sabato 18 gennaio 2014

Milano 24 febbraio 1934 - Hammamet 19 gennaio 2000

In morte di Bettino Craxi


Il 19 gennaio saranno trascorsi ormai quattordici anni dalla morte di Bettino Craxi e molta acqua è passata sotto i ponti. Ormai tutti (o quasi) lo giudicano uno statista italiano e un uomo politico di prim’ordine e che invece quattordici anni fa era valutato un corrotto che si era sottratto alla giustizia italiana.
Ogni epoca ha il suo tribunale.
Quello dello storia finirà definitivamente per porre Bettino Craxi tra gli uomini politici italiani e i presidenti del Consiglio migliori, non esente da difetti e anche da colpe. Ma sottoposto a indagini e a condanne per un finanziamento illecito che riguardava tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Lui, “non poteva non sapere” mentre altri che comunque avevano incamerato finanziamenti illeciti sono usciti indenni perché ”potevano non sapere”!
Oggi alcuni partiti personali della prima ora, portatori di un nuovo ordine politico, stanno affondando nel mare del carrierismo e dell’opportunismo tra guerre di potere e di clan; noi del PSI siamo invece orgogliosi di appartenere ad una storia di lotte e di diritti. Oggi i partiti personali si vantano di non averne alcuna. Come se fosse possibile essere completamente nuovi e non invece ognuno figlio del proprio passato.
Sarebbe un bel gesto di democrazia politica da parte dei primi cittadini delle città italiane, valutare oggi l’opportunità di dare a Craxi un segno di ricordo nella toponomastica delle città, anche con l’intitolazione di episodi politici e storici della sua lunga esperienza politica.
L’aver avuto problemi con la magistratura non cambia il giudizio sull’uomo politico, e l’aver avuto gravi responsabilità nelle vicende più delicate del Novecento non è stata ragione sufficiente per impedire a uomini politici italiani di ottenere quel che oggi è invece negato a Craxi.

E’ quello che alcuni fanno finta di non capire. Anzi alcuni lo capiscono benissimo. Forse ancora in alcuni c’è la condanna non del Craxi uomo, ma del Craxi politico. Proprio di quell’esponente che invece noi riteniamo fu essenziale per la democrazia e la sinistra italiana.
Craxi ha anticipato che una politica economica senza un patto sociale è monca e iniqua, che una politica estera contro Israele o contro i palestinesi è folle soprattutto per l’Italia. Craxi appoggiava una politica occidentale alleata ma autonoma dagli Sati Uniti, come l’episodio di Sigonella e la condanna dei bombardamenti di Tripoli e Bengasi del 1986 testimoniano. E’ questo Craxi che vogliamo ricordare oggi. L’amico di tutti i popoli oppressi dalle dittature, di tutti i popoli che cercano la loro autonomia.
La sua venerazione per Garibaldi non era certamente casuale. Amico di Peres ma anche di Arafat, amico di Felipe Gonzales quando il leader socialista spagnolo era in Italia negli anni del franchismo, amico di Mario Soares quando il socialista portoghese era alle prese col salazarismo. Amico e protettore di Jiri Pelikan e dei dissidenti cecoslovacchi, di Solidarnosc  e della resistenza polacca al comunismo così come degli eredi di Allende e quando si recò in Cile per primo tra i socialisti europei, subito dopo il colpo di stato del settembre del 1973, ebbe accenti di forte commozione.
Vorremmo ricordare, che come tutti, anche lui commise errori e sottovalutò situazioni e però pagò il prezzo più alto. Anzi fu il solo che pagò un prezzo. Molti vogliono invece dimenticare e risponderanno , affermando che Craxi era un corrotto, un latitante”. Per loro poco importa la sentenza postuma della Corte di Strasburgo che condannò la giustizia italiana per aver violato ripetutamente norme, quelle del Giusto Processo, scolpite nel nostro ordinamento legislativo.  Un morto non ha più diritto alla revisione processuale che avrebbe consentito di ristabilire la verità vera su Bettino Craxi. Forse solo la politica e la storia potranno scrivere pagine di giustizia.

Andrea Pancaldi

Consigliere nazionale del PSI

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