sono costretta ad intervenire, mio malgrado, nella querelle che
sta imperversando da alcuni giorni su "La Voce". Lo faccio perché sono
stata chiamata in causa direttamente e personalmente, insieme alla mia
famiglia e con tanto di stato civile.
Mi risulta che il signor Massimo Luigi Bertipagani sia stato consigliere comunale nella legislatura appena conclusasi.
Questa
circostanza gli ha consentito di avere tempo, tempi e modi per
visionare ogni documento ufficiale dell'amministrazione comunale tramite
appositi accessi agli atti.
Devo dedurre pertanto
che ogni sua affermazione, riportata dalla stampa nei giorni scorsi, sia
suffragata da adeguata documentazione.
Perché le strade sono due ed hanno
due nomi e contenuti ben diversi.
O si procede alla
denuncia alla Procura della Repubblica per irregolarità commesse nel
corso del mio mandato, irregolarità che egli ha evidentemente
riscontrato in modo oggettivo (e che avrebbe potuto, aggiungo,
contestare in qualsiasi momento della sua storia di consigliere) o siamo
di fronte ad una diffamazione nei miei confronti a mezzo stampa.
Poiché
egli risulta l'unico titolare incontrastato ed autoproclamatosi della
conoscenza della Verità Vera, lascio a lui la risposta ed a me le azioni
conseguenti.
Devo sottolineare
però, come ho fatto anche in occasione dell'ultimo Consiglio Comunale,
come questa non sia nemmeno lontanamente politica. Quando si scende
nella diffamazione gratuita delle persone, si è perso di vista quello
che è il reale interesse della collettività che ne ha le tasche piene di
queste baruffe e di
tutti i fiumi di parole spesi a dare addosso a questi o a quelli.
Questa non è politica. E' ricerca di uno squallido angolo di visibilità.
Con buona pace di Machiavelli, Cicerone e Aristotele.
Non
intendo tornare ulteriormente sull'argomento, diffidando anzi il signor
Massimo Luigi Bertipagani dal proseguire in tal senso.
Monica Ricci
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