venerdì 21 gennaio 2011

UN SINDACATO UNITARIO PER NUOVE RELAZIONI INDUSTRIALI



mercoledì 19 gennaio 2011

L’accordo di Mirafiori  e relativo referendum, hanno messo in luce le forti contraddizioni che attraversano non solo il movimento sindacale ma la sinistra nel suo complesso.
I Partiti della sinistra sono nati nel nostro Paese storicamente avendo a riferimento il mondo del lavoro.
Fino a vent’anni fà il nostro partito ed il PCI di allora erano presenti con proprie ramificazioni organizzate all’interno delle più grandi realtà industriali del paese.
Fu la nostra grande assise di Rimini, Meriti e Bisogni, che per la prima volta ruppe lo schema e la mitologia imperante sulla classe operaia imponendo all’attenzione di tutto il paese la questione del merito e soprattutto la fotografia di un mondo del lavoro che stava cambiando e la richiesta pressante all’intero movimento sindacale reduce dalla sconfitta della FIAT di cambiare modello di relazioni industriali e di farsi carico non solo del lavoratore della grande industria ma dell’intera popolazione del mondo del lavoro.
Le lancette della storia non possono tornare indietro e non è pensabile far diventare un referendum che riguarda 5000 lavoratori l’evento più importante della storia del movimento sindacale è una mistificazione e una vera e propria offesa nei confronti di quei milioni di lavoratori delle piccole e medie imprese del terziario del mondo del precariato che devono ancora conquistare diritti che li facciano emancipare dalla loro condizioni di lavoratori di serie B.
E’ anche di questi lavoratori spesso non rappresentati dal sindacato e senza audience televisivo vogliamo occuparci e a cui ci rivolgiamo così come nell’assise di Rimini ci siamo rivolti al mondo degli impiegati e dei quadri che stava emergendo,  tutto questo nella totale indifferenza della sinistra che erroneamente continua a perseguire la visibilità di una fabbrica e di una città che non rappresenta più la centralità del mondo del lavoro del nostro paese.
Proprio perché siamo convinti che il Sindacato Italiano possa ancora essere attore importante e decisivo nella gestione della crisi economica così come lo fu negli anni 90, con la politica della concertazione che ci portò in Europa e che vide il Governo parte attiva di quella fase ( a differenza della posizione rinunciataria e subalterna del governo Sacconi - Berlusconi ).
Per essere attore protagonista deve cambiare e devono cambiare le relazioni industriali e d’indirizzarsi verso l’orizzonte della partecipazione, che è cosa ben diversa dalla semplice subalternità alle politiche aziendali e deve avere l’obbiettivo di coinvolgere i lavoratori e il sindacato che li rappresenta nelle scelte strategiche delle aziende.
Per arrivare a quest’obbiettivo è necessario che il sindacato unitariamente arrivi ad un accordo con le parti sociali che definisca regole certe per le rappresentanze nei luoghi di lavoro, consentendo ai lavoratori di iscriversi liberamente e che venga recepito per legge.

Dipartimento Lavoro PSI

1 commento:

  1. Turati 1921 congresso di Livorno

    In questi giorni nei quali è stato ricordato il 90° di fondazione
    del PCI (19 genn.1921) sono andato a rileggere il
    discorso che da sconfitto in quel Congresso di Livorno
    svolse Filippo Turati (quello della famosa Profezia, poi
    avveratasi) che si preferisce dimenticare; dal quale traggo
    alcune frasi che a me paiono molto valide tuttora: ‘

    “…..il marcio riformismo, secondo alcuni, il socialismo, secondo
    noi, il solo vero, immortale, invincibile socialismo,
    che tesse la sua tela ogni giorno, che non fa sperare miracoli,
    che crea coscienze, sindacati, cooperative, conquista
    leggi sociali utili al proletariato, sviluppa la cultura popolare
    - senza la quale saremo sempre a questi ferri e la demagogia
    sarà sempre in auge - , si impossessa dei Comuni,
    del Parlamento, e che, esso solo, lentamente, ma sicuramente,
    crea con la maturità della classe, la maturità degli
    animi e delle cose, prepara lo Stato di domani e gli uomini
    capaci di manovrarne il timone. Sempre social-traditori
    ad un modo, e sempre vincitori alla fine”.

    Questo fu scritto nel gennaio 1921: mi auguro che per i
    socialisti possa essere valido ancora nel gennaio di novant’anni
    dopo, quando le classi che ritenevamo ormai
    superate rischiano di riaffacciarsi per le povertà e le disuguaglianze
    che si ripresentano con durezza già conosciuta.

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