giovedì 30 dicembre 2010

PERCHE' L'ARIA DELLE CITTA' RENDE LIBERI

Il giornale di Fli risponde a Nencini

giovedì 30 dicembre 2010



Luciano Lanna, direttore responsabile del Secolo d'Italia, quotidiano di Futuro e Libertà, è intervenuto oggi con un editoriale che riportiamo integralmente, in risposta alla lettera di Nencini pubblicata ieri dal Corsera:


Che non sia davvero più tempo di pensare la politica per riflessi condizionati o sensi d'appartenenza dati per automatici e irreversibili ce lo dimostra l'efficacia dell'immagine utilizzata per evocare una nuova fase politica da Riccardo Nencini, che è il segretario nazionale del Psi ed è stato per il centrosinistra presidente del Consiglio regionale della Toscana. «Al ciclo berlusconiano che tramonta», ha scritto in una lettera pubblicata ieri dal Corriere della Sera, si deve avere adesso il coraggio di sostituire una sintesi e un progetto che fondino la propria coesione sui fattori che caratterizzarono l'Italia di Bearzot. Un mix che faccia, precisava, «del lavoro, della conoscenza, della inclusione e del merito i pilastri attorno ai quali costruire una politica nuova».

L'obiettivo esplicito, aggiungeva Nencini, sarebbe quello di superare e concludere una transizione infinita e pervenire all'idea di un'Italia normale. Un Piano Marshall - così lo definiva - etico e politico destinato alla ricostruzione di una nazione che ha smarrito la sua missione, rancorosa, chiusa, impaurita ed egoista nella forbice sempre più aperta tra ricchezza e povertà. A questo punto, il passaggio secondo noi fondamentale: «La ricostruzione deve avvenire fuori del Parlamento e passare dalle città che in primavera andranno al voto». Un messaggio chiaro ma obbligato di fronte a un mondo politico che non riesce a uscire dalla logica del Palazzo e dall'assolutizzazione della contabilità dei voti nelle Camere. Un dato che deve passare e venire rivendicato anche da chi avverte la stessa urgenza pur provenendo "da destra". È infatti azzeccata la citazione del detto medievale che Nencini rilancia per invitare la politica a guardare più alla società civile che al ceto parlamentare: «L'aria della città rende liberi». È vero: è in quell'aria che nel 1992-93 si percepì il vento del cambiamento, è in quel preciso spazio che dopo decenni la Dc e il Pci perdettero la loro storica egemonia, è nelle città che si determinò la speranza di un nuovo rapporto tra cittadini e istituzioni, è lì che lo stesso Silvio Berlusconi trovò i consensi e l'entusiasmo per lanciare il suo progetto di "miracolo italiano".

Sì, è nelle città, nella società civile, tra i movimenti studenteschi, nel mondo del volontariato, nella cultura vera, nella stessa rete telematica e nel suo universo di relazioni, che si muove la politica che verrà. «Nelle città - concludeva Nencini - ancora oggi maturano le radici del cambiamento». Il messaggio è chiaro e deve rivolgersi non solo alla sinistra riformista, ai cattolici democratici, ai liberaldemocratici, agli ambientalisti e ai riformatori in senso lato, ma anche - se non soprattutto - al nuovo soggetto che è Futuro e libertà.

Di fronte a una fase autoreferenziale della politica, ossessionata dalla conta parlamentare, dai sondaggi e dalle strategie di Palazzo, è il momento di una proposta politica che si rivolga direttamente al paese oltre i tatticismi e le logiche di convenienza. Oltre la destra, la sinistra e il centro, oltre le scelte di campo date per scontate e obbligatorie. Sì, «l'aria delle città rende liberi», per ripetere il detto medievale. Di contro, la politica ufficiale resta descritta da una vecchia immagine di Pier Paolo Pasolini: «Dalle bocche di quei vecchi uomini, ossessivamente uguali a se stessi, non usciva una sola parola che avesse qualche relazione con ciò che noi viviamo e conosciamo. Sembravano dei ricoverati che da trent'anni abitassero un universo concentrazionario...».

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