PARTITO SOCIALISTA ITALIANO
MOZIONE
Oggetto: Richiesta convocazione conferenza sullo stato dell’agricoltura nel nostro territorio e prospettive.
- Al Signor Sindaco del Comune di Santarcangelo di R.
Signor Mauro Morri
- Al Signor Presidente del Consiglio Comunale
Signor Luigi Berlati
- Ai Signori Consiglieri
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Oggi l’esodo dalle campagne ha toccato il suo punto più drammatico, allora perché non riflettere sul fatto che una nuova idea di agricoltura può favorire progetti di vita per tanti giovani chiamati non a fare la vita grama dei vecchi contadini, ma un lavoro moderno, dignitoso e gratificante? Stiamo parlando di migliaia di nuovi posti di lavoro, di sostenibilità, quindi di assoluto bisogno di nuove politiche agricole.
I prezzi dei prodotti, nonostante non siano diminuiti al dettaglio per i consumatori, all’origine sono scesi costantemente negli ultimi anni, arrivando a minimi storici che non consentono agli agricoltori neanche di pagarsi le spese per la produzione.
Vista la situazione, lo smantellamento di un settore vivo, fondamentale per la produzione di cibo e il mantenimento degli equilibri ambientali, prosegue a spron battuto senza che le strutture preposte s’impegnino nel salvare il salvabile.
L’agricoltura, a dispetto del fatto che resta il settore primario di un’economia, è vista come la sorella povera di altri comparti produttivi, desueta, marginale.
Anche in Italia si sta diffondendo l’idea, che si possa produrre cibo senza i contadini, addirittura che ciò si possa fare senza i terreni agricoli fertili, sempre più minacciati da una cementificazione senza limiti.
Non c’è cura se non si cura la piccola agricoltura di qualità, che in molte zone ritenute ‘arretrate’ ha salvato dal naufragio umano nonché meteorologico intere aree del Paese. Non c’è cura se si preferisce l’agricoltura dei grandi numeri, quella industriale che dicono ‘competitiva’, che alla fine desertifica. Non c’è cura se c’è cemento ovunque. Non c’è cura se il soldo arriva a prevalere sul buon senso, quello che potrebbe salvare i nostri territori dalla bruttezza e dall’insicurezza più letale.
E senza una educazione ecologica che contempli anche le basi agricole, non si potranno formare nuove generazioni sensibili a questo problema. Lo stesso si dica per la ricerca, che in campo agricolo non può prescindere dall’esperienza, la pratica e la conoscenza degli agricoltori, che sono ogni giorno impegnati concretamente con le coltivazioni e in buona parte sono ancora portatori di saperi antichi e quanto mai utili a un nuovo progresso agricolo.
Uno degli effetti più nefasti di tutte le riforme liberiste adottate dagli anni Novanta in avanti è rappresentata da un grave aumento della volatilità dei prezzi, fenomeno deleterio per le aziende agricole.
Purtroppo, il trattare l’agricoltura come un settore a sé stante e analogo agli altri comparti economici quali la produzione di beni di consumo o di materie prime industriali, ha finito con lo svilire e distruggere quella che forse è l’attività umana più indispensabile, completa, complessa, ricca di cultura e forte di un rapporto equilibrato con la natura.
La mannaia dell’Imu, la nuova tassa sugli immobili, andrà a colpire pesantemente purtroppo anche i terreni agricoli, le stalle, i fienili, fino alle cascine e ai capannoni che servono per custodire trattori e altri attrezzi di lavoro.
Il punto è che i terreni e i fabbricati agricoli vengono considerati, a tutti gli effetti, strumenti di produzione.
Non si possono tassare le cascine e le stalle come i palazzi o le abitazioni in città. In questo modo, si mette a rischio la stessa sopravvivenza dell’agricoltura italiana nel suo contesto ambientale e paesaggistico, compromettendo anche il turismo culturale e quello eno-gastronomico.
Sono segnali di allarme che travalicano, a nostro parere, i legittimi interessi di categoria che sappiamo essere in fermento.
L’agricoltura è sempre stata e sempre sarà ciò che ci garantisce la vita.
È giunto il tempo di imprimere cambiamenti forti.
In tal senso è necessario attuare il passaggio da una politica meramente agricola a una politica agricola e alimentare, in modo da poter affrontare in maniera più efficace ed efficiente problematiche trasversali quali la tutela dell’ambiente, del paesaggio e delle risorse naturali, la lotta al cambiamento climatico.
Occorre promuovere un’agricoltura capace di produrre cibo di qualità in modo sostenibile, coniugando innovazione e saperi tradizionali. Si dovrà puntare su produzioni agricole di piccola e media scala, sostenibili, di qualità, destinate esclusivamente al consumo umano o animale, privilegiando le produzioni che hanno forti legami col territorio e un basso impatto ambientale.
La piccola e media scala richiede una maggior disponibilità di manodopera, di conseguenza favorisce l’occupazione, è più sostenibile per risparmio energetico, contribuisce a sostenere le economie locali anche in aree marginali.
Un sistema di approvvigionamento, distribuzione e consumo locale potrà ridurre l’impatto ambientale accorciando le distanze percorse dal cibo, e potrà garantire ai consumatori la disponibilità di prodotti freschi e stagionali. Tagliando alcuni passaggi intermedi tra produttori e consumatori, sarà possibile creare una nuova relazione tra il mondo agricolo e quello urbano.
Per costruire sistemi agroalimentari locali sarà decisivo il ruolo dell’educazione, nelle scuole, ma anche nelle aziende e nei luoghi di vendita. Sarà decisivo creare reti di scambio, di conoscenza e di solidarietà tra contadini e cittadini.
Si dovrà inoltre premiare chi vive e lavora in aree marginali (ne esistono sul nostro territorio? si dovrà indagare). Le produzioni di piccola e media scala che si realizzano in queste aree difficili, svolgono un fondamentale ruolo di presidio del territorio e devono essere sostenute.
Gran parte del sostegno dovrà quindi andare a chi impiega buone pratiche ambientali, tutelando l’ambiente e salvaguardando beni comuni, come il suolo fertile e l’acqua, e a chi presidia, come detto, aree marginali.
Il sostegno economico dovrà andare a beneficio esclusivo dei produttori attivi e i giovani dovranno essere al centro dell’azione politica.
Le stime indicano che solo il 7 per cento degli agricoltori ha meno di 35 anni.
Tonino Guerra circa un anno fa, a seguito dei cataclismi occorsi nel nostro Paese, ebbe a dire in una intervista: “L’Italia non è più bella come una volta, è inutile che mi rompano le scatole, perché una volta c’era chi la curava. Non erano dieci persone messe lì e pagate dallo Stato, erano quelli che l’abitavano: i contadini. Dobbiamo riapprendere quella forza d’amore che avevano loro”.
Bisogna quindi:
1. Dare dignità alla professione dell’agricoltore, in modo che possa rappresentare una scelta di vita stimolante e gratificante.
2. Garantire ai giovani un reddito adeguato, che permetta loro di avere sicurezze sufficienti per programmare il proprio futuro.
3. Promuovere la nascita di reti di giovani - agricoltori, ma anche altri protagonisti della filiera alimentare: artigiani alimentari, ristoratori, educatori, consumatori - favorendo la creazione e la diffusione di spazi, occasioni e strumenti di connessione (eventi, internet, social network eccetera) per scongiurare l’isolamento che talvolta caratterizza il lavoro agricolo e costituisce un importante fattore deterrente.
4. Promuovere la formazione dei giovani agricoltori con percorsi scolastici secondari e corsi universitari, ma anche tramite corsi brevi e docenze svolte dagli stessi agricoltori e tramite scambi di conoscenze ed esperienze.
5. Favorire il trasferimento delle conoscenze tra generazioni.
6. Facilitare l’avvio di nuove imprese di giovani, semplificando e velocizzando le pratiche burocratiche e prevedendo incentivi quali finanziamenti diretti, agevolazioni fiscali, mutui agevolati, assicurazioni a condizioni favorevoli eccetera.
7. Fornire assistenza tecnica agevolata sulle tecniche agroecologiche, sulla gestione di impresa eccetera.
8. Premiare i produttori che salvaguardano la biodiversità locale e tradizionale, razze autoctone e varietà vegetali locali, che preservano il paesaggio agrario tradizionale, vecchie vigne, oliveti centenari..., e l’architettura tradizionale, mulini ad acqua, malghe, antichi forni a legna..., che operano in aree marginali, svolgendo un importante ruolo di presidio del territorio, che creano forme associative, rispettando disciplinari di produzione condivisi.
9. Promuovere scambi d’informazioni e conoscenze tra piccoli produttori e tra generazioni diverse.
10. Prevedere programmi di formazione per ottimizzare le tecniche agronomiche e di trasformazione e rafforzare l’organizzazione dei produttori e la loro capacità di presentare adeguatamente le produzioni sul mercato (con una corretta etichettatura, un packaging chiaro, semplice ed ecosostenibile).
11. Prevedere programmi di educazione alimentare e ambientale nelle scuole, ad esempio favorendo la creazione di orti scolastici. Prevedere programmi di sensibilizzazione e d’informazione dei cittadini sulle problematiche relative al sistema agroalimentare, alla sostenibilità e all’alimentazione. Promuovere un costante scambio di informazioni tra produttori e consumatori.
12. Creare canali di mercato per i prodotti di piccola e media scala: promuovere mercati contadini (vedi il nostro del sabato mattina nello spazio Francolini che va curato un po’ di più), gruppi di acquisto solidale, l’impiego dei prodotti locali nella ristorazione collettiva (da sperimentare per le scuole, le aziende, etc.) e tutte le altre iniziative di vendita diretta. Appoggiare i gruppi che s’impegnano a sostenere direttamente forme di agricoltura locale.
13. Premiare chi differenzia l’offerta, integrando la produzione agricola con attività didattiche, turistiche, culturali, utili a promuovere la conoscenza dell’ambiente, del territorio, dell’agricoltura - ruolo multifunzionale dell’azienda agricola - (un’azienda della Giola già lo fa con successo).
Su questo e tanto altro vogliamo che si discuta e si faccia il punto della situazione e si creino i presupposti per un nuovo futuro.
Robert Laughlin (premio Nobel per la fisica) sostiene che tra due secoli l’agricoltura sarà fondamentale per continuare a garantirci la vita. Dice che il settore agricolo sarà il principale produttore di energia nell’era post-fossile. C’è da credergli.
perciò
CHIEDIAMO
che il Consiglio Comunale, impegni la Giunta perché:
1 - convochi, senza indugio, una Conferenza di studio e di confronto tra tutte le parti interessate, che tratti lo stato dell’agricoltura nel nostro territorio, anche alla luce dell’ultima ‘manovra’ del Governo, unitamente alle varie problematiche che l’attraversano, e ne tracci le linee del rinnovamento.
Cordialmente
Santarcangelo di R., 14 Gennaio 2012
Angelo Trezza
Consigliere Comunale
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