In morte di Bettino Craxi
Il 19 gennaio saranno trascorsi ormai quattordici
anni dalla morte di Bettino Craxi e molta acqua è passata sotto i ponti. Ormai
tutti (o quasi) lo giudicano uno statista italiano e un uomo politico di
prim’ordine e che invece quattordici anni fa era valutato un corrotto che si
era sottratto alla giustizia italiana.
Ogni epoca ha il suo tribunale.
Quello dello storia finirà definitivamente per porre
Bettino Craxi tra gli uomini politici italiani e i presidenti del Consiglio
migliori, non esente da difetti e anche da colpe. Ma sottoposto a indagini e a
condanne per un finanziamento illecito che riguardava tutti i partiti della
cosiddetta Prima Repubblica. Lui, “non poteva non sapere” mentre altri che
comunque avevano incamerato finanziamenti illeciti sono usciti indenni perché
”potevano non sapere”!
Oggi alcuni partiti personali della prima ora, portatori
di un nuovo ordine politico, stanno affondando nel mare del carrierismo e
dell’opportunismo tra guerre di potere e di clan; noi del PSI siamo invece
orgogliosi di appartenere ad una storia di lotte e di diritti. Oggi i partiti personali
si vantano di non averne alcuna. Come se fosse possibile essere completamente
nuovi e non invece ognuno figlio del proprio passato.
Sarebbe un bel gesto di democrazia politica da parte
dei primi cittadini delle città italiane, valutare oggi l’opportunità di dare a
Craxi un segno di ricordo nella toponomastica delle città, anche con
l’intitolazione di episodi politici e storici della sua lunga esperienza
politica.
L’aver avuto problemi con la magistratura non cambia
il giudizio sull’uomo politico, e l’aver avuto gravi responsabilità nelle
vicende più delicate del Novecento non è stata ragione sufficiente per impedire
a uomini politici italiani di ottenere quel che oggi è invece negato a Craxi.
E’ quello che alcuni fanno finta di non capire. Anzi
alcuni lo capiscono benissimo. Forse ancora in alcuni c’è la condanna non del
Craxi uomo, ma del Craxi politico. Proprio di quell’esponente che invece noi
riteniamo fu essenziale per la democrazia e la sinistra italiana.
Craxi ha anticipato che una politica economica senza
un patto sociale è monca e iniqua, che una politica estera contro Israele o
contro i palestinesi è folle soprattutto per l’Italia. Craxi appoggiava una
politica occidentale alleata ma autonoma dagli Sati Uniti, come l’episodio di
Sigonella e la condanna dei bombardamenti di Tripoli e Bengasi del 1986
testimoniano. E’ questo Craxi che vogliamo ricordare oggi. L’amico di tutti i
popoli oppressi dalle dittature, di tutti i popoli che cercano la loro
autonomia.
La sua venerazione per Garibaldi non era certamente
casuale. Amico di Peres ma anche di Arafat, amico di Felipe Gonzales quando il
leader socialista spagnolo era in Italia negli anni del franchismo, amico di
Mario Soares quando il socialista portoghese era alle prese col salazarismo.
Amico e protettore di Jiri Pelikan e dei dissidenti cecoslovacchi, di
Solidarnosc e della resistenza polacca
al comunismo così come degli eredi di Allende e quando si recò in Cile per
primo tra i socialisti europei, subito dopo il colpo di stato del settembre del
1973, ebbe accenti di forte commozione.
Vorremmo ricordare, che come tutti, anche lui
commise errori e sottovalutò situazioni e però pagò il prezzo più alto. Anzi fu
il solo che pagò un prezzo. Molti vogliono invece dimenticare e risponderanno ,
affermando che Craxi era un corrotto, un
latitante”. Per
loro poco importa la sentenza postuma della Corte di Strasburgo che condannò la
giustizia italiana per aver violato ripetutamente norme, quelle del Giusto
Processo, scolpite nel nostro ordinamento legislativo. Un morto non ha più diritto alla revisione
processuale che avrebbe consentito di ristabilire la verità vera su Bettino
Craxi. Forse solo la politica e la storia potranno scrivere pagine di
giustizia.
Andrea Pancaldi
Consigliere nazionale del PSI
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