martedì 11 agosto 2015

Perché a sinistra la LEGALITÀ ha preso il posto della GIUSTIZIA?


Pubblicato il 08-08-2015 Avanti! online


È un mantra. Ovunque si tende l’orecchio si sente sempre la stessa musica: legalità. Sono lontani i tempi di una sinistra che si occupava di giustizia. Legalità e giustizia non sono sinonimi, al contrario di quanto una classe politica sprovveduta, insieme ad una opinione pubblica con i paraocchi e spesso ipocrita, potrebbe pensare.
Per fare qualche esempio, le coppie di fatto non sono legali, ma è una questione di giustizia riconoscerle. Legalità è rispetto delle regole che certamente sarebbe cosa gradita anche a chi scrive. Giustizia è invece contrastare quelle regole, qualora siano contrarie a giusti principi e adoperarsi per cambiarle. Era illegale proteggere, ai tempi del nazifascismo, un ebreo, ma era consono a giustizia. Giustizia è adoperarsi affinché la legalità non sia una limitazione delle libertà individuali e collettive. Giustizia, nell’accezione di giustizia sociale, è poi il riconoscere le differenze, concetto racchiudibile nel famosa citazione di Pietro Nenni “Mai fare parti uguali tra diseguali”.
Giustizia è un sistema progressivo dell’imposta basato sulla capacità contributiva al contrario della salviniana aliquota unica; giustizia è riconoscere un diritto a chi viene disconosciuto.
Giustizia è quel valore che una sinistra smarrita potrebbe e dovrebbe rimettere al centro e sarebbe il più grande antidoto alla demagogia e al populismo che ha contagiato ampi settori del paese, della politica e della sinistra.
Giustizia è, in altre parole, equilibrio e misura, concetto che troppo spesso la sinistra ha avuto serie difficoltà a comprendere.
Francesco Meringolo
Consiglio Nazionale PSI

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