibilitàI CONTI DI BOERISul sì alle unioni civili è intervenuto di recente anche il presidente dell’Inps Tito Boeri, facendo i conti dell’impatto economico del nuovo provvedimento. In particolare il tema è quello dellareversibilità delle pensioni, prevista nel ddl Cirinnà per unioni civili per le coppie gay (ma non per le coppie di fatto etero e non). «C’è un impatto sui conti, ed è inevitabile che ci sia, ma è nell’ordine di qualche centinaio di milioni di euro ed è quindi sostenibile», ha spiegato Boeri a margine della presentazione del Rapporto Favo sull’assistenza dei malati oncologici. “I costi non sono così elevati”. Boeri ha sottolineato che “c’è sicuramente un aggravio dei costi per il sistema, ma non dell’entità che è stata paventata”. “Abbiamo fornito – ha riferito il presidente dell’Inps – alcuni elementi di valutazione alla commissione parlamentare ed i costi non si sono rivelati così elevati. Sono sostenibili. Ci siamo infatti allineati – ha concluso – all’esperienza tedesca, perché la legislazione tedesca era simile a quella italiana”.
I dubbi di SacconiLe precisazioni di Boeri sembrano rispondere anche ai dubbi in materia sollevati dalle opposizioni. «L’approvazione della legge sulle unioni civili mette in discussione la sostenibilità di una parte rilevante del nostro welfare – aveva commentato Maurizio Sacconi, il giorno dell’approvazione del ddl – L’Italia spende ogni anno oltre 60 miliardi per il coniuge dei quali 40 e più miliardi per le pensioni superstiti e 20 per le altre prestazioni. L’allargamento imponderabile della platea dei beneficiari determinerà oneri che sono stati ampiamente sottovalutati e che aumenteranno quando la Corte costituzionale non potrà che accogliere il ricorso di quanti segnaleranno la disparità di trattamento con le stabili convivenze eterosessuali, magari con figli. Non a caso il governo ha già ipotizzato, anche se poi negato, di mettere in discussione le pensioni di reversibilità».
Ma, altra criticità, la legge ex-Cirinnà regola unicamente le unioni civili dei soli omosessuali, e soltanto en passant, anzi in coda, prevede i patti di convivenza fra eterosessuali.
Ecco quindi che sorge spontanea la domanda: ma perché le coppie omosessuali – ricorrendo alle “unioni civili” prefigurate dalla legge esclusivamente per esse – acquistano gli stessi “diritti successori” che hanno marito e moglie e il diritto a percepire la pensione di reversibilità, e le coppie eterosessuali no?
 FiscoCASERO: MORATORIA DI UN MESE PER GLI AVVISI DI AGOSTOE’ in arrivo una moratoria di un mese per gli avvisi fiscali, consegnati nel mese di agosto, in periodo di ferie estive. Lo ha di recente annunciato il viceministro dell’Economia, Luigi Casero. “Se ad esempio l’avviso viene consegnato il 5 agosto, mentre si è in vacanza, si avranno 4 settimane in più per rispondere. I termini scatteranno cioè il 5 settembre”. La novità è inserita in un pacchetto di semplificazioni fiscali che il governo sta mettendo a punto a vantaggio di cittadini e piccole imprese. In vista nuove semplificazioni fiscali insomma. Entro il corrente mese di giugno il governo dovrebbe varare un nuovo pacchetto di misure volto a semplificare la vita ai contribuenti, cittadini e piccole imprese, che lamentano di sprecare puntualmente ogni anno negli adempimenti fiscali e burocratici troppo del loro tempo. L’obiettivo, ha puntualizzato all’Ansa il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, è quello di snellire i procedimenti, rendendoli più semplici e soprattutto più rapidi “dedicando al fisco meno tempo possibile”.
Carlo Pareto

Il PD vacilla ...

In provincia di Rimini il Pd di Renzi perde 3 comuni su 5 

compreso Cattolica....primo comune a passare ai 5S

Bravo renzi !!

ITALICUM legge elettorale giusta per fare vincere il M5S ovunque ci sia il ballottaggio col Pd....bravo Renzi!!

martedì 14 giugno 2016

Santarcangelo ricorda Achille Franchini nel 50esimo della morte

Un chirurgo, un medico, una comunità”. Al via a Santarcangelo le iniziative per Achille Franchini

Lunedì a Santarcangelo si apre la rassegna “Un chirurgo, un medico, una comunità”, dedicata ad Achille Franchini a 50 anni dalla sua scomparsa. In programma alle 18 alla Galleria Baldini della Biblioteca Comunale l’inaugurazione della mostra dedicata al professore. La mostra documentaria – allestita con fotografie e materiali provenienti dagli archivi degli istituti culturali del Comune, della Società Operaia di Mutuo Soccorso, della Pro Loco, del Partito Socialista di Santarcangelo, dell’associazione “Paolo Onofri” e dall’archivio personale di Ivano Mariani (Galeazzo Arcibalbo di Romagna) – sarà visitabile fino al 2 luglio negli orari di apertura della biblioteca (dalle 13 alle 19 fino a mercoledì 15 giugno; dal lunedì al sabato dalle 8 alle 13,30 e giovedì 8-19 a partire dal 16 giugno).

Oltre alla mostra, che permetterà di conoscere più da vicino la vita e l’attività politica e sociale del medico santarcangiolese, in occasione del tradizionale appuntamento con il “Solstizio d’estate” di martedì 21 giugno, alle 21 sempre in biblioteca la rassegna prevede una conferenza su Achille Franchini. Relatore sarà Dino Mengozzi, professore associato di Storia Contemporanea presso l’Università degli studi di Urbino, che illustrerà la figura di Franchini medico, uomo di cultura e filantropo, accompagnato dalle letture di Angelo Trezza e da numerosi contributi. Antonio Mazzoni e Lidia Maggioli dell’Istituto Storico di Rimini racconteranno le vicende del professore dal confino di polizia al soccorso prestato agli ebrei in fuga dal regime fascista (1932-1944); l’architetto Massimo Bottini, presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo, riferirà sui rapporti tra Franchini e la Società; il dottor Gianluigi Cerchione, responsabile del Pronto Intervento dell’ospedale di Santarcangelo, racconterà l’attività professionale del medico; Giuseppe Zangoli, vice presidente della Pro Loco di Santarcangelo, riporterà infine testimonianze e ricordi della comunità santarcangiolese.

Le iniziative dedicate ad Achille Franchini si concluderanno sabato 2 luglio alle ore 12 all’ospedale di Santarcangelo che porta il suo nome, con una cerimonia di donazione del quadro “Ritratto del professor Achille Franchini” di Antonio Cassanelli (1952) da parte dell’associazione “Paolo Onofri” e l’inaugurazione della targa dedicata al professore realizzata dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso.
La rassegna “Un chirurgo, un medico, una comunità” è promossa da Amministrazione comunale, Fondazione Focus, Istituto dei Musei comunali, biblioteca Baldini, Pro Loco, Società Operaia di Mutuo Soccorso e associazione “Paolo Onofri” onlus, con il patrocinio di AUSL Romagna e Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Rimini, nonché il contributo di Banca Malatestiana Rimini.

Achille Franchini – Nato nel 1870 a Cesena da famiglia di tradizioni repubblicane e mazziniane, arrivò a Santarcangelo nel 1902 da San Leo, dapprima come medico e assistente chirurgo del dott. Augusto Campana presso l’ospedale civile (fino al 1911), poi ricoprendo il ruolo di medico e chirurgo primario dello stesso ospedale dal 1911 al 1939. Autore di una trentina di pubblicazioni scientifiche riguardanti prevalentemente temi di medicina sociale, fu sempre dedito al suo lavoro e aggiornato sulle ultime scoperte della scienza medica. Persona di straordinaria sensibilità e altruismo, tramutò la sua opera di medico in una personale missione, che lo portò anche ad essere conosciuto oltre il territorio locale e provinciale.

A Santarcangelo trovò un ambiente politico e culturale vivace, in linea con il suo pensiero formatosi alla luce degli ideali del socialismo sin dagli anni universitari a Bologna: proprio a Santarcangelo riuscì a portare avanti questi ideali rivolti alla parte della comunità più disagiata e bisognosa. Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale, dal 1905 al 1914, fu eletto deputato provinciale per Partito Socialista Italiano nel mandamento di Santarcangelo; ricoprì la carica di vice presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso e di vice presidente del Patronato Scolastico.

 Nel 1936, in occasione della cerimonia inaugurale del nuovo padiglione di Chirurgia intestato a Rosa Lazzarini – donatrice all’ospedale civile di un ingente patrimonio per assistere e curare i pazienti disponendo di strutture più moderne – Franchini dimostrò la sua posizione antifascista: mentre tutte le autorità locali sfilavano in divisa, infatti, per timore che fosse imposta anche a lui il professore si presentò in camice bianco, come se fosse in servizio all’ospedale.

Mai interventista e sempre schierato contro tutte le guerre, a oltre 80 anni di età dovette scontare un processo per aver chiesto ai giovani chiamati alle armi durante il secondo conflitto mondiale di respingere la cartolina di leva. L’impegno sociale di Achille Franchini non venne mai meno sino alla morte, avvenuta il 2 febbraio 1966 – come scrisse Romagna medica – “vecchio e sazio di giorni come un antico patriarca”.

lunedì 6 giugno 2016

C’è una polveriera del trasporto pubblico locale




Dimissioni a raffica in Agenzia Mobilità, sulla carta l’Authority di controllo sulla gestione del trasporto pubblico locale. Nei fatti, il gestore del servizio non ne vuole sapere di farsi controllare. Non consegna ad AM la documentazione indispensabile a verificare le spese. E il conflitto d’interessi regna indisturbato. I Comuni ripianano i debiti senza colpo ferire. I cittadini pagano. Palazzo Garampi con chi sta? Leggete qui.
Perché “scappano” i presidenti di Agenzia Mobilità? Perché sono seduti su una polveriera fatta di conflitti d’interessi e molte spese non documentate in materia di Tpl. Monica Zanzani si è dimessa dopo poco più di otto mesi, Roberta Frisoni dopo circa due anni. La prima se n’è andata in aperta rottura con Palazzo Garampi e in particolare con l’assessore Brasini, denunciando l’impossibilità di esercitare quelle funzioni di controllo che la legge attribuisce alle Agenzia di Mobilità e parlando di “pressioni ricevute a pagare cose che non ritengo dovute”. Uno scenario preoccupante, che rasenta l’assurdo, anche perché si sta parlando dell’Authority di controllo nella gestione del servizio di trasporto pubblico locale che, com’è noto, drena risorse pubbliche milionarie.
La notizia che Rimini 2.0 è in grado di documentare è la seguente: da almeno due anni Agenzia Mobilità chiede ripetutamente all’azienda che gestisce il servizio, Atg Start Romagna, di fornire la documentazione che risulta indispensabile per quantificare, ad esempio, i consumi effettivi di gasolio e energia elettrica (relativi alla struttura filoviaria). E lo fa con una serie di lettere che sono agli atti (inviate anche ai revisori dei conti) alle quali Atg Start Romagna non ha dato risposta.
In una lettera dello scorso aprile, davanti alla richiesta di Atg Start Romagna finalizzata al riconoscimento dei maggiori costi del Tpl per l’anno 2015, AM fa notare la mancata produzione da parte del gestore della documentazione più volte richiesta. Praticamente il controllore è costretto a prendere per buoni i valori dichiarati dal gestore. Si legge pure che il consumo medio di carburante dichiarato da Atg spa è notevolmente superiore rispetto a quello che risulta dai dati in possesso di AM. Atg chiede oltre 1 milione di euro, AM risponde che – secondo i suoi conteggi – ne deve avere poco più di 473 mila. Per i maggiori costi della filoviaAtg chiede circa 48 mila euro, secondo AM ne deve avere circa 36 mila. E così via.
La presidente dimissionaria Monica Zanzani ha spiegato in passato che “dalle verifiche effettuate, purtroppo in alcuni casi con dati non aggiornati come i ricavi da traffico, dei quali beneficia il gestore – gli ultimi certificati risalgono al 2013 – Agenzia ha rilevato importanti scostamenti”. Che erano stati rilevati anche dai precedenti consigli di amministrazione. Ma Atg Start Romagna si rifiuta di fornire la documentazione. Non risponde. Tanto che Agenzia Mobilità ha minacciato ricorso al Tar e si è rivolta direttamente all’Agenzia delle Dogane di Forlì per ottenere – ma ancora non ci è riuscita – il dato sul rimborso dell’accisa, dal quale si desumono la percorrenza e il consumo medio del carburante effettivamente utilizzato per il trasporto pubblico locale su gomma. Così come ha chiesto, anche in questo caso senza ottenere risposta, di conoscere i servizi subaffittati dal gestore, compreso il rapporto contrattuale della esternalizzazione dell’attività di verifica (che tante polemiche ha suscitato) dei titoli di viaggio, anche per “verificare l’effettiva professionalità del personale a cui è affidato e le modalità operative”. Zero. E tutto procede così, con un’alzata di spalle, nonostante ad essere seduti sulla polveriera di queste partecipate siano gli enti pubblici: dalla Regione Emilia Romagna, alle Province ai Comuni (si vedano le schede in basso).
Il cortocircuito sta nel fatto che Agenzia Mobilità è controllata dal Comune di Rimini. E’ lui l’azionista di maggioranza e come tale detta la linea. Dovrebbe essere interessato ad ottenere sempre più risparmi nel trasporto pubblico locale e quindi dovrebbe assecondare Agenzia Mobilità nella sua battaglia per la trasparenza e la verifica puntuale dell’attività del gestore. Mentre la giunta Gnassi si è messa contro, e l’ultimo presidente di AM l’ha detto apertamente, chiedendo di farsi sfiduciare. Monica Zanzani, di professione ragioniere commercialista revisore contabile, così ha scritto di suo pugno lo scorso marzo: “E’ evidente che qualsiasi risparmio ottenuto dagli enti locali è frutto delle scelte e del lavoro di Agenzia Mobilità e di nessun altro che oggi ne rivendica il merito. Inspiegabile è la posizione dell’Assessore Brasini, che invece di fare proprie le risultanze degli studi di Agenzia al fine di indurre il gestore ad avvicinarsi agli obiettivi necessari ad una gestione se non ottimale almeno ragionevolmente efficiente, attacca la presidenza di Agenzia delegittimando il lavoro fatto dall’autorità di controllo. Dimenticando che gli obiettivi di efficienza sono elemento indispensabile per il gestore al fine di renderlo un competitor concorrenziale in prossimità della gara per l’aggiudicazione del servizio con conseguente mantenimento e tutela dei livelli occupazionali”.
E il cortocircuito sta anche nel fatto che controllati e controllori sono gli stessi enti pubblici.
Atg (Adriatic Transport Group) Start Romagna è partecipata per l’80% da Start Romagna e per la restante quota da privati, alcuni dei quali sono a loro volta controllati da Start Romagna (il dettaglio nel box in fondo).
Start Romagna è tutta in mano pubblica e risponde principalmente ai Comuni di Ravenna, Rimini, Forlì, Cesena e Regione Emilia Romagna.
Comincia a farsi abbastanza chiaro che siamo in presenza di un conflitto d’interessi gigantesco, e infatti il controllore non riesce a controllare?
Eppure da controllare ci sarebbe parecchio. Oltre ai dati sin qui ricordati, sui quali AM non ottiene soddisfazione, c’è il credito maturato da Start Romagna nei confronti di AM, oggetto di un contenzioso vecchio di anni e che si avvia a soluzione grazie ad un accordo che supera gli 8 milioni di euro. E ci sono i costi a chilometro riconosciuti ad ATG Start Romagna. Abbiamo chiesto all’ufficio stampa di Start Romagna il costo a km che è stato corrisposto fino al 2015 per i servizi svolti nelle province di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena. La risposta è stata che “i costi del servizio sono oggetto di confronto tecnico Start/Agenzia e non si ritiene in questa fase opportuno divulgare numeri che, privi di contesto e di commento, si presterebbero alle più varie interpretazioni. Al momento il bilancio di Start per l’anno 2015 non è ancora stato approvato”. E prima del 2015? Quali interpretazioni potranno mai esserci? Ma si sa che quello della provincia di Rimini (se n’è parlato anche nella commissione consiliare presieduta da Carla Franchini) è il più alto di tutta la Romagna: tutto considerato sono 4,20 euro a km, che nel 2016 dovrebbero scendere a 3,96. Quando pare che Atg Start Romagna in parte subappalti il servizio a prezzi molto inferiori. Agenzia Mobilità ritiene che il costo equo dovrebbe essere 3,60 euro. Ma uno studio del 2015, commissionato dalla Regione Emilia Romagna, lo abbassa ulteriormente ad un costo standard medio di 3,41 euro. Giusto per avere un altro parametro di riferimento, gli appalti fatti da Agenzia Mobilità per i servizi a chiamata (Valmabus e Concabus) costano meno di 2 euro a chilometro. Si può leggere nel bilancio 2014 di AM che “il nuovo affidatario – operativo dal 2 gennaio 2015 – ha garantito un livello di servizio uguale a un prezzo sensibilmente inferiore, con in più l’attivazione di un numero verde per le prenotazioni e il passaggio del servizio al regime net cost (ricavi della bigliettazione percepiti dal gestore)”.
Se si tiene conto che i chilometri percorsi (dato 2014) nel bacino di Rimini sono circa 7,3 milioni (di cui oltre 4 milioni solo nel comune di Rimini), si ha subito la dimensione della partita.
Come si giustificano costi così alti a Rimini? Come si giustificano i rimborsi che arrivano con la cosiddetta “maxi rata” alla quale devono fare fronte i Comuni? Quella che sembra emergere con chiarezza è la volontà politica di tenere in piedi un gigante dai piedi d’argilla che opera su “area vasta”. Come conciliare le ingenti sovvenzioni pubbliche con la prospettiva di un gestore che sarà chiamato a misurarsi col mercato in vista della gara prevista per la gestione del Tpl nell’area romagnola? Qualcuno ricorda il silurato commissario straordinario del governo Renzi, Carlo Cottarelli, e il suo piano di razionalizzazione delle società partecipate? Vale la pena di rileggere quel che scrisse sul Tpl: “Le dimensioni troppo ridotte per poter sfruttare adeguatamente i rendimenti di scala sono una fonte di inefficienza per le partecipate che appartengono a quasi tutti i settori e aree geografiche. Tuttavia l’elemento dimensionale è un punto di particolare rilevanza per l’efficientamento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica (SPL), fatta eccezione per il Trasporto Pubblico Locale (TPL), le cui caratteristiche industriali comportano che i vantaggi di crescita dimensionale delle aziende si esauriscano già ad un livello dimensionale relativamente contenuto”. I grandi carrozzoni non vanno bene per il Tpl, dove si ottengono risparmi con aziende di gestione più piccole, e dunque potrebbe essere cosa buona e giusta tornare alla vecchia Tram e ad una oculata governance locale.
In questo quadro si inserisce la delicata situazione di Agenzia Mobilità che si trova fra l’incudine e il martello e che scarseggia nelle risorse: attende circa 25 milioni di euro dallo stato (bloccati a seguito del terremoto che si è abbattuto sul ministero delle Infrastrutture e Trasporti) per i lavori del Trc, non beneficia più delle entrate derivanti dalla gestione dei parcheggi e della bigliettazione del Tpl. Utilizza un’unica cassa per Tpl e Trc. Ha dovuto utilizzare i fondi di riserva per anticipare somme a copertura della “maxi rata” che i Comuni pagano con enorme ritardo.
Chi ci rimette, alla fine, sono i cittadini, che pagano tre volte: con le tasse allo stato, quando acquistano il biglietto o l’abbonamento da Start Romagna, quando pagano le tasse locali.
Di fronte a tutto ciò, nessuno, nemmeno dai banchi dell’opposizione, ha segnalato quel che sta accadendo nel Tpl riminese quantomeno alla Corte dei conti.
Il 6 maggio scorso l’assemblea dei soci di Agenzia Mobilità, su indicazione del Comune di Rimini, ha nominato presidente Massimo Paganelli. Dei componenti il cda che erano stati nominati nel 2013 ne è rimasto solo uno. Però l’ordine è stato ristabilito a Praga.
Paganelli, già tesoriere del Pd, di professione (si legge nel suo curriculum) è “commerciante nel settore dei carburanti”. Forse sarà la persona giusta per riuscire laddove il suo predecessore ha fallito.
Claudio Monti di Rimini 2.0
SCHEDE

Start Romagna
Start Romagna spa, società pubblica costituita nel 2009, presieduta da Marco Benati, è nata dalla confluenza delle vecchie aziende di trasporto locale Avm di Cesena, Atm di Ravenna e Tram Rimini.
Start Romagna ha in Ravenna Holding, Rimini Holding, Livia Tellus Romagna (Holding del Comune di Forlì), Comune di Cesena e Tper (la società a maggioranza della Regione Emilia Romagna) il pacchetto più consistente di azioni, rispettivamente 22,59%, 21,98%, 17,06%, 15,59% e 13,79%. Seguono Provincia di Rimini (2,49%), Provincia di Ravenna (1,76%), Provincia di Forlì-Cesena (1,69%) e quindi i Comuni di Riccione (0,62%), Cattolica 0,23%), Lugo (0,21%), con lo 0,14% Santarcangelo, Savignano, Cesenatico, Alfonsine (0,12%), con lo 0,09% Bagnacavallo e Bellaria, Forlimpopoli (0,08%), con lo 0,07% Russi, Misano e Morciano, con lo 0,06% Bagno di Romagna, Meldola, Mercato Saraceno e Bertinoro, con lo 0,05% S. Mauro Pascoli, Santa Sofia e Predappio, con lo 0,04% San Giovanni in Marignano, Fusignano, Gatteo e Sogliano, con lo 0,03% Coriano, Massa Lombarda, Castrocaro Terme, Gambettola e Cotignola, con lo 0,02% Castelbolognese, Sarsina, Civitella di Romagna, Galeata, Brisighella e Conselice, con lo 0,01% Roncofreddo, Saludecio, San Clemente, Verghereto, Montecolombo, Rocca San Casciano, Mondaino, Riolo Terme, Borghi, Poggio Torriana, Sant’Agata sul Santerno, Dovadola e Verucchio, con lo 0,05% Montescudo, Portico e San Benedetto, Premilcuore, Gemmano, Montegridolfo, Gabicce, Tavoleto, Montefiore Conca, Comuni Valle del Marecchia, Modigliana, Montiano.
ATG Start Romagna
Il Consorzio ATG (Adriatic Transport Group) è il gestore del servizio del Tpl ed è partecipato per l’80% da Start Romagna e per la restante quota da privati: 10% Adriabus (a sua volta formata da Ami spa per il 46,85%, società consortile Il Gabbiano 38,37% e Ges.Tra, 14,78%) 5% Mete (dove Start Romagna detiene la maggioranza: 58%) e 5% Team (anche qui Start Romagna è il socio di riferimento col 76,15% e poi ci sono una serie di privati: Bonelli, Boldrini, Rampa, ecc.)
Agenzia Mobilità Rimini
L’Agenzia Mobilità è controllata dal Comune capoluogo (79,62%), la Provincia ha l’8,15% delle azioni e poi ci sono le piccole quote di partecipazione di tutti i Comuni della provincia di Rimini e di due marchigiani, Tavoleto e Gabicce.