Qualche giorno fa, approfittando del buio della notte, alcuni esponenti della Giovane Italia, organizzazione giovanile del Pdl, che però per toni usati, iniziative adottate e idee espresse dai suoi esponenti riminesi, sembra rifarsi più al neofascista MSI della Prima Repubblica, hanno applicato alcuni cartelli sotto le targhe di alcune strade di Villa Verucchio, promettendo di compiere questa poco edificante azione anche a Rimini nel prossimo futuro. L'intento era quello di "riscrivere" la toponamistica, cambiando nome alle vie dedicate alle "icone liberticide della sinistra" per intitolarle a personaggi indubbiamente importanti, come D'Annunzio, Gentile e Marinetti, ma inequivocabilmente ricollegabili all'area politica in cui si colloca la "Giovane Italia". Tra gli "epurati" Marx, Lenin, Che Guevara, Togliatti e Pertini. E se l'azione contro i primi quattro è, in un certo senso, più comprensibile, quella contro quest'ultimo mi ha particolarmente stupito e disgustato, e non tanto e non solo perchè i primi sono icone comuniste mentre invece Pertini era socialista. Il motivo è un altro: Pertini, Presidente della Repubblica tra il 1978 e il 1985, è diventato un simbolo di unità Nazionale per tutti gli italiani, un luminoso esempio di di spirito di sacrificio, di saggezza, di onestà, e di coraggio. La sintesi, in pratica, di tutte le qualità della Buona Politica, e che per questo viene ricordato spesso non solo da noi socialisti, che di lui andiamo fieri, ma da tanti esponenti politici di destra e di sinistra. Pertini fu incarcerato e confinato più volte per volere del fascismo, combattè nella Resistenza, fu deputato socialista per tanti anni fino a diventare Presidente, e durante quei 7 anni ha agito tante volte per la difesa dei cittadini, in occasione del terremoto dell'Irpinia, contro le Brigate Rosse e, in generale, il terrorismo. E allora perchè prendersela proprio con Pertini? Ci ho pensato e alla fine, chiarissima e sconfortante, mi è arrivata la risposta: Sandro Pertini, secondo le ricostruzioni storiche, insieme agli altri esponenti del Cln Leo Valiani, Luigi Longo ed Emilio Sereni, decise per la fucilazione del Duce il 28 aprile 1945. E allora mi chiedo: quale odio, quale rancore può animare dei giovani entrati in politica non solo dopo la fine del fascismo, ma anche dopo la fine delle Prima Repubblica, per andare a ripescare un episodio così tragicamente lontano? Come possono questi giovani contribuire al futuro dei loro coetanei se rimangono con la testa così ostinatamente e pervicacemente girata all'indietro per vendicare tragici fatti passati alla storia? Non mi stupisco perciò che uno di loro, qualche anno fa, annunciasse che il 25 aprile si festeggia la liberazione dell'Italia dal pericolo comunista, avvenuta grazie agli americani. E allora, a chi fa revisionismo dando a Pertini e agli altri protagonisti della Resistenza dei "liberticidi" non possiamo che rispondere che in Italia di liberticida, c'è stato un solo regime: il fascismo.
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Nel "Corriere" di sabato 13 agosto, il signor Giuseppe Dellavalle, che non ho il piacere di conoscere, fa una rilettura polemica della mia lettera pubblicata, sempre su questo giornale, il 10 agosto, in cui commentavo l'azione della "Giovane Italia" che ha visto la sostituzione delle targhe di alcune via della città di Verucchio. Il signor Dellavalle ritiene oltremodo eccessiva la mia indignazione e preoccupazione per questo gesto, derubricandolo semplicemente a "stupida goliardata". Convengo con lui che di questo si è trattato, ma resto dell'idea che non bisogna mai abbassare la guardia su episodi di palese revisionismo e rilettura di parte della Storia, specie se si gettano ombre su personaggi che, come Pertini, dovrebbero solo essere ringraziati per l'altissimo servizio reso alla Nazione, e non dovrebbero mai essere oggetto di divisione, e di odio. Ricordo infatti a tutti i cittadini, e specialmente al Dellavalle, il quale sostiene che parlare dei miti della Resistenza a 66 anni di distanza sia solo "demagogia", che se noi tutti abbiamo la libertà di fare politica, di esprimere le nostre opinioni, anche di vederle pubblicate sugli organi di stampa, lo dobbiamo proprio a chi ha combattuto e si è sacrificato perchè nel nostro Paese venissero ripristinati i diritti civili e politici, che il Fascismo aveva spazzato via. E per questo sì, non ho nessuna remora a dire che Pertini è un mio idolo, e non mi scalfiscono nemmeno le storie che riporta il Dellavalle su un Pertini sanguinario vendicatore. Perchè è vero, io non c'ero in quel periodo storico, al contrario del signor Dellavalle, ma anche se ho solo 24 anni, la storia la conosco come e forse, permettetemelo in virtù di quello che ha scritto, anche meglio di lui, e proprio per questo non posso essere accusato di "vivere di miti" come se fossi un credulone che assimila pedissequamente le storie che gli vengono raccontate. Inoltre non mi infastidisco di fronte alla ricostruzione del comportamento degli Alleati che mi viene sbattuta contro come verità scomoda, penso che sinceramente non cambi nulla nella valorosa storia della Resistenza. E siccome surretiziamente, con la scusa della crisi economica, la festa della Liberazione del 25 aprile è stata annullata dal Governo, credo che ci sia ancor più bisogno, da oggi, di mandare un forte e vibrante messaggio alle nuove generazioni: ragazzi, non dimenticate che, se siete liberi, lo dovete a chi ha combattuto per voi.
Francesco Bragagni
Segretario Provinciale del PSI di Rimini
Francesco Bragagni
Segretario Provinciale del PSI di Rimini
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