domenica 27 febbraio 2011

La crisi del Berlusconismo

IL GIUSTIZIALISMO CONTINUA A FARE PAURA

Non so se e per quanto tempo i sondaggi indicheranno che gli scandali non disgregano affatto la base elettorale del centro destra. Certo è che tra le molte (e credibili) spiegazioni del fenomeno, i commentatori ne hanno sottovalutate due. La prima è quasi ovvia. Moltissimi italiani non leggono i giornali e guardano distrattamente una televisione che certo non è interessata a dare spazio agli scandali. Quindi, semplicemente, sono per il momento poco informati. La seconda spiegazione, più duratura e più politicamente importante, è la repulsione verso il giustizialismo.
Senza approfondire il fatto che l’oggetto delle indagini è ben diverso, molti elettori vedono nell’azione della magistratura milanese il replay del 1992-94. Anche se, come diceva Lenin, quando la storia si ripete, la tragedia si trasforma in farsa. Come allora, vedono il protagonismo di una magistratura politicizzata (sempre la stessa e sempre con Di Pietro come paladino); assistono al circo “mediatico giudiziario” (il giornalista più visibile è ancora Santoro), all’uso “border line” con la legalità degli strumenti di indagine, a un enorme dispiegamento di mezzi finalizzato a raggiungere l’obbiettivo prefissato. Anche i vescovi se ne sono accorti. Lo avessero fatto nel 1993! Parlano adesso, ma tacevano quando la farsa di oggi era, appunto, tragedia e gli innocenti si suicidavano in carcere, dove venivano rinchiusi allo scopo di estorcere la confessione.
Nell’immaginario collettivo, c’è la percezione (che la destra lavora a rafforzare) di uno scontro esclusivamente a due, dove da una parte sta Berlusconi, dall’altra non un centro sinistra confuso, bensì la procura di Milano, che come nel 1992-93, assume il ruolo politico e mediatico di guida.
Tutto questo non piace a quegli elettori che per reazione a Mani Pulite già una volta hanno fatto vincere Berlusconi. Non piace ai molti che da una parte vedono un presidente del Consiglio screditato e penoso; dall’altra, una magistratura che fa loro non pena ma paura. E che per questo continuano a preferire Berlusconi come il male minore. L’handicap per il centro sinistra è aggravato dal fatto che i “neo giustizialisti”, mentre ritrovano nella Procura di Milano la loro guida, non cessano di offendere gli ex elettori socialisti e democristiani (in “non faciendo” e “in faciendo”): non recuperando la cultura socialista e democristiana in nome dell’inconcludente “nuovismo” del PD; riproponendo, come nella emblematica manifestazione di Lissone, gli insulti e le sceneggiate di vent’anni fa contro i leader simbolo, come Craxi, di questa cultura.
In tal modo, si assiste a una polarizzazione devastante, dove i due poli estremi si sostengono a vicenda. Da una parte, il fronte degli “impuniti” legittima, con la sua impermeabilità al senso del limite e del decoro, il fronte della procura di Milano. Dall’altra, questo fronte (più perché evoca il dipietrismo che per i comportamenti attuali) spaventa una parte degli elettori i quali vengono così spinti a difendere in pratica l’impunità stessa. Le posizioni intermedie sono sovrastate dallo schiamazzo assordante delle due fazioni in rissa, ma non per questo scompaiono. Anzi, silenziosamente aumentano i cittadini che le condividono, sino a poter diventare una maggioranza per il momento silenziosa, appunto, ma non per sempre:silenziosa soltanto sino a quando qualcuno non la guiderà e non le darà voce. Sempre di più,gli italiani, disgustati, non vogliono ascoltare le bocche spalancate nell’invettiva: né quelle dell’una, né quelle dell’altra fazione. Sempre di più hanno un sogno: veder sparire finalmente il giustizialismo e il populismo di destra (da vent’anni figli l’uno dell’altro), veder tornare la politica e i partiti di stile europeo al posto delle urla, della personalizzazione e dei demagoghi di stile sudamericano. Tra i leader politici, forse Casini è quello che più percepisce questo stato d’animo e si appresta a intercettarlo.
In una minoranza consapevole e sofisticata, si affaccia infine ormai anche un’altra considerazione. Tale è il disastro provocato da quasi vent’anni di anti politica che, senza una adeguata preparazione, la scomparsa di Berlusconi rischia di aggravare, non di risolvere la crisi italiana. Lo spiegava una fonte non sospetta di Berlusconismo: Ilvio Diamanti su La Repubblica. A Nord,dilagherà la Lega. Il PD rischierà di trasformarsi, a mio parere, in una “Lega del centro”, guidata da amministratori (vedi Renzi) che ripetono in sostanza la retorica populista, anti politica e localista inventata in Padania. Il Sud (hic sunt leones) sarà terra di conquista per le bande clientelari. Non più frenate neppure da una sembianza di partiti organizzati, magari alimentate da una “retorica sudista” contrapposta a quella leghista.
Il centro sinistra ha flirtato con la Lega e con un “federalismo” di cui tutti si riempiono la bocca senza sapere in realtà quali effetti pratici possa avere. Se si continua così, il risultato finale è facilmente prevedibile. Più o meno lenta disgregazione dello Stato.”
Amministratori di condominio” e “amministratori termiti” a livello locale, che accompagneranno pochezza a presunzione, provincialismo a demagogia, potere illimitato a limitatezza di orizzonti, che moltiplicheranno il debito pubblico complessivo e aumenteranno le imposte o apertamente o surrettiziamente (gonfiando le tariffe dei servizi). Governi centrali senza più né i mezzi, né la “vision” per grandi progetti e investimenti infrastrutturali che arrestino il declino del Paese.

Ugo Intini
 

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